Se non mi fossi lasciata convincere da Noah, non sarei mai andata a quella stupida festa e non ci sarebbero stati questo tipo di problemi. In questo momento, però, dato che non si può tornare indietro, voglio solo tornare dai miei genitori e dimenticarmi di questa situazione ridicola e devastante.
<<Tu? Come ti chiami, stronzo che non sei altro?>>
Nel suo sguardo prevalgono un'ostentata sicurezza e un briciolo di perversione. Chissà come passa il tempo libero, oltre a rompere il cazzo.
<<Mi chiamo Luigi, ma non sono qui per fare amicizia.>>
Mette subito le cose in chiaro. Come se io avessi voglia di conoscerlo meglio!
<<Io non sono qui per dartela, quindi puoi anche lasciarmi andare.>>
Gli scappa una risata divertita e mi scruta dalla testa ai piedi. In modo particolare, si sofferma sui miei capelli.
<<Non sono qui neanche per questo. Insomma, sei una bimba e non sei neanche bionda. Senza dubbio non il mio tipo.>>
Tiro un sospiro di sollievo, anche se queste parole sono una pugnalata alla mia scarsa autostima.
<<In effetti neanche tu sei il mio tipo. A me non piacciono gli stronzi e soprattutto sono una fan dei ragazzi mulatti.>>
Scoppia a ridere di nuovo, stavolta con più gusto. Sono veramente così divertente? Oppure mi trova semplicemente infantile e stupida?
<<Sei proprio strana. Non pensi sia il caso di cambiare stile e modi di fare? Con questi vestiti sei ridicola, non provocheresti neanche->>
Ho sentito abbastanza. Gli mordo il collo e d'istinto mi lascia andare. Mi allontano velocemente dal bagno e da quella che temo diventerà la mia tortura.
<<Lilith dove eri finita? Pensavo ti fossi sentita male.>>
Mia mamma ha finalmente smesso di piagnucolare, quindi tiro un altro sospiro di sollievo. Sono stanca di prendermi il dolore degli altri, ma purtroppo non riesco ad evitarlo.
<<Il signore non riusciva a trovare il bagno, quindi gli ho dato delle indicazioni.>>
Mento. Non posso di certo dire: sai papà, questo coglione l'ho incontrato giusto ieri sera in una discoteca, stava per farsi una bionda, mi perseguita. Non lo sopporto. Uccidilo.
<<Ok, sto decisamente ingigantendo le cose.>>
Tutti mi guardano in modo strano, compreso questo Luigi, che ho appena scoperto essere dietro di me. Ho pensato ad alta voce?
<<No, ehm, stavo pensando. Pensando a cose mie, personali, cioè...>>
Dì qualcosa, ti scongiuro. Perché non riesco a concentrarmi?
<<Non si preoccupi signorina, abbiamo cose più importanti di cui parlare in questo momento.>>
Interviene l'incasinato. Dovrei ringraziarlo? Non ci penso neanche.
<<Mi devi un favore.>>
Mi dice con un sussurro, seguito da un occhiolino che mi stordisce. Mi prendo il permesso di osservarlo meglio.
Ha gli occhi scuri, le labbra gonfie e rosate, il ciuffo ribelle non è in linea con il lavoro che svolge. Indossa sempre camicie provocanti, probabilmente la sera non torna neanche a casa. Devo ammetterlo, è più bello di quanto pensassi. Ha un non so che di attraente: probabilmente è il modo in cui mi guarda.
<<Ci vediamo la settimana prossima. Vi ricordo di ragionare bene su questa situazione. Mio padre non è molto contento di avere a che fare con così tante famiglie. Può essere limitante per voi. A partire da oggi, avete un mese di tempo per sgomberare tutto.>>
Ritorno a concentrarmi sulla situazione tragica dei miei genitori. Anche la mia, se è per questo. Non accetteranno mai di tornare a vivere con la nonna. Spero solo che si rendano conto che quest'offerta è più che buona, soprattutto per una famiglia come noi.
In realtà non piace neanche a me l'idea di lasciare Noah, i miei posti preferiti e la città in cui ho vissuto per anni. Devo proprio pensare a cosa fare, devo trovare un modo per aiutarli.
<<Lilith puoi accompagnare il signore alla porta, per cortesia?>>
Mi chiede Alba, mia madre. La fulmino con lo sguardo e penso a come sembrare cortese.
<<Certo, volentieri.>>
Dico con strafottenza, osservando il ghigno beffardo comparso sul volto di Luigi.
<<Ei bimba, prima di andare, vorrei farti una proposta.>>
Sto per sbattergli la porta in faccia, giuro che non ne posso già più.
<<Ho già detto che non vengo a letto con te.>>
Sforza un sorriso. Nella sua espressione noto la consapevole di essere pericoloso per le ragazze. Sa che le ferisce, ma evidentemente non gli interessa.
<<Dopodomani sera c'è una festa a casa mia. Mio padre è fuori per lavoro, quindi posso fare tutto quello che voglio.>>
E quindi?
<<Bella notizia, posso uscire con i miei amici senza incontrarti in giro.>>
Alza gli occhi al cielo, evidentemente infastidito da me e dal mio essere puntigliosa.
<<Vieni. Puoi portare anche la tua amica, non mi interessa.>>
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Solo per paura// Luigi Strangis
RomanceNon era una sensazione che lui riusciva a comprendere, non percepiva cosa celavano quegli occhi scuri, non si capacitava di quanto gli piacesse dondolare le sue dita lungo quella chioma ribelle. Luigi non sapeva che con il fuoco non si scherza, pe...