Capitolo 4 - L'elfa

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-Shimi: «Cosa volevi chiedermi?» Chiesi.
-Insegnante: «Mi chiedevo cosa ci facesse qui la figlia della donna più spregevole» Rispose con freddezza, incamminandosi e affiancandosi a Selene.

In quel momento non sapevo di preciso cosa volesse da me, sapevo che sicuramente non si trattava di una cosa felice, visto il tono freddo con cui aveva risposto.
Mi sedetti e le guardai, l'elfa sembrava molto istruita e spiegava a Selene nei minimi dettagli come muoversi, come fare per tenere sempre d'occhio un possibile avversario e come usare la magia istantaneamente senza pronunciare la formula. Vedere Selene allenarsi mi faceva desiderare ardentemente di migliorare le mie abilità per diventare più utile e più forte. Era evidente quanto Selene stesse imparando; quando l'avevo conosciuta era inesperta e debole, ma ora la vedevo muoversi con estrema agilità, scoccare frecce di ghiaccio con precisione sui bersagli e nei punti vitali dei manichini. Ero davvero sorpresa da quanto Selene fosse diventata forte in così poco tempo. Dopo un paio d'ore, l'insegnante mi guardò e mi fece cenno di avvicinarmi, così feci.

-Insegnante: «Voglio che tu combatta con Selene» Disse con freddezza.
-Shimi: «Non sono brava a combattere» risposi con voce bassa.
-Insegnante: «Mi stai dicendo che la figlia di Mika, la Kitsune più forte e cattiva, non sa combattere?!» Disse alzando il tono.
-Shimi: «N-non ho mai avuto l'occasione... vorrei, ma non so nemmeno usare la magia senza formula...» Risposi con voce più bassa, abbassando la testa.
-Insegnante: «Eh? Sei proprio un caso perso!» Urlò insultandomi.

A quel punto Selene si fermò nell'allenamento e, toccandomi una spalla, intervenne nella conversazione.

-Selene: «Arnalel, hai 34 anni e molta esperienza, sii più comprensiva con lei, per favore. Ha il suo passato...».
-Arnalel: «Ti ho sempre detto di non chiamarmi per nome davanti agli estranei, e soprattutto davanti a persone come lei! In ogni caso, so della sua storia, mi è arrivata all'orecchio!» Disse rimproverandola.
-Shimi: «Se la mia vista ti ricorda mia madre... posso anche andarmene...» Dissi dispiaciuta.
-Arnalel: «Oh, no no, tu non andrai da nessuna parte. Ho un conto aperto con tua madre per un motivo ben preciso!».
-Shimi: «E QUAL È QUESTO MOTIVO? PERCHÉ ODIATE TUTTI MIA MADRE?» Urlai.
-Arnalel: «Come fai a non sapere nulla? Possibile che non ti abbia mai raccontato niente?!?!».
-Shimi: «Io non so nulla» Risposi.
-Selene: «BASTA, VOI DUE! PER OGGI FINIAMOLA QUI» Esclamò zittendoci.
-Arnalel: «Cosa intendi con "per oggi"?».
-Selene: «Voglio che lei si alleni con me, voglio che tu le insegni!» Esclamò ancora.
-Shimi: «E-ehhhh?».
-Arnalel: «Scordatelo, non farò da insegnante alla figlia di un'assassina» Rispose con freddezza.
-Selene: «Per favore, Arnalel!».
-Arnalel: «Tsk! Va bene, ma alla prima mossa sbagliata, la uccido» Disse guardandomi dritta negli occhi.
-Selene: «GRANDE!» Esclamò contenta.
-Arnalel: «Non hai più voce, Essere?».
-Shimi: «Grazie...».
-Arnalel: «Non lo faccio per te, ma per Selene» Mi rispose con freddezza.
-Selene: «Per oggi torniamo a casa, Shimi» Disse, prendendomi per un braccio e incaminandoci.

Avevo la sensazione che, nonostante tutto, Arnalel mi stesse ancora fissando senza distogliere lo sguardo, ma il suo modo di parlarmi mi fece venire ancora più domande su mia madre. Perché era odiata?
Nel mentre pensavo a ciò, io e Selene ci salutammo e andammo alle nostre case; ormai era sera e oltre ad avere fame, avevo molto sonno.
Entrai in casa, mi lavai, mangiai e andai a dormire con mille pensieri nella testa.

22 anni fa...

-Mamma: «Arnalel, vai ad aiutare tua sorella a prendere la legna per oggi» Disse sorridendo.
-Arnalel: «Va bene» Risposi mettendo leggermente il broncio.

Scesi dalla nostra capanna sull'albero e raggiunsi mia sorella che mi aspettava. Ero molto gelosa di lei perché, pur essendo più piccola di me di 4 anni, prendeva più attenzioni e non solo, un giorno sarebbe stata l'erede diretta al trono di Thalas, non che il nostro villaggio elfico, governato da nostro padre. Thalas è un villaggio all'interno di una foresta con alberi altissimi, le nostre capanne erano sviluppate sugli alberi e collegate fra loro con dei ponti, ha proprio questo nome perché nel mezzo passava un fiume che portava a una cascata, un luogo tranquillo dove si diceva che il suono dell'acqua che cadeva e l'acqua pura che scorreva ti purificava e guariva, proprio per questo molti di noi si facevano il bagno lì.

La Kitsune di Fuoco [Hi No Kitsune]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora