Capitolo 25 - UNA FORTISSIMA ANGOSCIA

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La giovane duchessa, avrebbe dovuto passare la notte con il suo consorte.
Ma con l' aiuto di Corinne, questo scempio è stato evitato.
Prima che spunti l' alba, le due donne trascinano il duca ancora addormentato dal forte sonnifero, dalla poltrona alla camera da letto; per fargli credere di aver giaciuto con la giovane moglie. Intanto Anajise, che non vuole stargli accanto, rimane davanti al finestrone, a osservare fuori e veder spuntare un timido sole. Con la mente che va ad accarezzare il pensiero di Julien.
" Come starai amore mio? È dal giorno del tuo arresto, che non ho tue notizie !"
Ma quando ode il fruscio delle lenzuola, intuisce che il duca sta per svegliarsi; quindi si infila subito a letto.

Anajise, mentre gli sta di spalle, lo sente muoversi e poi emettere uno sbadiglio poco " nobiliare".
Prima di chiamare la servitù, perché gli venga servita la colazione, inizia un dialogo con la sua sposa.
« Anajise, mia cara, come state? Come avete dormito?» sornione e con un sorriso malizioso, le chiede.
La giovane, oltremodo adombrata per questa situazione, che non le appartiene mente, alterando la realtà. Rimanendo di schiena.
« Molto bene, grazie! E voi eccellenza!»
« Benissimo, anche se, mi sembra alquanto strano ch' io non ricordi la notte passata con voi! Forse avevo bevuto! Ad ogni modo! Se voi mi assicurate che questa notte ci siamo congiunti carnalmente, non ho motivo di dubitarne!» dichiara con convinzione.

Le si avvicina per porgerle un bacio sulla spalla nuda, ma la donna intuisce per tempo le sue intenzioni e velocemente la copre con il lenzuolo.
Contrariato il nobile, bacia la mano che ancora tiene sopra una spalla per trattenere il lenzuolo.
Agguanta il campanello per chiamare la servitù, lo agita fino al pervenire di una delle domestiche. Mentre la cameriera lo aiuta a infilare la vestaglia, l' anziano duca, le chiede:
« Gabrielle! Perchè sei venuta tu? E non Corinne?»
La ragazza, a testa bassa si scusa con il nobile.
« Mi dispiace signor duca! La vado subito a chiamare!» avvisa con premura.
Ma l' anziano duca, enuncia.
« No! Non fa niente, d' ora in avanti sarai tu a servirmi! Adesso torna alle tue mansioni, e dai disposizioni per la colazione; che ho fame!» dichiara e prima che la giovane vada, le da' una pacca sul sedere.

E tutto questo sotto gli occhi di Anajise, che inorridita pensa " Che schifoso! Avevo ragione a giudicarlo "essere ripugnante". Questo mi dimostra che non porta rispetto a nessuno! Nemmeno a me che sono sua moglie! Quando finirà quest' incubo?"
Senza curarsi di attendere la sua sposa, si precipita giù, nella sala.
Una volta raggiunta il vano destinato alla colazione, il duca prende posto a tavola, nel mentre gli si avvicina il maggiordomo che affiancandolo rimane silente.
Il nobile, impaziente di mettere qualcosa sotto i denti, gli rivolge uno sguardo interrogativo e con disappunto esclama:
« Allora? Quando avete intenzione di farmi servire la colazione?!»

L' uomo, trasale per la furente reazione del duca.
« Perdonate signore! Ma non aspettate la signora duchessa?» enuncia interrogante.
Lui, risoluto dichiara:
« La duchessa se avesse avuto fame, sarebbe qui adesso! Non credi? E ora servimi senza pronunciare altre scemenze!» ordina seccato il duca de Guìse.
« Certamente eccellenza! Vado subito! »

Anajise, dopo che il nobile è uscito dalla camera, si è subito lavato la mano che il consorte ha baciato e deciso di rimanere in stanza.
« Non ho nessuna intenzione di andare a sedermi accanto a quell' uomo. Spero vivamente, che se ne vada per un bel po'.
Solo allora, scenderò a mangiare»
Deteminata asserisce la giovane donna tra sé e sé.
Accostata alla finestra, con ancora la camicia in dosso, e i boccoli liberi sulle spalle, osserva l' ambiente esterno, accorgendosi esserci molto movimento.
Incuriosita, decide di scendere ai piani inferiori, sicura di non dover stare seduta accanto al suo "imposto marito".
" Spero che a quest' ora abbia finito di mangiare, e che sia pronto per uscire"

Procede in sordina, cercando di non farsi notare da nessuno. Ma per il viavai di camerieri nel quale versa il castello in questo momento, la cosa diventa improbabile.
Mentre avanza, alcuni dei servi, indaffarati nelle pulizie, notano i suoi strani movimenti, ma fingono di non vederla.
Corinne, affaccendata come gli altri, la avvista e celermente le si avvicina.
« Vostra grazia, cosa fate?»
Anajise, rincuorata per avere vicino l' unica cameriera del palazzo, che le è amica, le chiede:
« Corinne, sapete se il duca è già uscito o se deve andare da qualche parte?»
« Mi dispiace mia signora, ma non sono informata di questo! Ma venite, vi aiuto a vestirvi. Non potete scendere giù in camicia da notte! »
La serva, conduce Anajise in camera e la aiuta a indossare il corpetto, le varie sottogonne, insieme alle ampie e lunghe gonne.
Nel mentre inoltra la domanda, supplichevole.
« Questa sera lo faremo di nuovo vero Corinne?»
La donna, che nel contempo le vengono in mente le parole pronunciate da Marcèl, non sa cosa rispondere. Ma poi le annuncia, rammaricata:
« Mi dispiace, Anajise! Ma io non posso più essere vostra complice in questo, se dovessero scoprirmi finirei in prigione e poi alla ghigliottina... Perdonatemi, ma non posso più aiutarvi!» enuncia a testa bassa.
Anajise, che credeva di aver trovato un' alleata, ne rimane profondamente delusa. Ma senza perdersi d' animo dichiara:
« Non preoccupatevi Corinne, anzi vi ringrazio di aver rischiato la vita per aiutarmi! »
Le due donne si ammutoliscono per qualche istante, mentre una seguita a preparare l' altra.
Ma alla giovane duchessa, tornano in mente le parole appena dette da Corinne,
"...rischierei la ghigliottina!".
Scusate Corinne, posso farvi una domanda? Come mai avete detto che se vi scoprissero potreste finire in prigione, e addirittura alla ghigliottina? Io credevo, che potevate rischiare solo il licenziamento!»
« Purtroppo non è così! Mia giovane Anajise, i danni arrecati ai nobili sono gravi reati, e pertanto punibili solo con la morte»
A quelle parole, Anajise, avverte un senso di pesantezza al petto, il respiro le si fa affannoso, le gambe le cedono, il cuore batte impazzito, il senso di angoscia la pervade e subito dopo aver pronunciato:
« No! Julièn!»
Un forte capogiro la avvolge e mentre gira su sé stessa confusa, ripetendo il nome del suo amato; perde i sensi.

𝘼𝙈𝙊𝙍𝙄 𝙄𝙈𝙋𝙊𝙎𝙎𝙄𝘽𝙄𝙇𝙄 (ℕ𝕦𝕠𝕧𝕒 𝕊𝕥𝕖𝕤𝕦𝕣𝕒) In corso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora