29 - Go and cry little girl

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Liam questa notte è andato via, non poteva di certo restare qui. Sarebbe stato strano presentarsi a mia madre a colazione. Voglio solo sapere se è arrivato sano e salvo. Gli avevo detto di scrivermi un messaggio o di chiamarmi ma non mi è ancora arrivato nulla.

Ho perso la verginità con lui, cosa che non mi dispiace, affatto. Perché l'ho voluto. Ma so per certo che ora non stiamo insieme e non so nemmeno se lui prova dei sentimenti nei miei confronti. Come li provo io per lui.

Non penserò mai che quello che abbiamo fatto sia stato un errore. Lo volevo, e lo volevo con lui. E questo mi basta.

«Una pillola del giorno dopo, perfavore» Abbasso lo sguardo davanti alla farmacista Zia Annie, la sorella di papà.

La sento ridacchiare. Le sue labbra si allargano e la sua pelle con poche rughe si contrae a causa del sorriso. I capelli biondo cenere sono legati in una coda bassa, quand'ero piccola li aveva molto più lunghi.

«Ellen, speravo di vivere questo giorno da quando hai sedici anni, ma non sei mai venuta qui dicendomi questa frase», mi dà la pillola in mano. «Ora che l'hai fatto dovrò andare a casa, mangiare una di quelle torte confezionate e bere del vino per festeggiare.» Questa sua frase mi provoca una risatina soffocata.

«Come va al college? Penso bene», continua a ridere alle sue stesse battute, che dette con il suo tono di voce fanno effettivamente ridere.

«Si chiama Liam», ingoio a vuoto, non sapendo che dire. «È il fratello di una mia amica, conosciuta sempre al campus», assottilisco le labbra.

«Questa storia mi è familiare...», abbassa lo sguardo, con gli occhi lucidi. Come se non stesse trattenendo solo lacrime, ma anche troppe emozioni. Ed io so il perché.

«Anche a me», annuisco, sull'orlo di piangere mentre tutti i ricordi salgono a galla e l'acqua mi soffoca, non mi fa respirare.

«Bene, raccontami di questo Liam, è carino? Com'è? Dimmi tutto», torna subito sorridente, come se non fosse successo niente e quel ricordo non fosse salito a galla.

«Devo proprio?», stringo i denti, non volendo dire nulla, anche perché ci sarebbe troppo, davvero troppo da dire.

«Che c'è? Voglio sapere chi si è preso la verginità di mia nipote!», urla facendomi arrossire, fortunatamente è mattina presto e non c'è nessuno nella farmacia, pur essendo il giorno del ringraziamento.

«Zia!», spalanco gli occhi facendo sollevare gli angoli delle sue labbra. «Oddio...», i miei occhi iniziano a guardare il pavimento, non è mai stato così interessante, mai.

«Okay, scusa...è che è tanto che non ti vedo, vorrei solo sapere come va. Oh e stasera io e Tracy siamo a cena da voi.» Mi dice, poggiando i gomiti sul bancone e il mento sulle sue mani.
«Ti ricordi di quella promessa stupida che hai fatto? Quella di non sfogliare i libri che ti aveva regalato tuo padre fino ai diciotto anni», inclina il volto ricordandomi di questo avvenimento.

Devo sapere cosa c'è in quei libri, anche se ho ancora diciassette anni, tra poco ne compirò diciotto e voglio saperne il motivo.

«Ci vediamo più tardi, zia», vado via con un sorriso divertito, ma prima di aprire la porta sento la voce della bionda richiamarmi.

«Quando sarai pronta chiamami, voglio sapere tutto!», sorride. «E se ne va ancora...», la sento bisbigliare, ma la ignoro.

Zia Annie è sempre stata così, una signora dolce e simpatica. Lei e mia madre si sono conosciute al liceo. Grazie a mia zia, la mamma ha conosciuto papà, che era il fratello di Annie.

Sua figlia, Tracy, ha diciassette anni ed ha una vita sessuale più attiva della mia, non che io sia molto più grande di lei, dato che abbiamo solo un anno di differenza. Insomma, gli unici ragazzi che ho baciato sono: John, in primo superiore, il mio ex ragazzo che mi ha tradito con la mia migliore amica, e Liam. L'unico bacio che ho voluto e desiderato davvero è stato proprio con lui.

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