4. Bello e dannato

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Era tutto il pomeriggio che non avevo notizie di Erik, l'ansia mi stava mangiando viva. Ancora non riuscivo a credere che avessero trovato della droga proprio da lui. Avevo bisogno di spiegazioni, dovevo parlargli.

Era ormai ora di cena e così andai verso la cucina pronta per aiutare mamma ad apparecchiare la tavola. Quello che trovai fu invece mamma che stava sfornando una torta al cioccolato, la mia preferita.

«Posso assaggiarne un pezzo? La torta quando è calda è ancora più buona» le chiesi pronta a tagliarne una fetta. Mamma mi diede uno schiaffetto leggero sulla mano lasciandomi basita.

«Ahia!»

«Non è per te questa torta Amelia!»

«E di chi sarebbe?»

«Per Pedro»

«Pedro? Come mai sei passata al tono infornale così in fretta?»

«Smettila di fare la sciocca. Volevo ringraziarlo per l'ottimo lavoro fatto nella vostra scuola, non mi sarei mai aspettato che un ragazzo come Erik Johnson fosse un drogato» mi spiegò occupandosi di pulire la cucina.

Alzai gli occhi infastidita. Mamma come molti dei cittadini parlava senza sapere realmente cosa stava succedendo. «Mamma Erik è un mio amico, non farebbe mai una cosa del genere»

«L'apparenza inganna! Andresti a portare la torta a Pedro? Tanto ancora devo preparare la cena e tuo padre farà tardi in comune»

La mia pigrizia stava per dire di no, ma l'idea di rivedere Pedro mi fece sentire le farfalle nello stomaco. Inoltre potevo approfittare per chiedere informazione su Erik. Così mi vestii in tutta fretta, presi la torta e mi incamminai verso casa di Pascal.

L'uomo viveva solo a quattro case di distanza dalla mia, così non ci misi molto ad arrivare. Una volta arrivata davanti alla porta di casa sentii il cuore in gola. Cercai di sistemarmi al meglio i miei lunghi capelli. Presi coraggio e suonai il campanello.

Il fiato iniziò a mancare quando Pedro mi aprì la porta con una sigaretta accesa in bocca. Lui mi guardò stupito.

«Ciao Pedro, mamma ha preparato una torta per te» parlai per prima porgendogli la torta.
«Ringraziala tanto da parte mia»

Rimanemmo a fissarci in silenzio, mentre lui finiva la sua sigaretta. Io dondolai tra i miei piedi in cerca di qualcosa di dirgli.

«Ti va di entrare? Ti offro una fetta di torta»

«Strano che tu mi offra la torta che ti ho portato!»

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