Capitolo 3: 𝘐𝘯𝘴𝘪𝘦𝘮𝘦, te lo ricordi?

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Col passare del tempo, Kacchan si fece altri amici e le nostre giornate le trascorrevamo più all'aria aperta che a casa dell'uno o dell'altro, proprio perché lui voleva evitare di restare da solo con me.

Essere da solo con me lo metteva a disagio, o almeno mi dava questa impressione... all'improvviso non sapeva più che dire o fare e quindi rimaneva in silenzio o fingeva di portare avanti il gioco a cui stavamo giocando.

Per questo ormai i nostri pomeriggi in 2 si erano trasformati in pomeriggi a 4: c'erano altri due bambini a giocare con noi. Questa situazione non mi piaceva, perché preferivo di gran lunga passare il mio tempo solamente con il mio migliore amico anziché condividerlo anche con altre persone, ma non c'era una grande scelta: o accettavo questa cosa oppure sarei rimasto a casa da solo... e io ho sempre avuto paura della solitudine.

"Katsuki sei fantastico! Mostraci di nuovo il quirk!" "Dai Katsuki ancora una volta! Ancora, ancora!" queste erano alcune delle frasi che quei due bambini rivolgevano quasi ogni giorno a Kacchan. Nonostante avessero anche loro un quirk a differenza mia, si perdevano ad ammirare quello del biondino ogni volta, incitandolo a mostrarglielo ancora e ancora in diverse situazioni.

Kacchan ovviamente non aspettava altro che essere elogiato, non lo dava molto a vedere, ma io lo conoscevo fin troppo bene tanto da sapere quanto fosse orgoglioso ed entusiasta di sé stesso per il suo quirk, per ciò che era e che sarebbe potuto diventare in futuro.

Sapeva di essere il migliore, anch'io sapevo che lui era il migliore, infatti è sempre stato il mio obiettivo da raggiungere, cosa che non avrei mai fatto in realtà dato lo stato delle cose.

Nonostante ciò, non mi arrendevo, nonostante conoscessi la realtà non riuscivo a togliermi lui dalla mente come il mio obiettivo, era la cosa che mi ha sempre spinto ad andare avanti e a continuare per la mia strada, anche se non sapevo esattamente dove mi avrebbe portato.

I giorni passavano e il tempo che trascorrevamo soli si riduceva sempre di più a favore della compagnia degli altri due bambini. Confesso che non ho mai capito se Kacchan e loro fossero davvero amici, oppure entrambe le parti lo erano per "convenienza": loro ammiravano Kacchan da sempre, per la sua forza sia fisica sia caratteriale, sia per il suo essere "il migliore" in tutto, quindi loro sarebbero stati "gli amici fighi del bambino figo", mentre Kacchan, dal canto suo, aveva bisogno di altre persone con cui trascorrere il tempo per non restare da solo con me e nel frattempo raccoglieva per sé compiaciuto tutti gli elogi che riceveva.

Forse... potrei sembrare cattivo? Ma io l'ho sempre vista così, non posso farci nulla.

Giorno dopo giorno gli elogi crescevano così come anche l'orgoglio di Kacchan. Quel trio si sentiva invincibile. "Trio" perché io non ne facevo parte in realtà, ero soltanto l'ombra del mio "migliore amico". Gli altri due bambini si sentivano forti quando con loro c'era Kacchan e insieme credevano di poter ottenere tutto ciò che desideravano in qualunque momento, che tutto fosse loro concesso.

Anche cominciare ad essere violenti con me e ad insultarmi.

Qualsiasi altro bambino osasse loro intralciare la strada, oppure solo guardarli con un'aria "di sfida", termine che usavano per giustificare le loro azioni, non faceva una bella fine.

<<Adesso s-smettila Kacchan! Guarda, lo hai fatto piangere! Non posso permetterlo... Non- non puoi comportarti così!>> ed eccomi che cercavo di proteggere tutti coloro che si trovavano soli, incapaci di difendersi, contro altri tre bambini. In quel caso si trattava di un bambino che per sbaglio, correndo, aveva urtato uno dei tre e per evitare (invano) che ne subisse le conseguenze mi frapposi tra lui e gli altri tre.

Io sono sempre stato così, altruista, gentile e sorridente con tutti. Ero sempre pronto a difendere chi ne avesse bisogno, ad aiutare chi cercava una mano a cui aggrapparsi.

That's what makes a Hero | BAKUDEKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora