11. Cotta pazza

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Il tragitto verso scuola era stato imbarazzante dopo la brutta discussione della sera prima. Io non avevo intenzione di rivolgerli la parola, troppo arrabbiata e delusa allo stesso tempo.

Pedro provò parlarmi, ma per evitare che iniziasse a pronunciare anche solo una parola avevo deciso di attuare alcuni escamotage: alzare il volume della radio, ascoltare uno dei lunghissimi audio che Charlie mi aveva mandato giorni prima, aprire il finestrino in modo da sentire il rumore del vento entrare nell'autovettura.

Tutti questi piccoli trucchetti riuscirono ad evitarmi una conversazione di prima mattina con l'uomo per cui avevo perso la testa.
Andò tutto bene fin quando non uscì dall'auto con lo zaino in spalla, pronta per entrare a scuola.

«Amelia?» mi chiamò guardandomi attentamente.

Mi girai a guardarlo.

«Buona giornata, oggi pomeriggio mi troverai a casa ho mezza giornata libera» mi avvisò.

Oh, ma che gioia...

«A dopo allora» lo salutai freddamente girando sui tacchi allontanandomi da lui.

Quella mattina ero arrivata con largo anticipo, infatti i corridoi erano ancora mezzi vuoti, così approfittai per andare verso il mio armadietto e sistemare i libri. Lo zaino il martedì era sempre troppo pesante e non volevo rovinarmi la schiena senza nemmeno aver compiuto diciotto anni.

Chiudendo l'armadietto intravidi una figura famigliare venirmi incontro. Si trattava di Axel, il migliore amico di Erik. Con un largo sorriso lo salutai, non lo conoscevo tanto bene come Erik, ma comunque si era sempre comportato con me in modo gentile ed educato. Non era da tutti quel comportamento, solitamente gli amici di amici tendevano ad essere un po' snob.

«Ciao Axel come stai?»
«Ora che ho visto il tuo bel sorriso sto meglio» scherzò poggiando una spalla nella fila di armadietti azzurri.
Scoppiai a ridere e mi spostai una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio.

«Come se la sta passando Erik?» domandai sinceramente preoccupata per il mio amico. Nonostante le voci che circolavano per i corridoi della scuola o per le strade della città, io continuavo a credere nella sua innocenza.

«Non è un buon periodo. Le voci che girano su di lui peggiorano la situazione. Al momento è a casa, ma si da da fare con lo studio»

Annuii dispiaciuta.

«Senti sono venuto qui per dirti una cosa...»
«Parla pure, sono tutta orecchie»
«Questo venerdì ci sarà una festa organizzata per il rientro di Erik a scuola. So quanto lui tenga a te e credo che sarebbe felice di trovarti lì»

Ecco, una festa aveva detto? Mi sarebbe piaciuto prendere parte, ma c'era un piccolissimo minuscolo problema. Indovinate voi il problema che ha un nome ben preciso.

Sospirai non sapendo cosa fare, Pedro era molto protettivo nei miei confronti ed ero sicura al cento per cento che non mi avrebbe mai mandato a quella festa. Sopratutto perché era una festa organizzata da liceali dove sempre finiva per circolare illegalmente dell'alcol.

«Non credo di riuscire ad esserci...»

«Dai ti prego vieni, puoi invitare anche le tue amiche» mi interruppe portandosi le mani a mò di supplica.

Riflettei sul da farsi. Potevo provare a dire centomila volte di no, ma Axel avrebbe comunque continuato a supplicarmi di venire. L'unico modo per farlo smettere era quello di rispondere in questo modo: «Cercherò di organizzarmi, ma non ti assicuro nulla».

Nel suo viso si fece spazio un sorriso luminoso e il suono della campanella interruppe la nostra conversazione.

«Conto sulla tua presenza alla festa, ci vediamo in giro!» mi salutò per dirigersi a lezione.

Io percorsi il tratto di strada contrario al suo per andare a lezione, l'unica che avevo in comune con le amiche. Era perfetto, così avrei raccontato di quella conversazione assurda con Axel. Le mie amiche avevano già preso posto in fondo all'aula e io mi sedetti nel banco in mezzo a loro.

«Perché sei in ritardo oggi?» domandò Stacy senza guardarmi, era troppo impegnata a mettersi il gloss e specchiarsi nel suo mini specchietto.

«Ho parlato con Axel Reed»

Al sentire il suo nome Charlie, che era mezza addormentata nel banco, si sistemò per bene e ripetè le mie parole: «Axel Reed?!»

Annuii divertita vedendo la sua faccia tingersi di rosso. Ebbene si lettori, Charlie era cotta pazza per Axel Reed da quando l'aveva soccorsa durante il suo infortunio alle prove del nuovo balletto delle cheerleaders l'anno prima. Da quel momento faticava ad avere un vero e proprio scambio di parole con Axel.

«Cosa voleva sapere? Dai parla ho bisogno di sapere ora» Charlie per poco non saltò giù dalla sedia.

Presi le mani di Charlie sulle mie per cercare di calmarla. «Axel ci ha invitate ad una festa in onore di Erik venerdì sera»

«Cosa ho appena sentito?!» quella volta a saltare giù dalla sedia era Stacy.
Io alzai gli occhi al cielo cercando di stare calma, avevo sue amiche pazze già lo sapevo, ma quello era troppo!

«Tutto questo è assolutamente fantastico»
«Dobbiamo andarci per forza!»

«Calme io non credo di poter venire con voi» capii che le mie parole interruppero i loro viaggi mentali quando nei loro volti comparì il broncio.

«Perché mai? I tuoi genitori non ci sono» parlò Stacy.
«No, ma al momento convivo con qualcuno che è ancora peggio dei miei genitori...»
«Pedro sta iniziando a darmi sui nervi» parlò Charlie infastidita dall'uomo che stranamente amavano tutti.

«Non dirlo a me...» borbottai sottovoce.

«Troverò un modo per farti venire a quella festa, perché noi se dobbiamo divertirci dobbiamo esserci tutte e tre» pronunciò con sicurezza. Non riuscì a ribattere perché entrò il professore che incominciò a spiegare a raffica argomenti complicati quanto interessanti.

Come avrei fatto? Pedro non avrebbe mai permesso di mandarmi a quella festa, ma le mie amiche volevano a tutti costi che ci andassi. Perché non capivano che potevo mettere a rischio un centinaio di ragazzini se Pedro si fosse presentato alla porta di Axel?

Erano corse voci due anni prima, che la polizia aveva fatto irruzione a casa di uno studente che all'epoca era all'ultimo anno. Quella sera avevano arrestato nove studenti e per altri avevano chiuso non uno ma bensì due occhi.

Io fortunatamente non mi trovavo li, ero troppo piccola perché i miei genitori si fidassero a farmi uscire di notte da sola.

Stacy voleva andarci perché sosteneva che essere visti dagli studenti alle feste, significava apparire una persona socievole e avrebbe fatto pubblicità alla sua candidatura di rappresentante di istituto. Charlie invece... beh lei voleva andare alla festa semplicemente perché era organizzata da Axel.

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