Capitolo 14

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Giulia.
Dopo che Elia si era ripreso del tutto, siamo corsi all'ospedale da Laura, anche se ancora è rimasto stordito.
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Elia è seduto accanto a me, non siamo entrati tutti, solo io, lui, il padre e Fred.
Gli altri hanno deciso di aspettare al parco, mi sembrava l'opzione più giusta per loro.
-potete entrare solo due alla volta- un'infermiera bassa e con i capelli chiari ci chiama.
-potete entrare anche solo tu e tuo padre- dico a Elia.
-va bene papà?- chiede lui rivolto al padre.
-entra prima con lei e poi andiamo io e Fred- dice Arthur con voce rauca.
Io ed Elia ci avviamo verso la sala dove lei è in coma.
Elia ha la mano stretta a me, dietro il vetro della sala, si trova Laura, ha la pelle bianca e, come Raffaele, è attaccata ad un'infinità di tubi.
-non si riprenderà- dice Elia soffocando un pianto.
Io non so cosa dirgli, ma lo abbraccio, a volte è quello che ci vuole.
Poco dopo, appena decidiamo di andare Arthur e Fred entrano.
-ma non potevamo entrare solo due..- Elia non finisce la frase, che il padre gli appoggia le mani sulle spalle possenti di Elia, che oramai è alto come il padre.
Solo adesso noto la loro somiglianza, si deve conoscerli bene, per notarla, hanno gli stessi lineamenti, Fini e raffinati del viso e lo stesso naso piccolo e adorabile, ma la pelle scura e i capelli neri fanno si che queste somiglianze non si notino, il padre dalla carnagione bianca e i capelli chiari mette in risalto gli occhi celesti.
-padre?- Chiede Elia confuso.
-la stacchiamo, non c'è speranza- senza rigori di parole Arthur decide di dirglielo, con coraggio e determinazione.
Deglutisco lentamente, noto il nervosismo di Elia che annuisce senza altre alternative.
-non pensare alla vendetta, la vendetta, porta solo odio, e nel cuore di un Re non ci deve essere capito?- Arthur sembra avere un tono severo che non ricordo aver visto.
-signori è il momento- l'infermiera di prima.
Prendo la mano ad Elia, devo molto a Laura, lei mi ha aiutato tanto ed io non ho avuto tempo per ringraziarla a dovere, mi copro buttandomi da Elia e si stringe a me a sua volta poi un rumore sordo della macchina che ha smesso di funzionare sovrasta il silenzio.
Sento Elia singhiozzare, mette mi giro vedo Arthur, piangere in silenzio.
-andiamo ragazzi, vi porto a casa- Arthur ci prende e ci porta nella macchina, mentre ci avviamo verso la casa di Elia.
Arrivati io e lui andiamo silenziosamente in camera sua, lui si butta sul letto diretto, io mi siedo accanto a lui facendogli i grattini sulla schiena.
Dopo una decina buona di silenzio lui sospira - sapevo già che questo giorno sarebbe arrivato, ma non si è mai abbastanza preparati per perdere qualcuno- mi dice sorridendo e cacciando via le lacrime.
-ti ammiro sai- gli dico, ed è davvero così io lo ammiro in tutto.
-per cosa?- si tira su guardandomi interrogativamente.
-tu sei forte e non ti abbatti mai, sei sempre pronto a ripartire- dico abbassando lo sguardo imbarazzato.
Lui ride, e poi mi bacia la fronte.
Io lo guardo strano -tu sei la mia forza- mi fissa nello stesso modo di quando mi fissava per conquistarmi, quello sguardo malizioso da farti perdere il capo.
-davvero?- ricambio lo sguardo.
-in teoria, io sono bello e forte così come sono, sai una bellezza di questo...-
-Elia ti prego sta zitto, odio profondamente quando fai lo spaccone-
Lo fisso un po' arrabbiata.
-adesso devo andare amore, ci sentiamo per domani ok ?-
Lui annuisce e tristemente si rimette a letto.
Quando arrivo a casa, mia madre nota che sono strana.
-hai litigato con Elia?- mi chiede.
-no, è morta sua nonna e poi avrai sicuramente sentito della biblioteca- dico amaramente.
-sta per scoppiare una guerra piccola, dobbiamo trovare un modo per salvarci- mi dice seriamente e decisa.
Io sono un po' incerta, ma di sicuro da qua non mi muovo.
Vado in camera senza nemmeno rispondere, ma di improvviso qualcosa mi fa male al petto, i denti mi fanno male ed inizio ad avere un insensato bisogno di sangue, cazzo, non adesso, da sola non mi saprei gestire, invece si, Elia ha lasciato due sacche sotto al mio letto, mi fiondo e ne prendo una.
La stessa sensazione che ho provato la prima volta mi pervade il corpo, i il cuore ha smesso di battere veloce e un leggero sollievo mi si è diffuso dentro di me.
Devo avvertire Elia prima che possa succedere di nuovo.
Ma nel mentre che prendo il telefono entra mio padre.
Ha lo sguardo cattivo sul volto e so già che vuole picchiarmi o sgridarmi,ma per cosa?
-smettila di vederti con Elia, te lo proibisco- dice urlando.
- e quale sarebbe il motivo scusa?- ribatto.
In realtà sono confusa, non capisco il motivo di tanta rabbia.
-perché io decido così e non voglio più vederti con lui intesi?- grida.
-scordatelo, io lo amo e non mi importa se è un vampiro -
-ti ha morsa non capisci?- mio padre sibila questa frase con odio profondo.
Come fa a saperlo?
Rimango perplessa senza rispondere, nemmeno riesco a muovermi.
Mio padre si avvicina con la cintura in mano ed io inizio a piangere prima che lei sfiori la pelle.

Oltre lo sguardo: figlio della fiammaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora