Mi guardo intorno, osservo attentamente la portafinestra socchiusa e il cuore mi palpita forte sotto la maglietta. Cerco disperatamente di mantenere la calma, mi volto verso la mia destra e una consapevolezza mi colpisce.
Mi ero dimenticato della presenza di Lilith, e di tutto quello che è successo stanotte.
Di solito non mi comporto così con nessuno e in particolare quando si parla di ragazze, ma non potevo ignorare la sua premura nei miei confronti.
Non aveva nessun motivo per farlo, eppure si è presa cura di me, dimenticandosi del suo polso dolorante.
La guardo e né approfitto per studiarla: uno spiraglio di luce le illumina il volto tondo, il naso piccolino e le labbra rosate e carnose. Le ciglia lunghe le incorniciano il volto, e gli occhi color cioccolato che in questo momento riposano in un'espressione beata.
Mi prendo la libertà di spostare lo sguardo un po' più in giù. I miei vestiti troppo grandi la rendono buffa, ma allo stesso tempo tenera. La felpa, in questo momento, le aderisce perfettamente al petto. I capezzoli non sono turgidi, ma posso notarne il contorno, ciò mi rende più curioso di scoprire com'è fatto il suo corpo.
È affascinante persino mentre dorme.
<<Perché mi stai guardando così? Mi spaventi.>>
Una voce dolce e impastata dal sonno mi risveglia dai miei pensieri malsani, prima che prendano una piega ben peggiore.
Le sorrido e le faccio l'occhiolino.
<<Posso fare tutto ma spogliare le donne con lo sguardo, ahimè, mi risulta difficile, quindi puoi stare tranquilla.>>
Scoppia in una risata fragorosa e mi sento improvvisamente a mio agio.
<<Comunque buongiorno, principessa.>>
Le scompiglio i capelli per infastidirla e tornare ad essere l'arrogante di sempre, ma lei sembra non cascarci.
<<Buongiorno anche a te, Luigino.>>
La ripago con un occhiataccia mentre lei si diverte.
<<Cosa c'è, non ti piace essere chiamato in questo modo? Le bionde usano nomignoli più eccitanti?>>
Scoppio a ridere di gusto anch'io, talmente tanto da lacrimare involontariamente.
<<Invece di sparare cazzate, perché non andiamo a fare colazione?>>
Mi chiede all'improvviso, facendomi tornare serio. Ci penso un po', nessuna ragazza ha mai fatto colazione in casa mia e con me.
Non starò diventato veramente troppo dolce e permissivo?
<<Possiamo farla direttamente in camera, se vuoi.>>
Mi guarda confusa, ma poi con un'espressione allibita. Credo che il mio sguardo le abbia dato un indizio. Arrossisce e tossicchia per spostare l'attenzione su altro.
<<Lilith stavo scherzando, cristo santo. Andiamo a fare questa benedetta colazione.>>
La prendo per un braccio e la trascino con forza fino al piano di sotto. Per fortuna è domenica, non ci sono i domestici di mio padre a rompere il cazzo.
<<Almeno sai cucinare?>>
Le chiedo per punzecchiarla ancora, ma anche perché io non so farlo e sto veramente morendo di fame.
<<Io sì, e a giudicare dalla tua espressione da pesce lesso, tu non sai farlo.>>
Annuisco sconfitto senza controbattere, ferito nel profondo e nell'orgoglio. Questa ragazza sarà anche uno schianto, ma riesce a tenermi testa e questo mi infastidisce.
<<La smetti di fare il coglione e mi rispondi? Grazie!>>
La bimba mi riprende, le rivolgo subito uno sguardo sorpreso. Mi sono perso qualcosa?
<<Hai il ciclo? Sei bipolare stamattina.>>
Le chiedo, senza filtri. Mi rivolge uno sguardo di fuoco, e se i suoi occhi avessero il potere di sputare del fuoco veramente, sarei diventato cenere.
<<Anche se fosse?>>
Mi sputa acida.
<<Anche se fosse non mi farei problemi ad infilarmi tra le tue gambe.>>
Le sussurro all'orecchio, con voce roca e profonda, provocandole dei leggeri brividi lungo la schiena.
Sorrido compiaciuto e le passo la lingua sul lobo, stordendola quanto basta per averla alla mia mercé.
Però mi lascio trasportare dall'eccitazione, la voglia di sentire il sapore della sua pelle sulla lingua mi annebbia il cervello.
Mi avvicino ulteriormente, passando il polpastrello sulle sue labbra schiuse. Lascio una scia di baci delicati sul collo della bimba, e mi godo la visuale della sua espressione appagata.
<<Disturbo?>>
Porca puttana.
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Solo per paura// Luigi Strangis
RomanceNon era una sensazione che lui riusciva a comprendere, non percepiva cosa celavano quegli occhi scuri, non si capacitava di quanto gli piacesse dondolare le sue dita lungo quella chioma ribelle. Luigi non sapeva che con il fuoco non si scherza, pe...