27 - You make me want to die

1.9K 72 43
                                    

Liam

Guardo mia sorella preparare le valigie. Oggi lei torna a Detroit per festeggiare il ringraziamento con tutta la nostra famiglia. Incluso papà. Io ormai sono tre anni che non torno lì. Da quando ho iniziato il college sono sempre rimasto a New York, per il ringraziamento ho sempre cercato di muovermi per l'America, senza mai tornare in Michigan.

Ieri, ventuno novembre, nonché mio compleanno, il regalo migliore è stata quella mezz'ora nel bosco con Ellen.
Ora anche lei tornerà a Boston. Aaron mi ha pregato di passare il ringraziamento a casa sua perché vuole conoscere sua sorella. Gli ho spiegato almeno quattro volte che non possiamo passare una festa importante a casa di una famiglia che non abbiamo mai incontrato.

«Dovresti venire», mormora Tessa chiudendo la valigia grigia per poi voltarsi verso di me con un volto rilassato.

Sospiro e guardo il pavimento. Poggio i gomiti sulle mie ginocchia e incrocio le dita tra loro. Alzo il capo verso di lei e cerco di fare un'espressione che le faccia capire che ciò che ha detto è una grande cazzata.

«Tess, lui mi picchiava. Mi ci vedi? A festeggiare il ringraziamento come una famiglia felice e mangiare sulla stessa tavola dell'uomo che mi ha fatto soffrire per sette fottutissimi anni? Quindi, Mi ci vedi?», mi alzo e mi avvicino a lei con fare minaccioso e con un passo pesante, facendola indietreggiare spaventata.

Sono come lui.

Guardo i suo occhi scuri spaventati. I suoi capelli biondi mi ricordano tanto la mamma. Ha i suoi stessi lineamenti. identici.

«I-io...», balbetta guardando altrove. Capendo che ho completamente ragione e che non riuscirei a stare nemmeno cinque secondi seduto con lui di fronte, perché adesso posso reagire.

«Lascia stare.» Sibilo tornando a sedermi. «Come mai Ellen non è qui?», domando pochi secondi dopo.

L'umore della bionda cambia subito. Fa un sorrisetto beffardo e assottiglia gli occhi.

«Arriverà tra poco. Deve prendere le sue cose e poi tornerà a Boston», Parla con tono pacato e cauto. Non voglio che lei torni a Boston.

Annuisco distaccato e concentro lo sguardo sulla fotocamera poggiata sul comodino. Chissà se tiene ancora la foto che le ho fatto.

«Comunque, cerca di dimenticare la faccenda di papà. È cambiato».

Questa frase mi fa alquanto ridere. Come posso dimenticare un trauma che mi perseguiterà per il resto della vita? Lui non è cambiato. Nessuno cambia. Adesso che sono adulto e più maturo di quanto lo ero prima, se lo rivedessi potrei rispondere con la stessa moneta e non essere cosciente delle mie azioni. Perdonare l'uomo che ha spento la luce di un undicenne. Perdonare l'uomo che mi ha fatto venire voglia di farla finita a soli tredici anni. Perdonare la causa delle mie sedute dalla psicologa...solo un pazzo lo farebbe.

Senza rispondere raggiungo la porta. Sento un tocco delicato sulla mia spalla prima di riuscire ad aprire.

«Ti lascio le chiavi, visto che resterai qui», mormora mia sorella lasciandomi le chiavi della loro stanza. Piene di accessori rosa che ora non voglio descrivere nei dettagli perché non riesco a capire se siano dei gattini o dei leoni. Potrei scommetterci dei soldi che queste non sono di Ellen ma di Tessa.

«Cos-», dico prima di venire interrotto dalla voce della bionda di fronte a me.

Apre la porta e mi spinge fuori ridacchiando. «Via, via!».

Try To Love MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora