Non dovevo ascoltare il mio migliore amico. Non ha sempre ragione come vuole farmi credere, anzi.
Gli ho dato ascolto, ho accettato questo incarico per dimostrare a mio padre che posso farcela, ma sono in una situazione scomoda.
Sto lavorando con i genitori della bimba, qualsiasi cosa io faccia influirà sulla sua vita. Non voglio ferirla ancora.
E non voglio ferire me stesso, raggiungendola ogni settimana a casa per questioni da risolvere o documenti mancanti. Senza poterla baciare...
Tutte balle, io lo faccio perché voglio vederla. Ma non posso piombarmi nella sua stanza senza motivo.
<<Buongiorno signora Alba, è un piacere anche per me.>>
Ricambio il saluto cortese di sua madre, che mi lascia accomodare.
Il loro appartamento non è così male, in fondo. Ogni muro è dipinto con un colore pastello, la mobilia non è pacchiana.
Sopra gli scaffali, ci sono piante di ogni tipo e tanti quadri di famiglia. La mia attenzione ricade sempre sulla stessa foto.
<<Bella, vero? È la mia piccola Lilith, è sempre stata una forza della natura.>>
Alba mi affianca, osservo il suo sguardo malinconico. Il tono dolce ma debole.
<<Mi piacerebbe vederla sorridere, ogni tanto. Ultimamente non sembra felice neanche in compagnia di Noah.>>
Mi dice, porgendomi finalmente la mia tazza di tè caldo. È buonissimo, soprattutto alla fragola.
<<Come mai?>>
Chiedo, cercando di non mostrarmi troppo interessato alla conversazione.
<<Lilith ha sofferto tanto in passato, purtroppo questo mondo è crudele e ha reso vittima mia figlia.>>
Sgrano gli occhi ma torno subito serio. Non posso sembrare troppo teso, perché dovrei ammettere la verità e non credo la bimba sia d'accordo.
<<Non capisco, vittima di che cosa?>>
Distolgo lo sguardo e mi riempio il cuore degli occhioni dolci della bambina rappresentata in foto.
<<Lei non vuole condividere questo momento della sua vita con nessuno, e io non voglio mancarle di rispetto.>>
Annuisco e le appoggio una mano dietro la schiena, per confortarla. Penso a cosa dire.
<<Ho conosciuto Lilith, durante una serata tra amici. È una ragazza speciale e spero che la vita, un giorno, possa tornare a farla sorridere.>>
La signora mi sorride e poi mi accompagna in salotto, dove ci aspetta Benjamin. Il padre di Lilith.
<<Giovanotto, è sempre un piacere accoglierti in casa nostra. Come procede il lavoro?>>
Sforzo un sorriso e mi accomodo.
<<Abbastanza bene.>>
Rispondo sbrigativo, guardandomi intorno alla ricerca di due labbra rosate e lucide.
<<Quindi, dobbiamo parlare della stanza più importante. Quella di nostra figlia.>>
Torno immediatamente serio e la mia espressione diventa più che cupa.
<<A-Ah sì?>>
Rispondono "sì" in sincronia.
<<Lei soffre molto questa situazione, dice che non vuole lasciare questo posto. Per noi è strano, perché ha sempre detestato la città...>>
Mi torturo le unghie e il ciuffo ribelle. Maledizione.
<<Per questo, vogliamo che durante il trasloco la sua camera sia totalmente smontata e rimontata. Vogliamo replicarla nella nuova abitazione.>>
Lontana chilometri dalla mia. Porca troia. Io non posso proprio farcela con questa ragazza.
<<Certo, è fattibile...>>
<<Posso vedere la sua camera?>>Chiedo con troppa schiettezza, i suoi genitori mi guardano sospetti, soprattutto Alba. Ma non obiettano.
Mi accompagnano e bussano alla porta della bimba.
<<Lilith, tesoro, stiamo collaborando con Luigi e abbiamo bisogno di studiare la tua stanza.>>
La sento sospirare e sorrido compiaciuto. Dimenticandomi di tutto il resto.
<<Potevate almeno avvertirmi.>>
Dice irritata, e prima che discuta con i suoi genitori, mi faccio avanti.
<<Ciao, Lilith. È colpa mia, non prendertela con i tuoi genitori.>>
Rotea gli occhi verso il cielo e io le faccio l'occhiolino.
<<È sempre colpa tua, Luigi. Lo sai o mi sbaglio?>>
Mi chiede con tono di sfida, io reggo il suo sguardo e mi appoggio con una spalla allo stipite della porta.
I suoi genitori? Non mi può fregare di meno dei suoi cazzo di genitori.
<<Non è mai colpa delle principesse, hai ragione. Ma è l'ultima volta che ammetto una cosa del genere.>>
Il suo sguardo diventa all'improvviso più tenero, ma lo nasconde subito.
<<Mamma, papà, potete andarvene. Luigi può controllare senza di voi.>>
Azzardo e incontro lo sguardo della madre, curioso e senza ombra di dubbio perverso. Dio santo, sembriamo adolescenti che stanno per fare sesso per la prima volta.
<<Non ti basta rovinarmi la vita ogni volta che ci incontriamo? Devi anche allontanarmi dalle persone che amo?>>
Mi siedo sul letto e le afferro una mano. Non muove un dito.
<<E dimmi un po', bimba, tu chi ami?>>
Arrossisce violentemente e rido di gusto.
<<Non te, montato che non sei altro.>>
Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro qualcosa. La prima cosa che mi viene in mente.
<<Ho qualche dubbio al riguardo, bimba.>>
Mi allontano subito, prima di commettere cazzate. Perché mi riesce così difficile starle lontano?
<<Vai Luigi, o i miei genitori sospetteranno qualcosa.>>
Mi dice esausta. Ha ragione, non posso permettermi un passo falso con la sua famiglia. Con mio padre.
Ma che cazzo mi interessa. Con lei, non posso permettermi di sbagliare con Lili.
<<Non preoccuparti di niente, ti fidi di me?>>
Mi alzo e la trascino in piedi con me, facendola scontrare contro il mio petto.
<<No.>>
Ammette, divertita. Come darle torto. Le traccio il contorno delle fossette con il polpastrello del pollice.
La sua risata mi scalda il cuore. Rido anch'io di gusto con lei. Ancora.
<<Fallo, mi raccomando.>>
<<Ci vediamo presto, bimba.>>Mi allontano svogliatamente, mi avvicino alla porta e la spalanco. Non c'è nessuno nei paraggi.
All'improvviso mi blocco. Controllo bene e corro verso di lei.
Faccio scontrare le mie labbra con le sue. Quanto mi erano mancate...
<<Fidati di me, Lilith. Per favore. Fallo.>>
Poi le mando un bacio volante e scappo, salutando velocemente Alba e Benjamin.
Esco confuso ma sicuro di una cosa: Lilith non andrà da nessuna parte senza di me, cazzo. Da nessuna fottuta parte.
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Solo per paura// Luigi Strangis
RomanceNon era una sensazione che lui riusciva a comprendere, non percepiva cosa celavano quegli occhi scuri, non si capacitava di quanto gli piacesse dondolare le sue dita lungo quella chioma ribelle. Luigi non sapeva che con il fuoco non si scherza, pe...