Capitolo 17 LA FUGA

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Anajise, si prepara a partire cercando di fare i bagagli il più lentamente possibile.
Ma anche il gesto più lumacoso del mondo non contribuisce a far sì che arrivi il buio per dare la possibilità ai due innamorati di fuggire senza essere visti.
Giunge il triste momento per la donna di dover lasciare palazzo de Mercíer, mentre un servitore si accinge a portare fuori il baule per caricarlo sulla carrozza, Anajise raggiunge mesta i padroni di casa per salutarli:
« Marchesi de Mercíer! Volevo ringraziarvi per la cortese ospitalità di questi giorni e avermi permesso di dimorare in casa vostra fino alla mia completa guarigione. È giunta per me l' ora di tornare presso la mia famiglia. Grazie di tutto!»

Esegue un inchino, mentre i suoi occhi luccicosi cercano quelli di Julièn, che immobile con un braccio posato sulla superficie del caminetto, la osserva silente.
La Marchesa, si accosta alla giovane e passandole un braccio sulle spalle, la conduce delicatamente fino alla vettura che la attende in giardino.
« Non preoccuparti mia cara, vieni pure quando vuoi»
Quando è salita, a bordo, la nobile si rivolge a lei ponendole una domanda:
« Anajise, ma tu hai già visto il tuo futuro sposo?»
La donna, con lo sguardo basso risponde:
« Sì madame! Ho avuto modo di vederlo! »
« E non ti... Scusami non sono affari miei, è solo che è tanto più grande di te, avanti con gli anni!» esclama la donna.
« Lo so! Ma è un volere di mio padre! Addio Marchesa!»
« Addio cara!»
La donna osserva la carrozza allontanarsi e poi rientra in casa.

Anajise, seduta compostamente, si ritrova dentro l' abitacolo della vettura completamente sola. Si ode solo lo scalpitìo degli zoccoli ferrati dei cavalli sull' asfalto pavè, che procedono piano.
Ripensa alle parole della Marchesa de Mercíer, di Julièn, mentre lacrime calde rigano il suo volto senza poterlo impedire.
« Da bambina, ho sempre creduto che quando sarebbe arrivato il momento di sposarmi sarei stata felice, di farlo liberamente con chi avessi amato... con Julièn! Ma ora non ho più questa convinzione, anche se Julièn seguita a tranquillizzarmi, io ho uno strano presentimento!»

Nel contempo che fa questi pensieri, non si accorge che intanto si sta facendo buio. Improvvisamente la carrozza viene fatta arrestare bruscamente da un uomo con il viso coperto dal bavero del paltò verde scuro e da un tricorno (un cappello a falde larghe raccolte ai tre lati.
Lo sconosciuto, armato di moschetto, intima al malcapitato cocchiere di scendere dalla vettura.
« Voi! Scendete dalla carrozza e raggiungete quel tronco d' albero. Vi conviene fare come vi dico!»
L' uomo terrorizzato, obbedisce.
Subito dopo, sotto la minaccia della pistola, è costretto ad assistere impotente al rapimento della Contessina Anajise.
Dopo averla afferrata per il polso, l' uomo la trascina giù dalla vettura, mentre la donna impaurita, strilla chiedendo aiuto dimenandosi.
« LASCIATEMI! CHE VOLETE DA ME?!»
L' uomo senza risponderle, la carica sul suo cavallo e si allontana galoppando.

Nel frattempo che il cocchiere rimonta sulla carrozza per tornare indietro e dare l' allarme del rapimento, Anajise seguita a dimenarsi e a colpire ripetutamente sul torace il suo rapitore.
Dopo aver galoppato per molti chilometri, l' uomo arresta il suo cavallo in una radura boschiva, prontamente la donna salta giù e inizia a correre cercando di mettersi in salvo, ma la sua fuga si interrompe subitanea, quando sente pronunciare il suo nome da una voce a lei familiare:
« Anajise! Fermati sono io! »
La donna ancora prima di voltarsi esclama sorpresa:
« Julièn?»
Si gira nella sua direzione, correndogli incontro.
Quando sono uno di fronte all' altra, si uniscono in un forte abbraccio.
« Perché non mi hai detto subito che eri tu?»
« Non mi sentivo del tutto al sicuro. Adesso però dobbiamo andare, c' è un cavallo che ti aspetta dietro quella quercia. Avevo pensato a una carrozza, ma non sarebbe altrettanto veloce»
« Andrà bene! Non preoccuparti! E... Nicolás? »
« Non sa niente, non ho voluto coinvolgerlo! Andiamo adesso, la strada è lunga»

Intanto, il vetturino, giunto a palazzo de Mercíer, informa i padroni dell' accaduto, che subito inviano una missiva al Conte de Gardìn, padre di Anajise.
Il nobile, venuto a conoscenza del rapimento della figlia, si reca nell' immediato a Versailless, chiedendo a sua maestà la Regina Maria Antonietta di inviare alcune guardie per ritrovarla.
La reale non gli nega il suo aiuto e ordina al Generale La Fayette di occuparsi lui della faccenda insieme ad alcune sue guardie.
Trascorsa la giornata a cavallo, i due giovani, stremati, infreddoliti e affamati, giungono in un villaggio dalle casette rurali.
« Passeremo qui la notte! Domattina all' alba riprenderemo il cammino!»
« Va bene Julièn!»

Dirigono verso la stalla e sotto compenso chiedono di far rifocillare i loro cavalli allo stalliere.
« Scusate buon uomo, potete indicarci una locanda dove passare la notte?»
« " La Taverne" monsieur! Si trova all' angolo di questa strada»
« Merci!»
I due giovani raggiungono la locanda, richiedono una camera e dopo aver chiuso la porta rimangono in silenzio fissando un punto fisso davanti a loro - un solo letto per entrambi.
Anajise, abbassa lo sguardo rossa in volto per l' imbarazzo e Julièn, anch' egli a disagio per la situazione, cerca di collocarla nella giusta prospettiva, iniziando a parlare per primo.
« Anajise, vai a riposarti adesso! Sarai stanca e domani dobbiamo riprendere il viaggio all' alba!»
La donna sollevando il viso ribatte:
« Certo! Ma tu dove dormirai? Stanco lo sei anche tu !»
« Non preoccuparti! Mi arrangerò in qualche modo!»
« È fuori discussione! Questo letto è abbastanza grande per starci ins... in due»
Esclama Anajise evitando lo sguardo di Julièn. Lui intuisce il suo stato d' animo lentamente si accosta a lei, le solleva il mento ripetendo:
« Ne sei sicura?»
Anajise, incolla per qualche attimo i suoi occhi a quelli di lui e subito dopo risponde:
« Sì! Ne sono sicura!»
Procede a liberarsi degli indumenti più pesanti, rimanendo in sottoveste.

Quando si infila sotto le coperte, nota che Julièn si è coricato sopra, vestito,  posizionato su di un fianco e di spalle.
Sentendosi in colpa, lo scuote delicatamente per farlo destare dal sonno, che lo aveva preso per la stanchezza.
« Julièn! Che fai, perché non ti sei tolto i vestiti e infilato sotto?!»
Ma l' uomo non la ascolta, dorme profondamente.
Gli si fa più vicina, lo abbraccia da dietro e stringendosi a lui gli sussurra:
« Grazie amor mio! Sai di rischiare grosso sottraendomi al Duca de Guìse! Ma questo non ti ha fermato! »

𝘼𝙈𝙊𝙍𝙄 𝙄𝙈𝙋𝙊𝙎𝙎𝙄𝘽𝙄𝙇𝙄 (ℕ𝕦𝕠𝕧𝕒 𝕊𝕥𝕖𝕤𝕦𝕣𝕒) In corso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora