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Claire


«Amore, dove sei?» chiedo ad Alex, quando esco dall'aula, dopo aver avuto una lezione di spagnolo.
«Ciao, Claire.» mi salutano due mie compagne di corso.
Le saluto, e intanto Alex mi risponde, dicendo:
«Ancora al lavoro. Stacco all'una, lo sai.»
«Okay. Allora ci vediamo da Starbucks, va bene?»
«Sì.»
«A dopo, amore.»
«A dopo.»
Interrompiamo la chiamata e mi dirigo verso l'uscita, per uscire dall'edificio dell'università.
Nel tragitto incontro alcune facce conosciute. Sorrido loro, senza salutarle, perché le conosco di vista, poi finalmente esco dall'edificio. A piedi mi dirigo allo Starbucks più vicino.
Quando ci arrivo, Alex non c'è ancora, così lo aspetto fuori.
Faccio mente locale sugli impegni di oggi: le lezioni sono finite, tra poco pranzerò con Alex, poi nel pomeriggio tornerò a casa. In seguito uscirò con Elena, Maya ed Amy per andare al World Trade Center, e ceneremo in zona, rimanendo lì anche di sera.
Da quando viviamo a New York, l'undici settembre di ogni anno io ed Elena siamo solite andare al World Trade Center. Anche se non siamo nate e cresciute in questa città ormai la sentiamo parte di noi, quindi ci sembra giusto ricordare quel tragico giorno di quattordici anni fa. Quest'anno, per la prima volta, saranno con noi anche Maya ed Amy.
Mentre osservo una coppia di ragazzi che camminano mano nella mano e si danno un bacio, sorrido. Poi passano due ragazze che avranno l'età di Maya ed Amy, così mi viene in mente che sono passati quasi tre mesi da quando si sono trasferite qui a New York, a casa mia e di Elena. Beh, direi che ora è anche casa loro in tutto e per tutto.
Tutto sommato mi trovo bene con loro, soprattutto con Maya. Con Amy invece non sono ancora riuscita ad instaurare un rapporto, perché è molto riservata, quindi non la conosco ancora molto bene, ma credo che neanche Elena la conosca tanto bene.
«Ciao, amore.» esclama Alex, arrivando e distraendomi dai miei pensieri.
«Ehi.» dico io, poi gli getto le braccia al collo e ci baciamo.
Mentre io mangio un sandwich con insalata, erba cipollina, uova e rucola, e Alex mangia una focaccia tostata con prosciutto cotto, formaggio svizzero e senape, chiacchieriamo del più e del meno, di com'è andata la nostra giornata e di come il tempo sia ancora bello e la temperatura ancora alta per essere quasi autunno.
«Beh, è poi sempre così tutti gli anni in questo periodo, amore.» afferma Alex, finendo la sua focaccia.
«Già, è vero.»
«Quasi quasi prenderei un muffin o qualcos'altro.» esclamo io, dieci minuti dopo.
«No, voglio portarti in un posto che ho scoperto da poco. Sono quindici minuti a piedi da qui, ho controllato prima di arrivare.»
«D'accordo.»
«Però devo essere a casa per le cinque, lo sai.» aggiungo.
«Sì, lo so.»

Dopo aver camminato per quindici minuti a piedi arriviamo davanti ad un negozio giallo, un giallo che mi ricorda quello della senape. Poi leggo il nome sul tendone azzurro: Molly's Cupcakes.
Alex mi ha portato in un negozio di cupcakes di cui non sapevo l'esistenza. Lo amo ancora di più per questo.
«Un negozio di cupcakes?» gli chiedo, voltandomi verso di lui.
«Sì. Entriamo?»
«Ovvio.»
Ci sono così tanti cupcakes che non so proprio quale prendere, mentre Alex ne ordina subito uno con i cookies.
Questo posto è così carino. Al bancone ci sono delle altalene appese ad un sottile tubo, circondato da lucine, al posto degli sgabelli. Anche un grosso tubo ai lati del negozio ha delle lucine attorno.
Adoro questo posto perché è particolare.
«Allora, ho fatto bene a portarti qui, amore?» mi chiede Alex, mentre addento il mio cupcake al cioccolato con mousse al cioccolato e dei pezzettini di cioccolato sopra.
È così buono che non ho neanche prestato attenzione ad Alex, e me ne accorgo solo quando lui agita la sua mano davanti a me e dice il mio nome.
«Sì, hai fatto benissimo.»
«Adoro questo cupcake. È la fine del mondo, lo giuro.» aggiungo.
«Lo vedo. Te lo stai letteralmente divorando.» dice lui, sorridendomi.

Quando arriviamo al World Trade Center, nel tardo pomeriggio, ci sono tantissime persone.
In questo giorno, dalla mattina alla sera, la gente viene per ricordare tutte le vittime dell'attentato alle Torri Gemelle.
Per fortuna né io, né Elena e neanche le sue cugine abbiamo qualche parente o amico morto in quell'attentato, ma riusciamo a sentire comunque il dolore delle persone che si avvicinano alla fontana dove una volta c'era la Torre Sud. Vediamo quelle persone piangere e deporre dei fiori, e abbracciarsi fra loro.
Ci avviciniamo anche noi alla fontana e alcuni si girano, facendoci un leggero sorriso.
Dev'essere stato traumatico vivere in prima persona quella tragedia e perdere il proprio caro. Se ci penso mi vengono i brividi. Ma sono già passati quattordici anni e New York, gli Stati Uniti e gli americani sono più forti che mai. Niente può buttarci giù. Di certo una città come New York non si scoraggia.
Giriamo intorno alle due fontane, leggendo alcuni nomi delle duemilanovecentottantatré vittime.
«È tutto così deprimente e triste, ma allo stesso tempo speranzoso.» esclama improvvisamente Elena.
Io la guardo per un attimo, poi lei aggiunge:
«Tutti questi nomi, tutte queste vittime. È triste leggere i nomi sui bordi delle fontane. Ma questo posto, questo memoriale dà una speranza a New York, agli Stati Uniti. Dopo l'attentato hanno iniziato a costruire tutto questo e guarda dove siamo arrivati ora, dopo quattordici lunghi anni. Non ci arrendiamo mai.»
«Già, è vero.» concordo io.
«Sì, non ci arrendiamo mai.» concorda anche Maya.
«Meno male che non ci arrendiamo mai.» salta su Amy.
«Già.» concorda Elena, toccando con le dita un nome scritto sul bordo della fontana dove una volta c'era la Torre Nord.
Alzo gli occhi e vedo il One World Trade Center, il nuovo grattacielo che hanno costruito vicino alle due fontane dove una volta c'erano le torri. È davvero altissimo, tanto che non riesco neanche a vedere l'antenna che c'è all'estremità. Sarà sui cinquecento metri o poco più.
Improvvisamente mentre siamo tutte e quattro con il naso all'insù sentiamo singhiozzare.
Abbassiamo lo sguardo contemporaneamente e vediamo un signore in completo nero, con i capelli bianchi e gli occhiali che piange appoggiato al bordo della fontana.
Amy e Maya si avvicinano al signore e lui alza lo sguardo, vedendole.
Le guarda con le lacrime agli occhi e dice loro qualcosa. Ci avviciniamo anch'io ed Elena e sentiamo il signore dire che ha perso suo figlio, Robert.
Più avanti vediamo una signora bionda, con i capelli corti, piangere anche lei sul bordo della fontana.
Dio, quant'è straziante stare qui, in mezzo alle persone che vengono a ricordare i propri cari.

Ceniamo al McDonald's vicino al World Trade Center e quando usciamo è ormai buio. Ritorniamo al World Trade Center mentre ci gustiamo i nostri dolci presi al McDonald's. Io ho preso un McFlurry con gli Smarties, Elena un Sundae al caramello, Maya un frappè alla vaniglia ed Amy due cookies.
«Ma come fai a mangiare quella roba, Claire? Mi nausea ed è gelata da morire.» esclama Elena.
Io ridacchio e le dico:
«Lo amo.»
«Una volta l'ho preso e ho dovuto buttarlo. Che schifo, mamma mia.» dice Elena, con una faccia disgustata.
«Non apprezzi le cose buone.» affermo io, mangiando un cucchiaiata di McFlurry.
«Quello fa schifo. Vuoi mettere un bel Sundae?» mi dice lei, agitando il suo Sundae davanti alla mia faccia, con aria divertita.
Ridacchiamo tutte, poi continuiamo a goderci i nostri dolci.

«Guardate! Hanno acceso le due luci!» esclama Amy, improvvisamente.
Alziamo gli occhi e vediamo due luci blu, vicine, che si ergono fino al cielo e che spuntano fra i grattacieli di Manhattan. Due luci che ricordano le Torri Gemelle e che vengono accese dal crepuscolo a mezzanotte.
«È uno spettacolo bellissimo.» dice Maya.
«Sì.» concorda Elena.
Anche se io ed Elena vediamo queste due luci blu ogni undici settembre è sempre un'emozione.
Facciamo foto, parliamo e giriamo lì intorno, anche per vedere le due luci da punti diversi, poi torniamo a casa.

Welcome to New York (ripubblicazione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora