22.Quando lo sporco ti macchia l'anima

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SKY
7 anni prima

Stavo disegnando sul tavolo in cucina.
Papà era a lavoro e la mamma era andata a fare la spesa.

Ero da sola con Casper, che mangiava nella sua ciotola rossa all'ingresso , mentre abbaiava ogni tanto alla porta per il rumore delle macchine che passavano. Lui mi faceva sempre compagnia, ci giocavo e quando ero triste lo capiva subito; veniva a leccarmi la faccia e saltava su le gambe ,nonostante fossi un bestione, con il suo pelo bianco e marrone.

Calcai sul foglio bianco una casetta con un papà, una mamma e una bambina. Stavo per disegnare altro, però la matita colorata mi cadde dalle mani e mi abbassai per raccoglierla. Scesi giù dalla sedia e l'afferrai. Senza volerlo nel rialzarmi, con il gomito colpii il vaso rosa pieno di ortensie profumate.

I fiori preferiti di mamma.

Tentai di prenderlo prima che andasse in frantumi sul parquet, senza riuscirci. Mi scivolò tra le mani, lo sfiorai soltanto e cadde portandosi dietro una scia di pezzi che tentennavano ovunque, spargendosi sul pavimento.

Dovevo pulire, prima che rientrasse la mamma e si arrabbiasse.

«Ahia...» esclamai al contatto con il vetro tagliente sotto al piede. Ero scalza, la scheggia mi stava entrando nella pelle, la sentivo spingere e farmi male. Entrare sempre più in profondità.

Il sangue stava colando lungo il suolo. Più provavo a muovermi e mi ferivo. Eppure più rimanevo ferma e il dolore non passava, perché non potevo curarmi.

Mi feci forza e proseguii qualche passo dolorante in avanti, trattenni un lamento dalla bocca e mi chinai giù per raccogliere i cocci tra le mani tremanti.

Casper abbaiò.

Mi freddai sul posto. Sentii il rumore di una chiave inserita nella toppa.

«No, no...» mi affrettai a nascondere il mio misfatto. Ma ero tutto inutile.
La mamma era già entrata e mi stava guardando.

«Mamma...» sussurrai con gli occhi lucidi che minacciavano di far scendere delle lacrime lungo il viso «Ti prego» la scrutavo avvicinarsi in un'espressione carica di rabbia.
Indietreggiavo, ma sarebbe stato inutile, perché non sarei potuta scappare.

Finii con la schiena contro il lavello.

Fu tutto inutile.
Tutto dannatamente inutile.

SKY
Presente

Mi ero addormentata su una delle panchine nel cortile dell'ospedale. Il freddo pungente mi pizzicava le guance. Sbattei più volte le palpebre per rendermi conto di che ore fossero all'incirca.
Ero intontita come se un camion mi fosse passato sopra, per una ventina di volte.

Era ancora notte fonda; controllai l'orario sul cellulare, segnava le tre di notte.

Mi stiracchiai visto che riposare in qualcosa che non fosse il mio letto, riduceva la mia schiena a pezzi e mi sentivo tutta intorpidita che non riuscivo più a muovere un muscolo.

Poi starnutii all'improvviso.

«Prega di non avermi mischiato il raffreddore.»sillabò una voce calda al mio fianco.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora