'Oscurità! Divorami!'

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NOME DELLA CANZONE-Embodiment Of A True Hero

*E' PREFERIBILE FAR PARTIRE LA CANZONE QUANDO E' RICHIESTO*

"Siano benedetti i Grandi Occhi Celestiali, lode al sacro sangue!" 

Ripeteva imperterrito.

Le sabbie del Deserto Dorato iniziavano a issarsi e il terreno a indurirsi. Lo scalpiccio degli zoccoli di Notturnio era alterno: ogni tanto era ovattato dalla sabbia, altre volte, invece rintoccava indisturbato. 

Un tempo qui v'erano prospere e verdeggianti selve radiose, ora vi son solo alberacci, coi rami secchi e spinosi. Tutto venne trasformato in un deserto in seguito alla Guerra dell'Evaporazione. Il fuoco degli spiriti traslucidi del Dio Ardente avevano fatto strame di tutta la vegetazione, incenerendola e strinandola totalmente.

Tutto il verdeggiante sud-ovest cadde in cenere, e a cadere fu anche il sovrano di quelle terre: il Dio Tellurico, il quale, dopo la pietrificazione dei suoi occhi vitrei, perse totalmente il controllo del suo mastodontico corpo. 

Iniziò a vagare errabondo per tutta la bigia cenere appena creatasi, e molte parti del suo petroso corpo iniziarono a sdipanarsi da lui, creando rocce, pietre e monti. 

Dalla sua bocca iniziò a uscire ininterrottamente sabbia, che sarà il materiale principe del Deserto Dorato.

Dall'incontrollato Dio della Terra si creò una monotona distesa di sabbia, ravvivata a tocchi solamente da qualche fiume di ribollente sangue.

In essa le uniche Creature che si potevano scorgere erano banditi, fuggiaschi, esuli o coloro quali preferirebbero veder cancellato il loro nome tra le sabbie, piuttosto che farsi rivedere dove c'è vita.

Invero, oltreché Creature 'normali' vi erano anche mostruosità uniche, peculiari del giallo ocra del Deserto Dorato. E proprio una aveva adocchiato Nubius.

Si muoveva goffamente, ma la sua stazza era assai imperiosa: superava i due metri. 

Aveva il corpo colorato di blu e due alette poste sul suo grosso dorso più azzurrine. 

Il suo muso era feroce e torvo, con una bocca piena di denti acuminati e delle corna che sbucavano irregolarmente da ogni parte.

La sua figura era posata in orizzontale, con due grosse braccia che per quanto erano massicce strusciavano, con gli artigli rivolti verso il cielo, sul terreno secco.

In fine le sue grosse zampe avevano il compito di sorreggere il suo enorme corpo.

Quello che il guerriero aveva innanzi era un Drakio, chiamati in maniera così spregiativa per via del loro vano tentativo di somigliare a dei draghi. Erano, oltretutto, sprovvisti di coda; ma non era colpa loro, l'unica reprimenda che avevano era quella d'esser stati maledetti dalla Creazione Scarlatta, che così orribilmente li aveva confatti.  

La ferocia, però, non gli mancava. Era uno delle poche parvenze draconiche che avevano.

Il Drakio iniziò subito a ruggire verso Nubius, che subito scese da Notturnio, il quale si dissolse nell'aria accompagnato da un balenio oscuro.

Lo pseudo-drago lo iniziò a caricare facinoroso con le fauci spalancate e quando fu vicino al Corvino provò a sopraffarlo. Nubius, però, che di Drakii ne aveva affrontati a bizzeffe, schivò abilmente il morso della povera bestia.

Dopodiché, con un incredibile balzo, gli saltò in groppa, gli tarpò le ali con la spada e lo iniziò a lacerare su tutto il corpo. 

La bestia s'avviliva e soffriva mentre il sangue esplodeva dal suo robusto corpo. I suoi versi erano un misto tra quelli di un drago adulto e quelli di un drago neonato (altra testimonianza di come la Creazione Scarlatta possa esser stata vile, generando una Creatura che non può esser neanche definita un ibrido, visto che si prende in giro da sola).

Nubius gli capitombolò sulla testa, ghermendo con la mano sinistra uno dei suoi corni. Con l'altra mano, invece, iniziò a bucare le sue diafane scaglie.

Il Drakio cessò i suoi acuti strilli non appena il Corvino, rorido di sangue, gli bucò un occhio cavandoglielo, mantenendo la 'promessa' che aveva fatto la notte prima ai nani.

La carcassa del povero drago cadde esanime a terra con la bocca aperta e la lingua, secca, che fuoriusciva, ancora assetata purché morta.

Nubius rinfoderò la spada, e proprio prima di richiamare il suo destriero dalle chissà quanto profonde tenebre iniziò a udire delle potenti scosse di terremoto.

*E' PREFERIBILE FAR PARTIRE LA MELODIA DA QUI*

 Fra se e se pensò 'Eccoti finalmente...'

La terra si spaccò da sotto di lui, ed un gigantesco coccodrillo roccioso ne uscì con le fauci spalancate pronto a divorarlo.

Il Corvino grazie alla sua leggendaria abilità schivò quella trappola sotterranea balzando all'indietro, e con estrema leggiadria, atterrò dopo aver girato su se stesso per due volte.

Toccò terra con la grazia di una danzatrice, e quando il gigante rettile doveva ancora uscire del tutto dalle più profonde viscere di Princìpia, egli dalla posizione accovacciata che assunse quando era atterrato, fece uno scatto supersonico verso quella rocciosa bestia famelica, mettendo davanti il ginocchio sinistro e tenendo stesa indietro la gamba destra.

Da quella lampata uscì un fulmineo fendete di spada laterale, che fece un profondo taglio sulla pancia del rettile in contemporanea alla sua caduta in quell'arido campo. Un agghiacciante urlo venne fuori dalla pronunciata bocca di quel corrotto mostro, così agghiacciante da far tremare le auree mura della Capitale Dorata.

Ma il colpo sferrato da Nubius non aveva scoraggiato quella rocciosa fiera, che dopo aver rimosso dal suo rupestre corpo svariate pietre ricucì come per magia la ferita inferitagli dal guerriero più forte dell'isola.

Dalla sua incandescente coda che sembrava una rovente clava, scagliò verso il Corvino una pioggia di macigni lavici. Nubius non si scoraggiò, e con la sua spada, che aveva perso tutta la sua cromatura dorata sull'elsa, tagliò a metà tutti i quei piccoli meteoriti uscendone incolume.

A causa delle numerose pietre infuocate, attorno ad essi si era creato un paesaggio infernale.

Quel territorio non era mai stato così vivo. I due sfidanti erano accerchiati da un alto muro di fiamme scottanti, inestinguibili da nulla nel regno, se non dalla dispersa acqua.

Nubius con la sua ineluttabile determinazione, però, non s'impressionò e con ardore iniziò a correre verso il gigante coccodrillo dagli occhi di pietra, il quale stava già preparando un potente raggio dalle sue macroscopiche fauci.

Prima che il Corvino potesse avvicinarsi, il getto del mostro tellurico era pronto per essere sfoderato, e quando dalla sua bocca partì un potente laser candido, Nubius, che stava tenendo la sua fonte di vita con la mano destra, aggiunse anche la sinistra, e mettendo la spada in obliquo provò a deviare il colpo.

La lama sempre più cupa del Corvino s'impose su quel mistico raggio astrale. In tutto il sud di Princìpia, per svariati minuti, si udì un rumore simile al metallo che veniva affilato da un maniscalco, finché con le sue ultime forze, Nubius che teneva la spada in difesa di quel raggio, disse: "Oscurità! Divorami!".

Dalla spada del guerriero uscirono nere ombre che circondarono colui che le aveva richiamate. L'armatura e la spada di Nubius adesso erano totalmente nere, senza neppure un fioco riflesso sulla corazza.

L'unica cosa rimasta bianca era la punta dell'oggetto dal quale dipendeva la vita di tutti i Corvini. Dopo essersi impregnato di oscurità, il cupo guerriero riuscì a deviare verso le fiamme il distruttivo raggio.

I due si guardarono dirimpetto per qualche istante, fino a che dalle fiamme il potente colpo venne rispedito al mittente.

La marcescente creatura venne mandata al tappeto dal suo stesso potere, mentre da quel circolo infuocato Nubius scorse, oscurata dall'ombra del gigantesco incendio, una figura che si avvicinava a passi lenti verso di lui .

Quando essa si fece più vicina, il Corvino trasecolò, scoprendo che fosse nient'altro che Il Cavaliere.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora