Capitolo 23 - UNA NUOVA AMICA

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Anajise, rimane ad attendere, che Corinne, la domestica che le è stata messa a servizio, torni.
La donna, dopo che lei in lacrime, le ha confidato di non voler assolvere il suo dovere di moglie, le ha promesso di aiutarla in questo.
Ma la giovane, nutre qualche dubbio sulla giovane cameriera. Ripensa pentita " Sono stata troppo avventata! Non avrei dovuto espormi così tanto con una sconosciuta. D' altronde, non la conosco nemmeno! Spero che sia sincera!"
Ecco che d' acchito, riappare Corinne. Sfila il mantello dalle spalle, infila una mano nel tascone della sua gonna, tirando fuori una bottiglietta contenente un liquido blu. Tenendo in mano il piccolo recipiente enuncia, mentre lo fissa compiaciuta:
« Venti gocce di questo liquido e dormirà per tutta la notte! »
Procede a farla svestire e indossare il corredo della prima notte. Camicione, vestaglia e pantofole rigorosamente bianchi, per contraddistinguere la purezza.
Anajise, nel momento in cui lo ha in dosso ne intuisce il significato, la sua mente viene accarezzata d' improvviso, da un dolce pensiero " Il bianco simboleggia purezza. Il viscido duca, crede di cogliere un candido fiore questa notte. Non immagina neppure, che la sua sposa ha già donato il candore di questo fiore ad un altro uomo... all' uomo dei suoi sogni, da sempre amato. Julièn, chissà come stai!? Se mi pensi, come io penso a te ogni santo giorno, ogni minuto... attimo. Anche il più piccolo respiro, lo dedico a te, amore mio! Non mi lascerò abbattere da questa situazione, e non devi farlo neanche tu! Dobbiamo vivere!
Perché io so che un giorno, saremo di nuovo insieme e il nostro grande amore, ci sarà di aiuto per sconfiggere i mostri del passato!"

Corinne, si accorge che mentre le sta parlando, Anajise sembra incantata, non risponde e sulle sue labbra si intravede la smorfia di un sorriso, mentre i suoi occhi mutano in due lucciconi, pervasi da lacrime interrotte. Ma una sfugge a quel mare in tempesta, rigando il suo pallido viso.
« No! No! Non fate così duchessa!»
Declama Corinne, circondandole le spalle.
Anajise, si abbandona sulle braccia della donna, versando copiose lacrime.
« Su! Asciugate il viso e datevi un contegno, duchessa. Non vorrete far trapelare il vostro stato d' animo a vostro ma... ?
Anajise, la interrompe proclamando:
« Vi pregherei Corinne, di non usare quell' appellativo, parlando del duca, almeno, quando siamo da sole! E non chiamatemi duchessa, il mio nome è Anajise! »
« Ma non so se...»
« Potete! Sono io che vi ho dato il permesso.
Bene du... Anajise, come desiderate! E in me avete trovato un' amica! Potete fidarvi!»
« Grazie Corinne!»
Successivamente, si dirigono sottecchi, in cucina e lei, si accinge a preparare una tisana. Depone due tazze in un vassoio, in una versa venti gocce di quel composto, asserendo subito dopo:
« Precedetemi Anajise, io arrivo subito!»
Inquieta, declama:
« Vi prego Corinne, fate in fretta! Non voglio che approfitti del fatto di essere soli mettendo le sue mani addosso al mio corpo! Non potrei sopportarlo! »
La giovane inserviente la fissa annunciando:
« Non temete, farò prestissimo! Andate adesso o vi verrà a cercare»
Corinne non fa in tempo a finire la frase, che si ode il vocione del duca, espandersi per tutto il castello, reclamare la sua sposa.
Anajise, corre per i corridoi a raggiungere la camera padronale.
Quando giunge davanti alla porta laccata di bianco, con rilievi d' oro massiccio, tentenna prima di aprire.
Si fa coraggio, stringe gli occhi prima di girare la maniglia, poi entra.
L' immagine che gli si presenta davanti, è di un vecchio signore panciuto, con la vestaglia bordeaux, accomodato su una delle poltrone in camera da letto; con una mano che tiene il bastone.
D' istinto, vorrebbe fuggire via da quella casa che non è la sua, da quella vita che non le appartiene. Ma poi si ricorda della promessa fatta a sé stessa e rimane.
Il duca, quando la vede accedere in stanza, si eleva dalla poltrona, sorretto dal suo bastone.
« Siete qui mio piccolo fiore, non vedo l' ora di coglierlo e farvi mia !»
Quella definizione fa rabbrividire Anajise, che schifata assume un' espressione di disgusto.
Lo avvista avvicinarsi verso di lei, Seguitando a ripetere il suo nome, eccitato e sudato. Mentre la vuole raggiungere, il bastone le scivola dalle mani, ma lui non si arrende. Arranca claudicante nella direzione della giovane ripetendo:
« Anajise, siete adorabile! Perché mi sfuggite! Siete mia moglie adesso e dovete provvedere ai miei bisogni e ai doveri coniugali»
Rasente alla parete e ai mobili, cerca di distanziarsi per non farsi prendere, ma senza accorgersene, urta contro qualcosa che le impedisce di proseguire, facendola cadere rovinosamente per terra.
A quel punto il duca, le zompa addosso e ansante declama soddisfatto:
« Vi ho presa... finalmente! Adesso non potete più scappare!»
Come un animale che attacca la sua preda per sbranarla, le blocca le braccia con una mano, mentre l' altra armeggia sotto il suo camicione. Vorrebbe possederla sul tappeto. Anajise, nel contempo si dimena, contorcendosi per liberarsi dalla presa e dall' alito pestilenziale che emana. Latra piangendo:
« Lasciatemi! Non avete il diritto!»
« Vi sbagliate mia cara, io ho tutti i diritti su di voi. Potrei anche farvi rinchiudere nelle segrete di questo castello e possedervi quando ne ho voglia, e nessuno mi condannerebbe. Perché sono il duca e posso fare quello che voglio! E ora cara duchessa, adempite ai vostri doveri di moglie»
« No! Non voglio! Lasciatemi!»
" Ma dove è finita Corinne? Perché non è venuta subito come mi aveva assicurato?
Lo sapevo che non dovevo fidarmi!"
Improvvisamente bussano alla porta, questo fa infuriare il vecchio nobile, infastidito da quell' interruzione, agguanta il bastone ricomponendosi. Mentre Anajise, rimane sul pavimento tirando su la bordatura del camicione sulle spalle.
« Avanti!» risponde il duca.
Quando la giovane cameriera accede, si arresta per un attimo, avvistando Anajise, rannicchiata in un angolo, con l' espressione avvilita e il grande tappeto spostato. Capisce di aver tardato troppo.
Con disinvoltura enuncia:
« Perdonate signor duca, ma la duchessa mi ha chiesto di portarvi una tisana!»
« La duchessa? Grazie mia cara! Che gradito pensiero. Perché non me lo avete detto, ho proprio bisogno di rilassarmi... adesso!»
Porge la tazza con il sonnifero al nobile, e subito dopo si porta vicino alla donna, la aiuta a sollevarsi, depone il recipiente in ceramica davanti alla giovane duchessa, e bisbigliando enuncia scusandosi:
« Perdonatemi Anajise, ho avuto un contrattempo! Spero di non essere arrivata troppo tardi! Ora potete dormire tranquillamente per tutta la notte!»

𝘼𝙈𝙊𝙍𝙄 𝙄𝙈𝙋𝙊𝙎𝙎𝙄𝘽𝙄𝙇𝙄 (ℕ𝕦𝕠𝕧𝕒 𝕊𝕥𝕖𝕤𝕦𝕣𝕒) In corso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora