Capitolo 11: Mia madre

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«Can't read my, can't read myNo, he can't read my poker face(She's got me like nobody)Can't read my, can't read myNo, he can't read my poker face(She's got me like nobody)»

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«Can't read my, can't read my
No, he can't read my poker face
(She's got me like nobody)
Can't read my, can't read my
No, he can't read my poker face
(She's got me like nobody)»

Oggi
Tyler
His Diary

Mia madre era una donna bellissima.

Lei e mio padre si conobbero in California, in una mostra fotografica.

Mio padre ne rimase folgorato, onestamente non so se per mia madre fu lo stesso.
Non ho mai avuto l'occasione di chiederglielo.

Donovan Galpin era sempre stato un uomo egocentrico, che pensava solo a se stesso e al suo lavoro.
Francois invece era la donna più dolce che esisteva al mondo, sempre gentile e altruista con tutti.

In effetti non so come abbia fatto a scegliere proprio un uomo come mio padre.

Fatto sta che nel giro di poco tempo si fidanzarono, e poi subito dopo lei si trasferì qui a Jericho, dove abitava papà.

Il matrimonio avvenne un mese dopo, non so perché ma mio padre era davvero impaziente di celebrarlo, sembrava davvero ossessionato da quella donna.

Dopo il viaggio di nozze mamma gli confessò che da ragazzina era già stata a Jericho, per frequentare la Nevermore Academy, e rivelò anche la sua vera natura.

Stranamente lui non si scompose poi così tanto, infatti decise di avere anche un figlio da lei (ovvero io) anche se le probabilità che io ereditassi il gene dell'Hyde erano piuttosto alte.

Questa è la versione ufficiale della storia, ovvero quella di mio padre, non so come la avesse vissuta lei.

La mia infanzia fu, fino ai sei anni, relativamente normale.

Ovviamente mio padre passava più tempo al lavoro che a casa, quindi non lo vedevo praticamente mai.

I miei genitori litigavano molto spesso proprio su questo argomento, ma alla fine l'opinione di mia madre sfumava nelle urla di mio padre.

Ammetto che qualche schiaffo se lo è beccato, la povera e dolce Francios.

Scommetto che questo, il martire Donovan Galpin non lo raccontava mai.

Figuriamoci.

Avrebbe già perso il posto da bel po' se questo scandalo (così lo aveva definito lui) si fosse diffuso in centrale e altrove.

Io la vedevo spesso piangere -la mamma- ma non avevo mai parlato a nessuno dei maltrattamenti che mio padre le riservava, le minacce erano all'ordine del giorno anche per me.

Lo sceriffo beveva molto spesso, tornava a casa stanco e a volte persino ubriaco, così mia madre lo rimproverava per aver bevuto al lavoro, e puntualmente lui le tirava un ceffone.

Nonostante fosse molto stanca, era sempre dolce e affettuosa con me, non mi faceva pesare nulla.

Quando morì fu una tragedia per tutti.

Mio padre cadde in depressione, o almeno così sostiene, e si licenziò per un periodo che non aveva ancora calcolato, così dovetti trovarmi un lavoro.

Non ero molto entusiasta quando diventai un cameriere al Wathervin, che schifo di caffetteria, (adesso che non ci lavoro più posso dirlo forte e chiaro) poi ogni anno quando giungeva il Prigrin Word alcuni di quei Reietti venivano a rompere i coglioni e fare più casino che altro.

Fatto sta che dopo un anno finalmente lo sceriffo Galpin riprese ad esercitare la professione, ciononostante decisi di tenermi il lavoro, nel caso lui si licenziasse ancora o facesse sciocchezze di qualsiasi genere.

Perché racconto tutto questo? Molto semplice.

Per far capire a tutti voi -lettori- che anche questo povero pazzo prova delle emozioni.

È così.

Avevo promesso anche che avrei parlato della vostra amatissima Mercoledì Addams, (probabilmente io la chiamerò Маленькая ведьма).

So cosa state e pensando, e la risposta è: no, non svelerò il significato di questa parola, o almeno non adesso.
Amo chiamarla in questo modo, lo trovo un soprannome azzeccato.

Come dicevo, darò un assaggio dei miei contorti pensieri su di lei ma attenzione, ricordati tu, proprio tu, immaginario lettore, che io sono pur sempre pazzo, ciò significa che vedo le cose in modo diverso da come le vedi tu.

Ti dispiace se ti parlo direttamente? Ho smesso di essere formale molto tempo fa.

Scusami, mi sto dileguando.

Dicevo.

Proprio lei stessa -Mercoledí- mi ha chiesto se effettivamente tenevo a lei, e io le ho dato la risposta più elementare che potevo darle.

Sì.

Ma c'è tanto altro dietro a quel semplice sì.

Ci tengo a lei?
Sì, l'ho già detto.

Ma quello che la mia Маленькая ведьма voleva chiedermi era: «sei innamorato di me?» ed è la domanda che tu, spettatore della mia vita, ti stai ponendo.

Sono innamorato di lei?
Ovviamente sì.

Esatto, avete sentito bene.

Immagino che voi ora vi stiate godendo il vostro attimo di felicità e soddisfazione per le mie parole, che sicuramente hanno confermato le vostre ipotesi.

Ben venga.

Una cosa ancora non mi è chiara però, io so benissimo cosa provo per lei, ma chissà cosa prova lei per me?

Essere o non essere, questo è il dilemma.
Basta poesia.

Sin dal primo momento -quello in cui l'ho vista- mi aveva intrigato, non so per quale motivo, insomma, non è che fosse proprio il massimo dell'entusiasmo.

Ma questo lo sappiamo tutti.

Solitamente non vado molto all'aspetto fisico delle persone, ma dovetti ammettere che la mia Маленькая ведьма possedeva anche quello, oltre che una intelligenza che io ritenevo -e ritengo ancora- fuori dal comune.

Spesso mi ritrovavo a pensare che cosa passasse nella sua di testolina corvina, apparentemente così fredda e impassibile, ma sapevo che in fondo un cuore lo aveva.

Se lo ho io che sono pazzo, insomma, ci siamo capiti.

Il nostro rapporto era sempre stato un po' come stare sulle montagne russe, alti e bassi.

Ogni tanto quel caratterino che si ritrovava mi faceva perdere le staffe, ma poi pensavo che non potevo farci nulla.

A volte pensavo che assomigliasse molto a mia madre.

So che adesso voi sarete scandalizzati, come fa Mercoledì Addams ad assomigliare ad una come Francois Galpin!?

Invece sì, c'era una cosa che le accomunava.

L'intelligenza.

Per quanto ne cito sempre l'importanza, capite?
Spero di sì.

Mi dispiace ma non ho più voglia di scrivere, mi fa male la mano.

Perdonami errori ortografici o altro, ti scriverò presto, lettore ignoto.

Ancora tuo,

Tyler

Hold on Mercoledì x Tyler Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora