24.Egea

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«Tom ne sei davvero sicuro?»

Aprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre più volte per rendermi conto di dove mi trovassi.
Alzai di poco il capo poggiato contro il finestrino dell'auto. Mi ero addormentata di colpo, in seguito alla rivelazione di Tom.

Uno di noi è morto.

Non avevo aggiunto una parola. Perché di parole in quelle circostanze, non c'erano e anche se ci fossero state non sarebbero bastate per esprimere il sentimento che avevo provato dentro.

«Non ne ho la certezza, ma Maeve ha trovato nelle tasche dei pantaloni di Blake un bigliettino. Era impregnato di sangue, nonostante ciò, siamo riusciti a capire ciò che ci fosse scritto sopra »rispose la voce risoluta del moro.

«C'erano scritte quattro parole: soldi, bambini, Lipsia e delle iniziali» continuò a parlare, mentre io mettevo a fuoco la sua immagine seduta nel sedile del passeggero, intenta a leggere qualcosa al cellulare.

«Quali iniziali?» domandò Drew tenendo le mani sul volante, guardando la strada davanti a se.

«B.K» rispose l'altro lentamente «Le sue iniziali» asseverò.

«Non possiamo essere certi che siano le sue iniziali, ci sono tante persone che le hanno identiche...» constatò con voce pensierosa Drew dopo attimi di silenzio.

Non si erano ancora accorti mi fossi svegliata, erano troppo assopiti nella loro conversazione che non ci avevano fatto caso. Non volevo interferire nei loro discorsi, perché una parte di me credeva che se lo avessi fatto, loro avrebbero smesso di discutere animatamente senza rendermi partecipi.

«Sì, però non possiamo escludere neppure che possano essere le sue.» ribatté Tom in un'aria pensierosa. Quando rifletteva a quel modo così evidente, mi chiedevo che tipo di domande si ponesse, a cosa elaborassero minuziosamente i macchinari del suo cervello? Come ragionava?
Tom era quel genere di persona a cui non sfuggiva mai nulla, fingeva di non fregarsene, ma si rendeva conto di tutto ciò che lo circondasse, anche i dettagli più insignificanti.

«Perché pensi che Blake le abbia scritte...Avrà sentito qualcosa che aveva bisogno di ricordare.»rifletté mio cugino, tentando di fare luce intorno a tutto quel bagliore accecante di mistero che aleggiava su di loro.

«La calligrafa era incasinata, ciò mi fa pensare che quando l'abbia scritto avesse avuto poco tempo a disposizione per farlo.» giunse Tom in una conclusione abbozzata, anche se...Giurai che dalla impercettibile e sottile incertezza con cui aveva sentenziato quella frase, non ne fosse stato completamente sicuro.

«Non ho ancora capito cosa abbiano in comunque queste cose!» sbuffò Drew in una bolla di nervosismo puro

«Abuso e traffico di bambini a Lipsia» disse ipotizzando il moro «Come potrebbe essere altro, e non quello che pensiamo noi. Ma per saperlo con fermezza, dovremo andare a fare quattro chiacchiere di persona al diretto interessato» si voltò in un lato e diede una veloce occhiata di intesa a Drew. La tensione era notevole tra di loro, come sempre, erano a conoscenza di qualcosa che a me sfuggiva.

«Ma...Ma non era in prigione?» domandò quest'ultimo confuso.

«Impossibile. Erano solo voci, sappiamo entrambi che un tipo scaltro come lui non si farebbe prendere facilmente dalla polizia. Ha potere, soldi e grandi influenze con tutti i clan, non solo in Germania» Tom scosse il capo con un sorriso cinico in viso.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora