Capitolo 19 IN TRAPPOLA

22 9 12
                                    

I due fuggitivi, galoppando si allontanano lestamente da quel villaggio, dove hanno passato una meravigliosa notte e dove la giovane Anajise, ha conosciuto l' amore tra le braccia dell' uomo che ama.
Trascorrono molte ore in sella ai loro cavalli e sentono la necessità di riposare.
« Fermiamoci qui qualche minuto. Siamo esausti, da quando abbiamo lasciato la locanda, non ci siamo arrestati un attimo e tu sei già molto stanca. E lo sono anche i cavalli.
«Purtroppo non possiamo andare in un' altra locanda, perché La Fayette, ti sta cercando e ha già diffuso la notizia; facendo circolare il tuo ritratto. Dobbiamo sistemarci qui, in mezzo al bosco »
« Non preoccuparti Julièn, andrà bene. Ma... neanche qui siamo veramente al sicuro! Non è vero?»

Il suo uomo la fissa senza proferire alcuna parola.
Anajise, intuisce che quel silenzio è una risposta affermativa.
Julièn, si toglie il mantello e lo distribuisce sull' erba umida accostata a un tronco d' albero; per proteggere i loro abiti.
Seduti per terra, si stringono forte per darsi tepore e sentire meno il freddo della notte.
« Perdonami amore mio, non ho avuto abbastanza tempo per pianificare nei dettagli la nostra fuga. Purtroppo siamo costretti a restare nascosti qui. Riprenderemo il cammino all' alba e non ci fermeremo fino a quando non giungiamo al confine della Svizzera. Lì potremo riposare tranquilli »

Julièn, rassicura Anajise sul prossimo itinerario. Che si addormenta sicura, all' interno del caldo abbraccio del suo uomo; con la testa poggiata sul suo petto.
Mentre lui cerca di rimanere sveglio a vigilare e prevenire eventuali pericoli.
Ma nel bosco nero, a parte il frinire qua e là di qualche cicala e il rumore del vento soffiare tra le foglie, non si sente altro suono.
Ma la stanchezza è tanta - anche per Julièn - sopraggiunge il sonno e senza rendersene conto si addormenta.

All' albeggiare del giorno seguente, l' uomo viene risvegliato bruscamente.
Qualcosa lo scuote fastidiosamente e quando riapre gli occhi di colpo, lo accoglie un' amara sorpresa.
La lancia di una baionetta gli viene puntata contro, mentre una voce gli intima di alzarsi.
Nel contempo, anche Anajise si desta spaventata.
I due giovani si avvedono di essere circondati dai soldati Reali, comandati dal Generale La Fayette.
Il militare, li fissa un istante e subito dopo dichiara:
« Marchese de Mercíer Julièn, siete accusato del rapimento della Contessina de Gardìn Anajise, nonché promessa sposa del Duca de Guìse. Pertanto... Pertanto vi traggo in arresto! Avete qualcosa da dire per discolparvi ?»
« Io l' amo, noi due ci amiamo e questo matrimonio le è stato imposto dal padre e...»

La Fayette, solleva la mano proclamando:
« Basta così!»
Poi rivolgendosi alla donna chiede:
« E voi Contessina, cosa avete da aggiungere? Confermate ciò che ha appena dichiarato il Marchese?»
Anajise, avviluppata a Julièn, solleva lentamente il capo, con gli occhi velati dalle lacrime affermando:
« Sì, confermo! Io lo amo e non voglio sposare il Duca! Sono fuggita per questo, Julièn mi ha solo aiutata... Lui non c'entra! »
Si distanzia dal suo uomo di scatto, afferra la giubba del Generale, con le sue delicate mani, ma nelle quali mette tutta la forza implorandolo:
« Vi prego Generale, voi siete un uomo buono, ve lo leggo negli occhi! Lasciateci andare! Vi supplico, fingete di non averci trovati!»
Il militare, china il capo rammaricato aggiungendo:
« Mi dispiace, ma non posso farlo! Soldati procedete all' arresto!»
Anajise, gli rivolge uno sguardo dispregiativo e subitanea raggiunge Julièn che sta per essere portato via e in lacrime gli latra:
« No Julièn! Amore mio! Dove lo portate... lui non c'entra e tutta colpa mia... io l' ho costretto... JULIÈN TI AMO!»
Lui a sua volta replica a gran voce, mentre viene trascinato via dalla parte opposta a quella di lei, da alcuni soldati:
« ANAJISE PERDONAMI... NON HO SAPUTO PROTEGGERTI! TI AMO E TI AMERÒ PER SEMPRE !»

Il trambusto che si era creato poco prima, echeggiando nel bosco; ora tace.
Julièn, è stato portato via e Anajise viene ricondotta dal padre, che non perde tempo a farla visitare, sospettando che la figlia, dopo aver saputo che l' artefice del rapimento è Julièn; non fosse più illibata.
Nel mentre che attende che la porta della camera di Anajise si apra e ne venga fuori il medico, proclamando l' esito; spera in cuor suo che non sia come sospetta.
Seguita a rifare avanti e indietro, davanti a quella porta come un' anima in pena, parlando tra sé e sé, sotto lo sguardo confuso di Nicolàe e sua madre.
« Se quel Julièn avesse attentato alla sua virtù e il matrimonio con il Duca de Guìse dovesse saltare, spenderò tutto me stesso per farlo finire al patibolo!»

Tali frasi, giungono alle orecchie dei presenti e Nicolàe prorompe per portarlo alla ragione:
« Padre! Ma cosa dite! Julièn è il mio migliore amico da sempre e il matrimonio che avete imposto a mia sorella, è innaturale. Loro si amano...»
Furioso il patriarca gli si scaglia contro, lo afferra dal colletto della camicia urlando:
« Taci! Non ti ho dato il permesso di parlare! Se le regole di questa casa non sono di tuo gradimento, puoi anche andartene. Ma sappi che sarai diseredato dai miei averi!»
Nicolàe ribatte a suo padre:
« Non mi importa di essere diseredato, tanto in questa casa si deve fare - giusto o sbagliato che sia - come volete voi! E poi di quali averi parlate! Dei debiti di gioco accumulati negli anni, forse?
No grazie, posso anche farne a meno!»
A quel punto l' uomo alza un braccio, pronto a colpirlo ma Nicolàe lo arresta di scatto.
« È solo in questo modo che sapete risolvere i problemi in famiglia! Non è vero padre? Addio!»
L' uomo gli latra dietro, minacciandolo per farlo desistere:
« Se esci da quella porta, non aspettarti di poterci rientrare! Mi senti?»
Ma il giovane non lo ascolta, poi rivolge uno sguardo rattristato alla madre, la donna visibilmente avvilita dichiara:
« Caro, dove vuoi andare?»
« Vado via madre, lontano da quest' uomo! E vi consiglerei di farlo anche voi se potete e di portare via anche Anajise, prima che avveleni anche le vostre vite! Salutatemi voi la mia dolce Anajise. Addio!»
Nicolàe esce fuori dal grande portone, monta in sella al suo cavallo e via al galoppo fuori da quell' inferno.
Mentre la Contessa lo fissa con gli occhi colmi di lacrime, dichiara sottovoce:
«È già avvelenata!»

𝘼𝙈𝙊𝙍𝙄 𝙄𝙈𝙋𝙊𝙎𝙎𝙄𝘽𝙄𝙇𝙄 (ℕ𝕦𝕠𝕧𝕒 𝕊𝕥𝕖𝕤𝕦𝕣𝕒) In corso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora