28 - say you're mine

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Merda. L'ho dimenticata. Ho scordato la macchina fotografica al campus.

È solo una settimana. Avevo in mente troppe foto da fare il giorno del ringraziamento. È tanto che non torno a Boston e volevo portarmi dei ricordi. Avere delle foto sul cellulare per me non è la stessa cosa.

«Ellen, tesoro, puoi anche lasciare tutto lì. Sistemerò io, perché non scendi a cenare?», la voce delicata di mia madre mi fa voltare verso la porta. La vedo poggiata allo stipite mentre sorride. I suoi occhi verde smeraldo le illuminano il viso definito e dai lineamenti marcati. I capelli castani sono avvolti in una coda disordinata. 

«No, io ho...ho dimenticato una cosa a New York», mi passo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Sospiro e lascio perdere la valigia, ammirando la mia stanza che non vedo da troppo.

I muri sono bianchi, mentre piccole lucine di natale gialle percorrono tutto il soffitto illuminando la camera. Il letto è grigio con le coperte del medesimo colore solo un po' più chiare. Sopra di esso, attaccata al muro, è presente la bacheca in legno con tutte le foto scattate nel corso della mia vita. E poi c'è la mensola con tutti i libri che mi sono stati regalati da papà, e accanto c'è la libreria. L'armadio bianco e la scrivania, guardandola mi viene in mente l'immagine di me stessa che ci studia sopra con Char che si sedeva a gambe incrociate sul letto e mi raccontava tutte le nuove notizie sugli studenti della nostra scuola.

«Ellen?», sento nuovamente la voce di mia madre richiamarmi.

Mi volto subito verso di lei e la vedo sorridere. I suoi occhi verdi, contornati da ciglia lunghe e scure si chiudono in due fessure a causa del sorriso, che ricambio prima di seguirla al piano di sotto.

La cena è tutta riposta sul tavolo. Ogni volta che ci sediamo notiamo sempre quel posto vuoto. Anche se io ho incoraggiato mia madre a trovarsi un altro uomo per ricominciare a vivere, lei non ne vuole sapere. Io so che se si trovasse una compagnia di certo non tradirebbe papà e so che il suo amore per lui vivrà sempre.

«Come va al college, El?» Mia sorella alza lo sguardo su di me con un sorriso sul volto, tale e quale alla mamma se non fosse per le lentiggini.

Sono in pericolo di morte grazie ad un gangster che odia a morte il ragazzo che amo, Charlene è scomparsa con un delinquente, ho fatto cose sconce in un bosco e...oh, dimenticavo, ho visto una gara clandestina di auto.

«Bene, le lezioni sono facili da seguire e sento che sto studiando ciò che mi piace», alzo gli angoli delle labbra, pensando che questo non è nemmeno l'uno percento di ciò che dovrei raccontare.

Mia madre ascolta la nostra conversazione con un sorriso delicato sul viso.

«Ragazzi?», Sarah continua a parlare. Abbassa lo sguardo, sapendo che a me non piace parlare di questi argomenti con nessuno.

Sbarro gli occhi e socchiudo le labbra non sapendo che dire. «Si, ahm...ce ne sono alcuni ma non sono il mio primo pensiero», certo, come se non mi fosse dispiaciuto tornare a Boston quando sarei voluta restare a New York solo perché c'è lui.

«Io ho ne ho conosciuto uno», sorride. «Online, sai? Viene nella tua stessa università».

I suoi occhi verdi brillano, come se pensare a lui risvegli in lei amore e troppi sentimenti di cui nemmeno Sarah ne è a conoscenza.

«Come si chiama? Magari lo conosco», le domando cautamente. Sono spaventata dal fatto che possa essere Tyler.

«Aaron. Aaron Smith».

Sono un po' sconvolta, ma di certo non posso esserne triste. Aaron è un bravissimo ragazzo e sa trattare bene la gente a cui tiene.

«Lo conosco», annuisco tra me e me prima di mangiare l'insalata di riso che ha preparato la mamma.

Try To Love MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora