5.Annegare in un mare di paure

972 55 7
                                    

☀️

Finalmente potevo respirare aria pulita, non essere costretta a rimanere forzatamente incollata a quei banchi scomodi e ascoltare persone che avevano spiegato quelle stesse cose per anni e anni. Ancora mi chiedevo come non avessero fatto ad impazzire gli insegnanti a ripetere le stesse cose continuamente. Io, già dopo tre anni, avrei richiesto la pensione anticipata.

Ero andata in biblioteca, perché c'erano alcuni libri che avrei dovuto procurarmi per delle specifiche materie. Ma come a mio solito, persi l'intento del mio fine e finii col girovagare senza meta, sfogliando pagine di libri impolverati dai titoli e copertine diverse. Il mio occhio cadde proprio su uno dei titoli che lessi quando ero ancora a Berlino e a cui ero molto affezionata.

Presi il libro tra le mani e mi spostai a causa della polvere che non la smetteva di farmi tossire. Decisi di appoggiarmi con la schiena su un davanzale accanto alla finestra, tenendo le gambe flesse sulla superficie. Le mie vecchie nike bianche dovevano essere assolutamente pulite, un giorno di questi, pensai ridendo tra me e me.

Passai l'indice sulla carta piena di scritte stampate, attenta a non rovinare le pagine.

Era incredibile come un libro avesse potuto portare a galla così tanti ricordi, come un singolo libro potesse far evadere qualcuno dalla stessa prigione della sua monotonia con delle semplici parole, con della fantasia. Non mi capitava molto spesso di leggere, però, le volte in cui trovavo un libro che davvero mi colpisse ero sicura che l'avrei divorato in una notte intera, e l'avrei riletto più e più volte.

Perché i libri mi facevano smettere di pensare a tutte le cose che avrei voluto cancellare dalla mia vita, erano un isoletta sperduta dove c'ero solo io e ciò che volevo immaginare.

Leggere salvava la vita.

Guardai fuori dalla finestra bassa, poiché eravamo al primo piano e la figura di Drew mi apparve davanti.Lui non fece caso a me, era troppo impegnato a giocare a pallone per farlo e anche troppo impegnato a flirtare con le ragazze...

«Orwell. É questo che leggete a Berlino?» chiese curioso una voce baritonale alle mie spalle.

Mi voltai velocemente incontrando quegli occhi neri che ogni volta mi facevano perdere un battito. Dovetti controllare le mie emozioni per non assumere una faccia buffa davanti al suo sguardo ammaliatore, perciò mi ricomposi in fretta e ritornai a fissarlo con freddezza e insignificanza.Tom era lì a pochi passi da me.

«Orwell non si trova solo a Berlino, anche voi simpaticoni di Lipsia potete leggerlo sai?» inarcai  scontrosa un sopracciglio, per fargli capire che la sua presenza non fosse desiderata.

Il moro si abbassò verso l'altezza del mio capo, e sfiorò la mia spalla con la sua, in modo accidentale, che tuttavia mi provocò un formicolio al basso ventre. Prese il libro che avevo tra le mani e lesse il titolo. Potevo avvertire il suo respiro sbattere sulla mia pelle, così vicino e così caldo.

«La fattoria degli animali?» ripeté a voce alta continuando a guardare la copertina privo di interesse come sempre. Mi restituì il libro e si sedette cauto di fronte a me, prendendo tra le dita una sigaretta. Se la portò alle labbra, con le dita fece una specie di cupola per non far spegnere la fiamma dell'accendino e poi l'accese.

Mi innervosii di come non riuscissi a staccare lo sguardo da tutti i suoi movimenti, lo seguivo e delineavo delle linee lungo la sua pelle bianca come a ritagliarne i contorni che estraniassero tutto ciò che non fosse lui. La tendina bianca che era ai nostri lati si mosse a causa del vento, offuscando la sua figura quasi come stesse giocando a nascondino e ogni volta che riappariva più nitida mi si stringeva il cuore.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora