Lanciò un coltello verso il bersaglio con tutta la forza che aveva nel braccio, ma lo mancò ancora una volta. Gridò di frustrazione, mettendosi le mani tra i capelli rossi. Iniziava ad odiarli, quei capelli. Non sapeva bene il perché, ma era così. Si fece una lunga treccia, che le arrivava a metà schiena, liberando finalmente la visuale che era stata ostruita dai ricci. Prese un'altra serie di coltelli, mettendoli nelle varie fondine per coltello, posizionandosi davanti al bersaglio.
Prese un lungo respiro chiudendo gli occhi, rilassandosi. Tanti pensieri le affollavano la mente e molti di questi erano sull'amico e sul fratello, tutto era così confuso e lei non sapeva bene cosa fare. Anzi, lo sapeva benissimo. Doveva essere forte, non doveva essere confusa, come era in quel momento.Doveva essere forte, pronta a lottare e non farsi mettere in confusione da tutta la serie di problemi che le si stavano presentando. Per l'amor del cielo, aveva già combattuto numerose volte, sarebbe riuscita a vincere pure quella volta. Sapeva che con l'aiuto dei suoi amici avrebbe potuto almeno provare. Forse avebbe vinto. Insomma, che cosa le diceva che non avrebbero vinto? Lo avevano già sconfitto una volta, vincere una seconda era poi così tanto difficile?
No. Ce l'avrebbero fatta, non si sarebbero fatti sottomettere da un tipo come Sebastian.
Aprì gli occhi, ora lo sguardo era deciso. Prese un coltello e, con tutta la calma, la precisione e la pazienza del mondo, si mise in posizione di tiro. Un colpo in segno. Un'altro, un'altro ancora. E ancora.
Quando i coltelli stavano per finire sentì delle mani applaudire e lei si girò, curiosa di vedere la fonte di quel rumore. Senza pensarci due volte gli corse incontro, saltandogli in braccio:-Simon!-Disse lei, tra le braccia del suo migliore amico.
-Ti sono mancato così tanto?-Chiese lui, poggiandola a terra e scompigliandole i capelli, come era sua solito fare.
-Pensavo fosse ovvio...È da una settimana che non ti vedo-Concluse lei, andando verso il bersaglio, iniziando a rimuoverli. L'amico la seguì, iniziando ad aiutarla:-Già...Beh, sono qui dall'inizio dell'allenamento e, lasciatelo dire, oggi fai schifo. Quasi sono meglio io-Concluse Simon, sorridendo maliziosamente. Clary gli fece la linguaccia, scoppiando poi a ridere insieme a lui. Gli serviva proprio. Ora si, che si sentiva meglio.
-Allora me lo dici che cosa sta succedendo?-Disse lui, mentre riponeva i coltelli al loro posto. Clary sospirò e si sedette su delle panche da pesi, seguita a ruota da Simon, che ora la guardava. Ovviamente gli avrebbe detto tutto. Così iniziò a raccontare, tra smorfie di irritazione e facce arrabbiate di Simon, poi lo sorprese con la spiegazione di Alec.
-Ti rendi conto di quello che significa?-Chiese il ragazzo alla rossa, che annuì, conoscendo già i pensieri.-Dobbiamo dirlo all'Inquisitore-Disse lui alzandosi, ma Clary subito lo fermò, cercando di farlo ragionare
-No! Non possiamo! Alec è ancora debole e lo stremerebbero, dobbiamo aspettare! Se lo diciamo all'Inquisitore lo...-Non finì la frase.
Una voce profonda riempì la stanza:-Dirmi che cosa?-
~Le cose imbarazzanti della vita. Come si fa a scrivere un capitolo così corto me lo potete dire solo voi. Comunque non potevo non finirlo così, insomma è troppo figo tenervi sulle spine. Sono una stronza lo so:)
Tanti tanto,
Kikka~
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Shadowhunters-Citta' dell'amore perduto
FanfictionFelice. Voleva essere felice. Avere una vita normale, per quanto potrebbe esserlo quella di una Shadowhunters. Ma ovviamente, gli Shadowhunters sono nati per il rischio e niente e nessuno li salverà da questo destino. Lei lo sa bene. Ma lui dovrebb...