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Elena


È il giorno del secondo mesiversario mio e di Niles e sto andando a casa sua, per poi andare a cena fuori.
Mi sento come il giorno in cui andai da lui a cena la prima volta. Lo stesso giorno in cui andammo anche in discoteca e in cui finalmente facemmo sesso per la prima vera volta. Stavolta però andiamo a cena fuori e poi andiamo da lui.
Quando torniamo a casa dal ristorante, entriamo subito nel palazzo in cui vive Niles e saliamo in ascensore.
«Ce la fai ad aspettare finché non siamo dentro casa?» mi chiede Niles, dopo esserci baciati.
«Certo.» gli rispondo, staccandomi da lui e mettendomi davanti alla porta dell'ascensore.
«Tu piuttosto, ce la fai ad aspettare?» aggiungo, voltandomi per guardarlo.
«Mi provochi così però, Elena.» dice lui, e si avvicina a me.
Fuori si muore di freddo, ma sto morendo di caldo dentro di me.
Appoggia le mani sulle mie spalle e dice:
«Comunque... resisto. Se ho resistito una settimana per averti come si deve direi che resisto anche adesso.»
«Meno male.» dico, e le porte dell'ascensore si aprono.
Esco subito e lui mi corre dietro. Corriamo verso la porta del suo appartamento e poi lui apre.
Ci togliamo il giubbotto e la sciarpa, e ci baciamo con foga. Mentre ci baciamo, andiamo a sbattere contro il tavolo in sala, e lui esclama:
«Forse è meglio se accendo la luce.»
«Sì.» ridacchio io, e lui va ad accendere la luce.
Mi sposto e raggiungo il divano dove abbiamo fatto sesso la prima volta.
«Ti ricordi cos'è successo qui?» gli chiedo, voltandomi.
«Certo.» risponde lui, venendo verso di me, mentre mi guarda dritto negli occhi.
«Quando eri a cavalcioni su di me... giuro che stavo impazzendo. Quando poi ti sei scostata le mutandine, ti sei toccata e te lo sei messo dentro... ero stupito per quello che avevi fatto.» aggiunge, e io mi lecco le labbra.
«Lo so.» gli dico.
«Però mi è piaciuto.»
«Mi è piaciuto davvero tanto.» aggiunge, e mi prende per i fianchi.
«So anche questo.»
Mi stringe a sé improvvisamente e dice:
«Elena.»
«Niles.» dico io, ansimando di già.
«Dove vuoi che ti tocchi?» mi chiede.
«Sulle cosce.»
Infila le mani sotto il mio vestito e le appoggia sulle mie cosce.
«Poi?»
«Sul culo.»
Sento le sue mani sul mio sedere, così gli dico:
«Toglimi il vestito, Niles.»
Mi toglie il vestito all'istante, buttandolo sul divano, e io intanto mi tolgo le scarpe e i collant.
«Ora dove vuoi che ti tocchi?» mi domanda, sussurrandomelo all'orecchio.
Gli prendo una mano e gliela porto sopra le mie mutandine.
Senza dirmi nulla e fissandomi soltanto, mette la mano dentro le mutandine e mi tocca.
Sono già bagnata e lui ne è consapevole, così senza dirmi nulla infila due dita dentro.
Io ansimo, così mi bacia il collo mentre fa dentro e fuori con le dita.
Ogni volta che mi tocca potrei anche morire, ogni santa volta che le sue dita toccano il mio corpo è pura magia. È come se il mio corpo reagisse al suo.
Sono fradicia e vorrei che mi togliesse subito le mutandine, ma non voglio che faccia tutto subito, sennò finirebbe troppo in fretta.
Anche solo a parlarmi di cose sporche inizio ad eccitarmi, e lui lo sa, e lui ne approfitta.
Mentre continua a baciarmi il collo e a fare dentro e fuori con le dita, io ansimo e ho gli occhi chiusi.
Sto sentendo ogni minima sensazione che lui mi sta provocando, o meglio, che le sue dita mi stanno provocando.
«Dove vuoi farlo, Elena?» mi chiede, sussurrandomelo all'orecchio.
«Ovunque tu voglia, mio sole.» rispondo, ancora con gli occhi chiusi.
«È incredibile come reagisci, come il tuo corpo reagisce a me.» esclama.
«Apri la bocca.» aggiunge.
Faccio come mi dice e un attimo dopo le sue dita entrano dentro la mia bocca. Gliele succhio e mi giro per guardarlo negli occhi.
Ardono di piacere e anche per i miei è lo stesso.
È da quando l'ho visto poche ore fa che lo desidero.
«Amo quando mi succhi le dita dopo che sono state dentro di te.» mi dice.
Gli afferro il polso e tiro via le sue dita da dentro la mia bocca, e gli dico:
«Amo ogni volta che me lo fai fare.»
Mi bacia con foga e finiamo sul divano.
Quando si stacca da me, mi tiro un po' su e gli slaccio i pantaloni.
Si mette a sedere, così io mi alzo in piedi e mi inginocchio davanti a lui.
Mentre gli sfilo i pantaloni, facendoglieli arrivare fino alle caviglie, lui mi dice:
«Questo momento mi ricorda tanto la prima volta che abbiamo fatto sesso.»
«Pensavo che mi avresti fatto un pompino, in realtà ti sei messa a cavalcioni su di me e mi hai scopato.» aggiunge.
«Stavolta invece ti farò un pompino prima.»
«E poi mi siederò su di te e ti scoperò. Proprio come ho fatto la prima volta.» aggiungo, mentre mi metto fra le sue gambe e gli tiro fuori il pene dai boxer neri.
Mentre glielo sto succhiando, inizia a mugolare ed è sempre così piacevole provocargli piacere e sentirlo lamentarsi.
«Questa lenta dolce tortura mi sta uccidendo, Elena.» si lamenta Niles, pochi minuti dopo.
Lo guardo e gli dico:
«Shh...»
Afferro il suo pene e faccio su e giù, guardandolo dritto negli occhi.
Glielo succhio un altro po', poi salgo su di lui e me lo infilo dentro. Iniziamo subito a gemere entrambi appena mi muovo su di lui.
«È così piacevole.» ansima lui.
«Sì, lo è.» ansimo io, e mi sporgo in avanti, così lui ha il mio seno in faccia.
Ne afferra uno con la mano e l'altro me lo lecca.
Mi succhia il capezzolo e io gemo.
Una decina di minuti dopo ci spostiamo in camera sua.
«Togliti i boxer e sdraiati a pancia in su.» gli dico.
Mi osserva mentre salgo sul letto e poi su di lui. Osserva ogni mio minimo movimento e io amo essere guardata da lui, dal mio sole.
«Mi piace quando prendi l'iniziativa.» afferma, osservandomi con desiderio.
Io gli sorrido, poi mi posiziono sopra di lui e mi struscio sul suo pene.
«Ti piace strusciarti su di me, eh?» mi chiede, tirandosi un po' su e appoggiando i gomiti sul letto, mentre mi osserva.
«Sì, davvero tanto.» rispondo.
Quando me lo infilo dentro e inizio a prendere movimento, inizio anche a gemere, e appoggio le mani sul suo petto.
«Oh sì, Elena, continua così, ti prego.» mugola Niles.
Quanto amo sentirlo pregarmi di fare qualcosa, e quanto amo sentirlo mugolare e ansimare grazie a me.
«Continuo, Niles, continuo.»
Mi chino per baciarlo e lui mi afferra per i glutei, accarezzandomeli.
«Amo il tuo culo.» mi dice.
Io gli sorrido e lo bacio di nuovo.
Continuo a muovermi su di lui e lui mi accarezza le cosce.
Con la mano destra si avvicina al mio inguine, e con il pollice mi accarezza il clitoride.
Gli afferro la mano che è sul mio clitoride e mi infilo in bocca il suo pollice, succhiandoglielo per alcuni secondi, poi gliela rimetto dov'era prima.
Metto indietro la testa mentre mi accarezza il clitoride e gemo sempre di più.
Mi chino e lo bacio, mentre continuo a muovermi.
Pochi minuti dopo io vengo, e quando l'orgasmo è passato, gli chiedo:
«Stai per venire?»
«Sì, quasi.»
Mi sposto e rimango a gattoni fra le sue gambe.
Gli afferro il pene e inizio a fargli una sega.
Lo prendo in bocca e glielo succhio per pochi secondi, poi continuo a fargli una sega.
«Oddio, sì.» mugola lui.
«Vieni, mio sole, vieni.» gli dico, osservandolo mentre ha gli occhi chiusi.
Che bello dargli tutto questo piacere.
Aumento la velocità, finché lui non viene alcuni secondi dopo.
Metto il suo pene contro il mio seno destro e lo struscio contro il mio capezzolo.
«Oddio.» mugola.
«Ti piace?»
«Sì.»
Mi sdraio su di lui e lo bacio, mentre lui mi accarezza prima le cosce e poi il culo.

«Mi è piaciuto quello che hai fatto per farmi venire.» esclama, mentre siamo sotto le coperte.
«Volevo provare una cosa nuova vista tempo fa.» dico, voltandomi verso di lui.
«Se la rifacessi non mi dispiacerebbe.» afferma, appoggiando il gomito sul cuscino e guardandomi.
«Allora la rifarò sicuramente.» esclamo, e poi lo bacio.
Appoggio la testa sul cuscino e sospiro, guardando il soffitto.
«Elena?»
Mi giro verso Niles e dopo avermi guardata per pochi secondi, dice:
«Ti amo.»
All'inizio non dico niente, anzi, penso di aver sentito male, ma poi realizzo che l'ha detto davvero.
Mi ama? Ma com'è possibile?
«Cosa?»
«Ti amo, Elena.» ripete lui.
Ma allora è serio. Allora l'ha detto davvero.
«No, non puoi, Niles.» gli dico, appoggiando il gomito sul cuscino.
Non può amarmi.
Non so cosa voglia dire amare e tanto meno lui. Anche lui non è mai stato innamorato, proprio come me.
«Non posso cosa? Essere innamorato di te? Sì che posso invece. Io ti amo, Elena.» esclama.
No, no, no, no!
«Ti prego, Niles.» dico, e chiudo gli occhi, voltandomi da un lato.
«So che mi ami anche tu, lo so.» dice, accarezzandomi il viso.
«Lo capisco da come mi guardi, da come reagisci quando ti tocco e anche quando facciamo sesso. Anche quando l'abbiamo fatto la terza volta, che era praticamente la prima. Ti sei lasciata andare tantissimo, eri completamente persa nel nostro rapporto.» continua.
Non voglio più sentire quello che sta dicendo, non mi interessa più. È straziante, è doloroso, ma non posso fare a meno di ascoltare.
Strizzo gli occhi e mi viene da piangere, ma non posso, non posso piangere in sua presenza.
«Ho sentito che ti stavi rilassando, che ti stavi godendo ogni attimo di quel momento. Non ti ho mai vista così. E mi piace, amo quella parte di te. Quella che si lascia andare quando vuole, quella è la vera te, la vera Elena, quell'Elena di cui mi sono innamorato. Sei meravigliosa quando lo fai, e ti amo anche per questo.»
«Smettila!» urlo, e mi alzo dal letto improvvisamente.
È un urlo così forte che lo guardo ed è stupito. Ha gli occhi spalancati ed è visibilmente preoccupato.
Il mio sole ha perso la luce nei suoi occhi e sta facendo andare me nell'oscurità.
È così straziante sentirgli dire tutte quelle cose.
Perché? Perché si è innamorato di me?
Vorrei che non fossimo mai arrivati fino a qui. Perché non se n'è andato finché poteva?
«Io ti amo, Elena. Sei un ghiacciolo fuori, ma un fuoco dentro. E tu questo lo sai, lo sai benissimo anche tu. E non vedo l'ora di vederlo ogni giorno che passa, ogni volta che facciamo l'amore. Ti amo, Elena. Dico davvero.» conclude, mentre io sono seduta a terra, contro il letto.
Non devo piangere, non devo farlo, non posso farlo in sua presenza.
«Elena?» dice.
Alzo lo sguardo ed è davanti a me, con indosso i boxer neri.
Dio, gli stanno così bene.
«Che hai?» mi chiede, chinandosi di fronte a me.
Faccio un respiro profondo, ma non mi escono le parole dalla bocca.
«Elena?» insiste Niles.
Mi accarezza il viso e io lo guardo negli occhi.
Ha gli occhi lucidi e la bocca chiusa.
Si vede che è triste. Il mio sole ha perso la luce che serve ad illuminarmi.
Scoppio istintivamente a piangere e abbasso la testa per non farmi vedere.
«Elena, perché dici che non posso amarti?» mi chiede.
«Non puoi amarmi, Niles. Non si può amare una come me, non puoi amarmi dopo soli due mesi. Mi conosci appena, non sai tante cose di me, non sai la parte più brutta di me, non conosci i miei lati negativi.» gli spiego, sempre con la testa bassa.
«Mi ferisci così.»
Dio, non avrei mai voluto ferirlo, ma stavamo così bene fino a prima che mi dicesse quello che mi ha detto.
«Stavamo così bene prima che mi dicessi quelle parole. Perché hai dovuto rovinare tutto? Perché?»
«Pensavo di migliorare tutto, non di rovinare tutto.»
«E certo che posso amarti, Elena.» aggiunge.
«Guardami negli occhi.»
Alzo lo sguardo e sta piangendo anche lui.
No!
Che strazio vederlo piangere, più che sentirgli dire che mi ama.
«Io ti amo, Elena.» mi ripete.
Basta dirmelo, Niles.
«E se tu non mi ami, se tu pensi di non essere degna di essere amata e di amare... beh, ti sbagli. Tutti siamo degni di amare e di essere amati.» afferma, asciugandomi le lacrime.
«No, io no.» dico, e mi alzo in piedi.
Il fatto di essere nuda mi rende ancora più nuda ai suoi occhi. Mi sta guardando, vede tutto di me ora. Dalla parte più bella a quella più brutta.
Ora non voglio che mi guardi, non voglio che mi guardi più. Sono troppo esposta, ed è una cosa che non sopporto.
«Dove stai andando?» mi domanda, alzandosi in piedi.
«In un'altra stanza. Non voglio dormire qui con te.» rispondo, senza neanche voltarmi.
«Mi ami, Elena?» mi domanda.
Perché? Non puoi chiedermelo, Niles. Non voglio risponderti, non voglio doverti dire la verità. Ti farà malissimo, e farà male anche a me.
«No.» rispondo semplicemente.
E queste due semplici lettere lo feriscono tantissimo, tanto che sento il suo dolore.
Non guardo neanche il suo viso, perché fa malissimo già così, ed esco dalla sua camera.
Vado nella camera più lontana dalla sua e mi metto a letto.
Piango disperatamente e mi chiedo come si sente lui, nella sua stanza, e mi chiedo se si stia domandando come mi sento io.

Welcome to New York (ripubblicazione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora