11; Lilith

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Mi sento tremendamente in colpa, non solo per come ho trattato Luigi la scorsa settimana in camera sua, ma anche per come mi sono comportata con lui in questo preciso istante.

La verità è che la colpa è soltanto mia, punto primo perché mi sono lasciata toccare e non ho esitato, punto secondo perché Luigi sta cercando di evitare una scenata come quella dell'ultima volta.

Sta cercando di tenermi lontana dai guai. Entrambi sappiamo che questo non è un posto adatto me. I nostri mondi sono troppo diversi.

Devo chiedergli scusa.

<<Logan, posso parlare con te? Ti scongiuro, è una cosa molto importante.>>

Richiamo l'attenzione del migliore amico di Luigi, che mi sorride con sfacciataggine.

<<Ei bambolina, non preoccuparti non sono così stronzo come gli altri.>>

Mi scappa una risatina, la forzo per cercare di renderla meno angosciosa.

<<Hai per caso visto Luigi? Abbiamo appena discusso e mi piacerebbe risolvere.>>

Ammetto un po' titubante, probabilmente con la paura di essere presa in giro da lui.

<<Bella cazzata, comunque non credo tu abbia molte possibilità per fare pace con il tuo fidanzato. È andato via con due bionde sottobraccio.>>

Sgrano gli occhi ma torno subito composta. Non posso cedere proprio adesso, voglio sapere di più.

<<Sai dove potrebbe essersi cacciato? Di solito dove le porta?>>

Mi scruta dalla testa ai piedi e scoppia in una risata compiaciuta. Ignoro la sua reazione e aspetto con ansia una risposta.

<<Casa sua. Cazzo, comunque, sei proprio coraggiosa.>>

Lo ringrazio distrattamente e mando un messaggio privato alla mia migliore amica Noah. Devo avvertirla che sto andando via.

<<Cosa ho intenzione di fare? Cristo!>>

Mi sto comportando da bambina, proprio come mi definisce Luigi.

Luigi, merda, che in questo momento è nel suo letto con altre sue ragazze.

L'idea non mi piace affatto, mi rende nervosa e la gola mi brucia. Non devo fare scenate, io non devo perché non sono nessuno per farlo, ma...

<<Ahia.>>

Dico senza neanche rendermene conto, restando per un attimo senza fiato. Dalla finestra del primo piano, che scorge sul terrazzo, noto le spalle ampie di Luigi.

Per un millisecondo riesco a vedere l'espressione di Luigi, che non sembra eccitato. Anzi, tutto il contrario.

Un brivido di rabbia mi percorre la schiena.

Gelosia. La mia testa cerca di analizzare il significato corretto di questa parola.

Sono gelosa di Luigi? Quando a malapena lo conosco?

Decido di bussare alla porta. Aspetto un'infinità di tempo, in realtà un minuto scarso, prima di udire il fruscio di alcuni passi avvicinarsi alla porta.

<<Cristo, se non apri...>>

Balbetto per conto mio.

<<Vattene via!>>

Il tono rabbioso del mio incasinato rende la situazione ancora più difficile, ridicola e spaventosa. Ma ormai sono qui, non si torna più indietro.

<<Ho da fare mocciosa, io sto facendo...>>

Solo per paura// Luigi StrangisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora