capitolo 37

1.7K 141 6
                                    

Elia. (Quattro giorni dopo)
Ho messo tutto apposto, nel regno stanno già ricostruendo i vari paesi e città, eppure sento che mi manca qualcosa, per la guerra ho perso mia madre, Tommaso e mia nonna.
Indietro non li posso avere, in più voglio anche tornare da Giulia sentirla per telefono mi fa venire ancora di più la nostalgia.
Ma prima devo capire il perché dell'inizio di tutto ciò.
Scendo nelle segrete, incontro una guardia, mi saluta inchinandosi, per una volta tengo un comportamento da superiore, passo a testa alta senza degnarla di uno sguardo.
Mi segue prendo le chiavi.
-quale signore?- chiede umilmente.
Lascio che la rabbia e la mia cattiveria venga fuori per pronunciare con disprezzo il suo nome.
-Luca-.
-si, signore-.
Mi precede, giuda domi verso la sua cella.
Il portone in legno, ma molto ben curato, si sovrasta davanti a noi.
I sotterranei freddi, mi hanno messo i brividi, ma reprimo l'impulso di passarmi le mani sulle braccia.
Una volta aperto il portone, l'immagine di Luca mi si posa davanti.
Prima per tirarlo fuori da un guaio del genere avrei dato la vita.
Incredibile come cambiano le cose, ma ancora più incredibile è il fatto che le persone, nonostante il tempo trascorso insieme, non le finisci mai di conoscere.
Lo guardo con superiorità, ma provo anche compassione, cerco di non pensare ai tempi della nostra amicizia.
-Hai vinto bravo!- dice con amarezza.
-era utile tutto ciò? - la mia voce rimane ferma, mentre dono in piedi difronte a lui, fissandolo.
Ha lo sguardo basso, seduto sulla branda della stanza, che è molto ben tenuta per essere una cella, i muri bianchi e il profumo di lavanda della Signora Knell era il nostro preferito quando passavamo le estati nel castello buttandoci nei lenzuolo freschi.
Reprimo ancora una volta un sorriso mantenendo lo sguardo severo e fermo.
-ero accecato dalla rabbia- riconosce Luca.
-accecatolmeno riconosci gli sbagli- non mi intenerisco e rimango di pietra.
-mio padre era innamorato di tua madre, ma sapeva che il suo cuore apparteneva ad Arthur, quindi decise di lasciar perdere- tra uno sbuffo e l'altro la storia si fa più interessante.
-Ma quando mio padre e il tuo litigarono le cose degenerarono e mio padre commise il grande errore di uccidere tua madre, il resto lo sai, ma comunque non mi pento di aver fatto ciò che ho fatto- finalmente mi guarda in viso, il suo sguardo implora perdono, allo stesso tempo è avido e corrotto.
-dovevo vendicare mio padre, ma ho fallito-
-Non posso perdonarti- rispondo freddo -ne potrò mai farlo, ma sappi che sarà dura per te uscire di qua, la tua invidia ti ha portato alla sconfitta, e all'umiliazione- mi giro e guardo verso la porta, sono rimasto freddo e distante per tutto il tempo -ci tenevo alla nostra amicizia- sbatto il portone e risalgo scale lentamente, ma soddisfatto della mia superiorità.
-papà- grido appena uscito.
-Elia dono qua vieni- mi fa con un gesto della mano segno di seguirlo.
-gli ho parlato- dico molto cautamente.
-ti ha detto ciò che ti ho raccontato?- mi chiede.
-parola per parola-.
Mio padre mia aveva già raccontato tutto quanto, anche se dopo secoli, mi va bene forse prima non ero abbastanza maturo da capirlo.
-andiamo sulla terra, qua ritorneremo tra non molto- mio padre si alza e apre molto tranquillamente il portale.
Quando mi ritrovo sul divano, un po' frastornato, guardo l'orologio nervosamente, solo le sette, ed è sabato, mi sono messo d'accordo con Zeke, farò una sorpresa a Giulia.
Per le otto mi dirigo verso la pizzeria dove hanno deciso di andare a mangiare.
Apro lentamente la porta, Giulia è girata di spalle, faccio segno agli altri di fare silenzio, le tappo gli occhi con le mani, la sento sussultare sulla sedia e girarsi di scatto.
La prendo tra le braccia e poi la bacio, che bello.
-Stronzo sei e stronzo rimarrai- mi dice nell'orecchio.
Poi ci sediamo a tavola e tutto ritorna come ai vecchi tempi, mentre sono seduto tengo la mano stretta a Giulia, stasera verrà da ne a dormire e la farò mia.
Mentre la serata scorre veloce il tempo di andare a casa è venuto, porto Giulia a casa mia, una volta entrati la butto sul letto ed iniziamo a spogliarci, mi prende delicatamente il pene tra le mani e poi pompa, mentre gemo dal piacere, poi è il mio turno, mi piace giocare con la sua amica, quando entro lei gene di piacere, e alla gne ci addormentiamo nudi, ma insieme e felici.

Oltre lo sguardo: figlio della fiammaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora