capitolo 26

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Giulia.
Il viaggio era durato tre ore, mi sono dovuta sopportare Eros e Luca che non facevano altro che progettare la mia morte in modi orribili.
Poi mi hanno bruscamente liberata e lasciata in una stanza.
Non ho idea di dove mi trovo, la stanza non è poi così male, rifletto su quello che hanno detto a proposito di me, quando hanno finito di parlare delle mie morti parlavano delle prove che dovevo superare inconsciamente, non ho idea cosa volessero dire, ma deve essere doloroso.
Scaccio via i pensieri oppure potrò piangere, potrei farlo, qua nessuno mi vede.
Mi rannicchio nel letto, senza volerlo lascio via libera alle mie lacrime, e in poco tempo riempio la stanza di singhiozzi, ma è un controsenso, io ho voluto che tutto questo accadesse e adesso devo solo prendermi le mie responsabilità.
Dopo un po' riesco a smettere, la stanchezza si fa sentire, quindi mi butto nel letto e dormo.
-Giulia cosa fai qui?- mi chiede brusco Elia, che è appoggiato a gli armadietti della scuola.
-tranquillo, non vengo da te!- rispondo male e senza guardarlo lo oltrepasso, odio quel ragazzo fin da quel momento che ci sono andata a sbattere contro.
Avevo una sensazione strana, la scuola sembrava diversa dal solito, ed io...
Io sono la ragazza di Elia perché mi ha trattata così?
Mi giro di scatto verso di lui, è ancora a ciacciare nel suo armadietto.
Si gira guardandomi accigliato.
-bè?! Cosa fai ancora qui?- mi scruta da cima a fondo -pensavo non volevi venire da me!-.
-ma sei scemo?- sussurro, cosa diamine stava succedendo?
Elia non si sarebbe comportato così, non riesco a capire, indietreggio con aria confusa.
-tu non sei Elia!- gli punto il dito contro.
Sta per dire qualcosa, ma i muri si distruggono e il tutto si polverizza, una sensazione di vuoto si dilaga intorno a me.
Mi risveglio di soprassalto, sono in una stanza vuota, ci sono solo due sedie comode, una macchina per i battiti del cuore con dei fili attaccati a me è una parete di vetro gigante.
-come hai fatto?- mi chiede arrogantemente Luca entrando dalla porta accanto alla parete di specchio.
Fare cosa?.
Cosa sta succedendo?.
Sono confusa, mi ributto seduta sul lettino, ho la testa che fa malissimo, noto la macchina per i battiti e noto che li ho molto superiore alla norma.
-cosa succede?- chiedo come un filo di voce.
-ti stiamo sottoponendo a dei test- ha l'aria turbata è molto nervosa -dei test dal quale non si capisce ciò che è reale o no, lo usiamo per controllare i nemici, ma tu... Tu sei riuscita a interrompere il nostro controllo, ed è impossibile, dobbiamo poi estrarti delle informazioni, in più studiare i mezzosangue- mi guarda con un ghigno dipinto sulla faccia, è orribile.
Mi limito a fissarlo ancora intontita, fa molto male uscire da questo test, non capisci più niente.
Eros raggiunge Luca, con uno strano sorriso stampato in faccia.
-per adesso sediamola, poi quando si è ripresa, usiamo il siero più potente e vediamo, non sarà imbattibile!-
-lasciatemi andare!- grido affannosamente.
Loro ridono, mentre Luca si dirige sul tavolino dove era deposta la macchina ancora attaccata a me, non avevo notato prima le siringhe sul tavolino, ne prende una, se la rigira e poi mi guarda.
-è stata una tua scelta e adesso paghi!-
Eros mi incolla i bracci ai bracciali della sedia, inutilmente mi divincolo cercando di liberarmi, ma Luca pianta l'ago nel mio braccio, sento come un pizzicotto, poi una sensazione orribile del liquido che mi scorre nelle vene.
Senza dire altro si dirigono fuori dalla stanza, ha ragione Luca, adesso devo pagare per la mia scelta, basta frignare.
La stanza inizia a roteare ed io mi lascio cadere e mi addormento.

Oltre lo sguardo: figlio della fiammaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora