19.Cosa lega realmente gli esseri umani?

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Prima di tutto, volevo spendere una piccola nota, per ringraziare maddesse e di quanto fosse stata gentile nel consigliare la mia storia, mi si riempie il cuore che a qualcuno piaccia così tanto! E ovviamente ringrazio tutte le persone che la stanno leggendo, commentando e votando.
Grazie.

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DREW

L'argomento scuola era ancora in bilico.
Per evitare degli intralci, ci stavo ancora andando.
O meglio, per evitare che Sky l'abbandonasse ci stavo ancora andando.

Ero steso su uno degli spalti fuori nel cortile, era l'ora di ginnastica. Ma ovviamente io e Tom, non stavamo seguendo la lezione, avevamo finto di esserci feriti ad una gamba. Anzi, Tom aveva riferito al professore che mi fossi ferito alla gamba e che lui dovesse assistermi, perché ero molto "sensibile" a detta sua.

Però, il problema era che io non mi fossi fatto male proprio a nulla e quando stavo per chiedere al moro come avrebbe giustificato il mio dolore, semplicemente mi guardò indifferente e con naturalezza immane mi diede un calcio alla gamba e mi fece storcere il naso.

«Proprio un ottimo supporto psicologico tu, dicevi eh?» gli chiesi cinico mentre lo vedevo con il telefono tra le mani, intento a giocare ad un gioco online. Forse uno di macchine o di guerra, Tom ne era ossessionato.

«Ti fa male la gamba?» domandò a sua volta, non staccando lo sguardo dallo schermo scuro, tentando di apparire interessato, anche se era pessimo a recitare la parte del preoccupato.

«Non so Tom, circa fino a...» controllai l'orario fingendo di avere un orologio immaginario al polso «mezz'ora fa stavo una favola, chissà come mai adesso non posso neppure poggiare il piede a terra...Ah, già avevo dimenticavo che un coglione mi avesse tirato un calcio all'improvviso!» lo rimproverai in un sorriso accusatorio, rivolgendogli un'occhiataccia in tralice che sperai gli facesse andare di traverso la saliva, eppure lui continuò ad ignorarmi del tutto noncurante.

«Se tu avessi avuto dei buoni riflessi, lo avresti schivato senza problemi.» ribatté scrollando le spalle.

«Certo Tom, perché io prevedo il futuro!»borbottai dandogli un calcio con il piede sul braccio. Inutile dire che non lo spostai di una virgola, fermo nella sua stazza e altezza.

Mi urtava, e da una parte lo invidiavo.
Perché io non avevo una corporatura possente e agile come la sua, non ero forte, affatto. Da piccoli quando ci trovavamo a litigare con altri bambini, loro sapevano che io ero il più debole e quindi attaccavano me e cercavano di non avvicinarsi mai a Tom.

Forse ad intimorirli era il suo sguardo freddo, o il modo in cui si comportava.

Odiavo essere debole. Odiavo me stesso perché finivo sempre col fare un paragone continuo con gli altri, perché mi mettevo sempre in discussione e tentavo di cambiare ciò che ero e mi vergognavo, a differenza di Tom a cui non era mai fregato del parere altrui. Non aveva mai cambiato se stesso per piacere agli altri e chiunque avesse osato provarci, diventava suo nemico.

Tom viveva delle cose che amava e anche delle cose che odiava. Non gli piacevano le cose difficili e amava la semplicità, nelle sue mille e nascoste sfaccettature. Diceva che le cose semplici gli rendevano la vita semplice.

Tom era ciò che diceva e ciò in cui credeva.
Tom era ciò che faceva.
Tom era ciò che odiava essere diventato per non farsi rovinare dalle persone.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora