Saqirlat

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Abilmente Reveneria continuava a sparare con la sua arma, ma l'aleggiare della viverna era alacre e svelto. 

"Bastardo d'un drago!" esclamò adirata, mentre i due scappavano sotto il tappeto di luci scarlatte. "Tanto non avrete scampo!" continuò a gridare al cielo la mezza vampira. 

"E' ora che queste terre comprendano che ritorsioni si hanno a prendersela con chi non conosce resa!"

Non appena il Cavaliere e il suo nuovo destriero scomparvero negli astri, la Dea del Sangue girò il suo sguardo, che era già issato al cielo, verso il Grande Occhio Celestiale Rosso e decisa disse: "Avanti, parlami!"

"Quanta impertinenza, mia Dea." rimbombò la voce solenne dell'Occhio.

"Non m'interessano le tue provocazioni da entità superiore, io voglio solo vendicarmi e che tu mi dica perché m'hai fatto provare quel dolore lancinante quando ero nell'albero!"

"Abbassa la cresta, Dea Scarlatta" disse la macroscopica pupilla socchiudendosi minacciosa.

"Rispetta chi t'ha rimesso al mondo, chi ti ha fatto rinascere."

D'un colpo Reveneria venne colpita da delle forti convulsioni, che le rimembrarono il dolore che provò quand'era nell'albero scarlatto. 

La mezza vampira venne contorta, stritolata, tirata e sbattuta al terreno da un'imperscrutabile forza telepatica.

"Da quello che percepisci credo tu abbia capito che non ci metterei molto a far essiccare tutto il sangue che ti ribolle nel corpo." Disse con una fella voce. "Come t'ho creato posso distruggerti, ricordatelo!"

Le convulsioni si placarono, e la canuta fanciulla cadde a terra prona, sfinita e insozzata da un po' di terra e da qualche gambo verdino di margherita. 

"Sarà vero che dovrai imparare ad avere rispetto, ma ti devo esser riconoscente per aver conquistato il primo Frammento di Perfezione.

"Ti devo delle spiegazioni."

Di scatto Reveneria s'alzò e rabbiosa esortò: "Avanti, sbrigati!"

Sicché venne righermita dalle convulsioni, che stavolta erano più forti e facinorose.

La pupilla dell'Occhio, sempre più socchiusa e macabra, rimbeccò: "Quanta determinazione...si, sento che questa volta è quella giusta. 

"Ti serve un poco più di disciplina mia solerte vampira, per cui per stanotte non potrò rivelarti null'altro che il perché del tuo dolore. Nell'albero t'ho esplicato bene i concetti di Perfezione e dei suoi Prigionieri che ne compongono l'Unione Suprema, mi sembra un giusto compromesso...no?!"

E incupendosi sempre di più continuava a contorcerla. Reveneria era al tappeto di nuovo, ma la sua incrollabile forza di volontà la spinse lentamente ad alzarsi e ad ergersi rinata, di nuovo, verso l'Occhio Celestiale. 

Ciondolando un poco, ancora scossa dall'aggressione di chi vela le notti a Princìpia, disse mesta con una flebile voce: "Parlami...allora." 

Poi ricadde a terra, fra le poche margherite che erano sopravvissute a quella conflagrazione, priva di sensi ma non priva d'udito per ascoltare il monito dell'Occhio Rosso.

 "Ebbene, mia cara solerte, hai agguantato il primo Frammento di Perfezione. Le mie congratulazioni, purché ottenuto in maniera piuttosto fortuita, dato che non ci aspettavamo che quell'improvvido Corvino ci si palesasse di fronte come un povero coniglio finito nella tana del lupo...tuttavia, l'importante è l'aver recuperato ciò che farà assurgere un nuovo mondo, Perfetto ed affine alla Princìpia Originale.

"Una terra perfetta, priva di difetti e governata da cinque potentissimi dei. Ah se solo ripenso allo splendore della Vecchia terra dei Principi...rigogliosa di verde a sud e colorata del mio rosso a nord...al centro rifulgevano Aurelia e Sole Cadente; sotto esse, però, riluceva anche il materiale che portò tutto il regno alla discordia: l'Oro.

"Ma, mia solerte, non ti tocca sapere questa storia. Ti tocca sapere perché t'ho afflitto così tanto quand'eri nel ricettacolo. Quest'altra storiella te la racconterò al prossimo Frammento che raccoglierai.

"Sai benissimo che la rinascita nasce dal dolore, probabilmente meglio di me, che sono il più sapiente di tutte le Quattro Punte. Seppur fino ad ora celere, la vita t'ha messo di fronte prove assai dure: Brezza Albina invasa dai corvacci, la tua famiglia andata in pezzi, la scomparsa di tuo fratello e tutti quei vari tradimenti che tanto ti fanno e hanno fatto ribollire il Sangue di cui ora sei la Dea.

"T'ho osservata sin da quando t'è stata regalata la spada d'avorio; sin da quando sei stata screditata dai tuoi più cari amici; sin da quando non venisti ritenuta all'altezza di maneggiare una spada; sin da quando nascesti invisa in quel vespro, che dette alla luce un parto, stranamente, doloroso per una vampira come tua madre. Il dolore ti ha sempre accompagnata, ma lo hai fatto tuo mentore. L'hai legato alla tua spada e l'hai sempre portato con te, facendone l'asso nella manica che ti avrebbe fatto sempre ribellare e rinascere più forte di prima.

"Coloro che t'hanno tradito ora son morti, asfissiati dal tuo candido avorio. Coloro che non pensavano che potessi danzare con le lame, si son ricreduti. E tutti i tuoi famigliari, che sin da quando t'eri fatta vedere la prima volta ti proscrissero come profana, t'hanno miracolosamente accettata. 

"Tutto questo per colpa della tua insaziabile voglia di vendetta e rinascita, che permea le tue fredde carni albine, mia solerte. Il dolore che t'ho provocato era la prova più difficile per la tua determinazione; nessuno era mai riuscito a sopravvivere all'allignamento delle radici dell'albero scarlatto. Nessuno prima di te, una canuta fanciulla facile da sporcare col colore insito in tutte le nostre carni, il colore della rinascita, il colore della redenzione.

"Tu hai avuto una marcia in più, probabilmente un innatismo che t'ha colpito quando nascesti. Sei stata la mia terza prescelta da settantacinque anni a questa parte, e la cosa che mi colpisce di più è che tu, mia solerte, tra questi tre, eri sulla carta la più debole.

"Una Corvina, adesso giace chissà dove esanime e priva di sensi; e un folle mago adesso cerca d'orchestrare le stelle sulle vette più alte della capitale delle nevi. 

"Invece, la mia solerte si trova qui. Indenne e rinata, più forte come non mai, pronta a far fiorire il sangue a Princìpia.

"La Luna sta calando, devo issare il mio velario al più presto. Ma tu, mia solerte, sappi che il dolore che t'ho fatto provare era per capire se davvero potevi essere tu colei in grado di ristabilire l'Unione Suprema; e ora che sei resistita a quel dolore di siffatta violenza, ho la conferma d'aver trovato la Creatura giusta.

"Non preoccuparti, mia Dea, già dall'indomani ci saranno degli adepti che aiuteranno a spargere il tuo verbo, altresì nelle più nefaste valli. Ovunque si dovrà sapere della tua venuta, non solo nella Capitale Dorata per colpa di quelle stridule Campane."

L'Occhio Celestiale stava tramontando insieme alla Luna, e mentre scompariva sotto la costa, Reveneria, trovando un ultimo barlume di forza alzò il capo, e rivolse lo sguardo verso la grande pupilla, che le era prospiciente, dicendo "Grazie...come dovrei chiamarti?"

"Saqirlat, ricordami con questo nome!" rispose di repente l'Occhio. "Cerca gli altri Corvini ed estirpali della Perfezione, so che posso fidarmi. Alla prossima, mia solerte."

S'accomiatò, dunque, insieme a tutti gl'altri occhi più piccoli che, come uno sciame, di prammatica, lo cingevano e lo rendevano ancora più pauroso. 

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora