25; Lilith

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Non è stato facile convincere mia madre. Sono tornata con il viso gonfio, gridando coma una pazza di essere stanca.

Ho chiesto in modo disperato di anticipare la nostra partenza e di lasciare la mia stanza in questo posto.

Forse sono stata ingiusta con la mia famiglia, ma non potevo fare diversamente. Hanno già cercato di fare domande, ma non ho voluto rispondere.

Non voglio parlare di quello che è successo perché ho paura. Paura di essere giudicata e paura che il mio sentimento possa essere ancora una volta sottovalutato.

<<Amore, non sono venuta per parlare. Volevo semplicemente chiedere scusa per il mio comportamento di stamattina>>

Sforzo un sorriso.

<<Tranquilla, mamma. Capisco che non è facile accettare il mio silenzio>>

Ricambia il mio sguardo tenero, non dice nient'altro.

<<Mi piacerebbe parlare con te, ma nonostante questo non ho voglia di tornare sull'argomento>>

Annuisce. All'improvviso sentiamo suonare il campanello, sussulto per la sorpresa.

<<Vado, in caso fosse Noah?>>

Mi chiede, con tono di voce speranzoso. Io distruggo tutte le sue aspettative positive.

<<Dille di andarsene. Non voglio vedere nessuno>>

La sua espressione diventa di nuovo seria, sta cercando di non demordere.

Vuole solo fingere di essere serena, perché in realtà vuole scoprire quello che c'è dietro al mio comportamento brusco.

<<Cara, c'è una persona per te>>

Sento bussare alla porta della mia stanza. Roteo gli occhi verso il cielo.

<<Ho detto che non voglio parlare con nessuno!>>

Mi lamento, ma nessuno risponde.

Mi stendo sul divano della mia stanza e copro il mio volto con un cuscino.

<<Neanche con me?>>

Un brivido mi percorre la schiena. Schiudo le labbra per ribattere, ma non esce neanche una stupida parola dalla mia bocca.

<<Voglio una risposta>>

Una voce familiare, un dolce profumo di muschio. La presenza di un uomo che in questo momento non è gradita.

<<In modo particolare con te, stronzo>>

Scopro il mio viso ma cerco di non incontrare il suo sguardo, per questo mantengo l'attenzione sul tappeto morbido che attutisce tutte le mie cadute.

<<Non posso neanche immaginare quanto tu possa odiare me, dopo quello che è successo>>

Dice, di punto in bianco.

<<Non pretendo di avere una conversazione con te, dopo tutto il male che ti ho causato>>

Continua, la sua voce è spezzata.

<<Però posso pretendere di essere ascoltato. Ognuno ha il diritto di esprimere ciò che sente, giusto?>>

Annuisco, perché il suo discorso ha senso. Non posso essere contraria alla verità.

<<Sono tutto orecchi per te>>

Giuro di averlo visto sorridere.

<<Ho fatto una chiacchierata con Maria, la domestica storica della mia famiglia>>

Il mio cuore batte all'impazzata, ma non capisco il perché. Sento che sta succedendo qualcosa di brutto.

<<Mi ha trovato in difficoltà. In questo periodo sono stato molto male, mentalmente, tanto quanto te adesso>>

Sbruffo. Perché deve sempre essere quello che sovrasta le altre persone? Anche nelle situazioni più banali.

<<Ho capito tante cose, ascoltando la sua lezione di vita e di amore. Ho capito di essere stato maleducato, e per questo non mi manca che chiedere scusa>>

Non reagisco. Le sue parole, per me, sono buttate al vento. Non fanno effetto perché non credo più a quello che dice questo ragazzo.

<<Perfetto, grazie. Quella è la porta>>

Mi alzo e cerco di raggiungere il mio letto, ma qualcosa mi impedisce di camminare. Luigi mi viene incontro lentamente, come una bestiaccia che vuole catturare la sua preda.

Indietreggio, perché non voglio ripetere la stessa storia di sempre. Soprattutto in questo momento, dentro casa mia.

<<Smettila>>

La mia schiena sbatte contro la parete fredda e spoglia di tutte le mie cose preferite. La partenza è sempre più vicina, manca all'incirca una settimana.

<<No. Non ho finito. Sto per dire una cosa importante, Lilith, ma non voglio essere frainteso>>

Faccio un lungo respiro. Non credo di essere pronta, ma non posso fare a meno che ascoltare quello che vuole raccontare.

<<Non parliamo di amore, perché io non ci capisco niente. Parliamo di qualcosa che è nato per gioco>>

È veramente imbarazzante. Sto cercando di porre fine alla tortura più grande della mia vita, ma non riesco.

<<Non è un gioco per me. Cazzo, ma non riesci proprio a capire che io ti amo?>>

Grido più forte che posso, mentre cerco di liberare il polso dalla sua presa.

<<Cos'hai detto?>>

Sgrana gli occhi. La sua espressione è indecifrabile. Sembra in difficoltà.

<<Ho detto che ti amo, Luigi. Ti amo e forse troppo. Ti amo e forse non dovrei farlo. L'unica cosa che so è che ti amo e non posso più sopportare di essere usata>>

Una lacrima minaccia di uscire, ma riesco a trattenerla. Devo rimanere lucida.

<<È per questo che abbiamo anticipato la data di partenza. Dopo questo sabato ricominceremo le nostre vite>>

Cerco di sorridere, perché non voglio sembrare più vulnerabile di quanto la mia voce faccia già percepire.

<<Io indosserò di nuovo la mia felpa di Trilli, tu tornerai dalle tue biondine. Tutto esattamente come prima>>

I suoi occhi diventano lucidi.

<<È finita per sempre... qualsiasi cosa ci sia stata, è finita per sempre. Perché? Beh, perché non era quello che volevo>>

Corro fuori dalla mia stessa stanza, scoppiando in una valle di lacrime spaventosa.

Mi accorgo solamente alla fine di tutto di tenere un bigliettino in mano.

Temevo che sarebbe finita in questo modo. Goditi i tuoi fiori. Un abbraccio.
L. S.

Solo per paura// Luigi StrangisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora