31 - Pacify her

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Perdonatemi tanto se ci sono alcuni errori! 🥹

Continuo a guardare il tramonto con gli alberi scorrere fuori dal finestrino. Nessuno sta parlando o ha parlato durante il viaggio. Sono seduta nel posto dietro, mentre Aaron guida e Liam è sul lato del passeggero con un atteggiamento distaccato. Questa mattina ha ricevuto una chiamata, non ci ha detto nulla su chi fosse o cosa fosse successo. È semplicemente...cambiato. Ora si sta comportando nervosamente, come se fosse arrabbiato con tutto il genere umano.

Siamo partiti da casa mia alle due del pomeriggio. Abbiamo deciso di pranzare lì e muoverci dopo. La macchina di Aaron ha dovuto fare il pieno di benzina solo una volta, eppure siamo in viaggio da quattro ore.

Noto Aaron guardarmi dallo specchietto retrovisore, con aria triste, forse delusa. Si volta velocemente verso Liam, che tiene il braccio poggiato allo sportello e la sua mano e chiusa in un pugno, dove sopra vi è posata la sua testa.

Il biondo non sta guardando nessuno, non da importanza a nulla, come se tutto gli fosse indifferente. È diventato la persona che era quando l'ho conosciuto. Non che sia cambiato molto, ma aveva iniziato a dare importanza alle persone che gli stavano accanto, anche se poca, ci stava riuscendo.

Appena ci troviamo davanti ad una stazione di servizio, Aaron frena all'istante.

«Vado a prendere qualcosa da mangiare dentro e poi faccio il pieno. Torno subito.» Apre lo sportello ed esce, andando verso il piccolo autogrill.

Sospiro, sperando che mi dica qualcosa. Però, per i primi minuti, o forse secondi, non succede nulla.

Non una parola, un gesto né un movimento.

Sento un vuoto allo stomaco, sento che la mia presenza non significa nulla per lui, gli è indifferente. Ci sono o non ci sono a lui non cambia nulla. Anche se, nella parte più remota del mio cervello, e forse anche del mio cuore, spero non sia così. Spero che io mi stia sbagliando e che tra pochi secondi si volterà e mi parlerà, mi dirà qualcosa.

Mi schiarisco la voce senza un preciso motivo, ma sento di averlo fatto per dargli l'idea di parlarmi, o semplicemente di fargli capire che ci sono anch'io nell'auto.

«Io ti avevo preso una cosa. Prima di arrivare a Boston, sai...per il ringraziamento, ma non ho avuto il tempo di dartela», Afferma, di punto in bianco, senza voltarsi verso di me.

Sento come se stessi per esplodere di gioia al mio interno, ma nascondo il piccolo sorrisetto che vorrei fare.

«Vieni».

Lo seguo, uscendo dall'auto. Quando siamo ormai fuori, si posiziona dietro di me. Percepisco il fatto che si stia muovendo, e che stia prendendo qualcosa.

Ho un nodo alla gola, come se avessi paura di quello che sto per vedere. Oppure è semplicemente...felicità.

«Spero ti piaccia», mormora con voce profonda e a basso tono. Come se fosse qualcosa di troppo dolce da dire per uno come lui.

Sussulto quando sento le sue mani ardenti sulle mie spalle. Con la coda nell'occhio, noto qualcosa di acciaio. Suppongo sia una collana.

Non riesco a vedere bene la collana che mi ha appena messo. Dio, quanto vorrei ci fosse uno specchio qui.

Mi volto verso di lui e cerco di capire cosa ci sia sopra a questa collana, senza parlare, provando a farmelo dire.

Lui mi indica con lo sguardo lo specchietto dell'auto.

Seguo il suo consiglio, e, ansiosa di vedere il mio regalo, mi dirigo verso l'auto.

Mi chino di poco per riuscire a vedere il mio collo e ciò che vedo è bellissimo quasi da farmi venire gli occhi lucidi.

Try To Love MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora