Capitolo 46 - Tradimento

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Mi svegliai dopo qualche ora; il sole era già sorto, mi sentivo bene e la mia spalla non mostrava alcun segno, ero stata completamente curata. Lentamente aprii gli occhi e, sentendo una presenza, girai il capo.

-Arnalel: «Sveglia, eh?» Domandò. 
-Shimi: «Così sembra» Risposi, sedendomi. 
-Arnalel: «Beh, sei stata formidabile, ma non montarti la testa, eh?!» Affermò. 
-Shimi: «Hehe, ho fatto del mio meglio. Abbiamo avuto perdite?» Domandai. 
-Arnalel: «Purtroppo sì, ma non fartene una colpa; la Capitale gioca semplicemente sporco» Rispose direttamente. 
-Shimi: «Di quanti si parla?» Domandai. 
-Arnalel: «Re Rodrich ha detto che su mille soldati ne sono morti quasi cinquanta, ma ti ringrazia; poteva andare peggio» Rispose. 
-Shimi: «Sì, immagino di sì. Dove sono tutti?» Domandai ancora.

Guardandomi attorno, c’eravamo solo io e lei; il campo era desolato, silenzioso e ancora pieno di frecce e piccole zone insanguinate.

-Arnalel: «Secondo me e Re Rodrich, dopo un attacco infimo come quello, potrebbero decidere di attaccare direttamente perché penseranno di averci indeboliti, ma grazie a te, nonostante qualche perdita, siamo ancora nel pieno della potenza» Rispose. 
-Shimi: «Quindi immagino che stia procedendo da piano, si è nascosto con il suo esercito fuori Normintòn» affermai. 
-Arnalel: «Esatto» Rispose. 
-Shimi: «Beh, immagino che dobbiamo andare sulle mura noi, se la Capitale dovesse arrivare, devo poi spostarmi al di sotto» Dissi alzandomi. 
-Arnalel: «Aspetta» Affermò.

Arnalel mi fermò di scatto e si alzò anche lei. Avevo già notato che dietro la schiena stava tenendo qualcosa, ma non sapevo cosa. Quando me la passò, capii: era la Yami no Tenshi. Non capivo perché fosse andata fin lì a riprenderla, né come avesse scoperto che stava lì, anche se, in effetti, ero abbastanza prevedibile.

-Arnalel: «Questa è tua, se ben ricordo» Affermò. 
-Shimi: «Come l’hai…» Domandai. 
-Arnalel: «È facile prevederti» Rispose. 
-Shimi: «Capisco» Dissi. 
-Arnalel: «Dovresti usarla» Affermò ancora. 
-Shimi: «Sì, dovrei, ma volevo evitare» Risposi. 
-Arnalel: «Perché sai che quella lama ha ucciso la mia famiglia?» Domandò schietta.

Per un momento rimasi in silenzio, poi risposi.

-Shimi: «Beh, non volevo usare qualcosa che ti fa soffrire» Risposi. 
-Arnalel: «Quella è una mia lotta, e per di più non è colpa tua; non c’entri nulla con quell’arma, quindi usala» Affermò. 
-Shimi: «Ne sei sicura?» Domandai. 
-Arnalel: «Beh sì, non te l’avrei portata, altrimenti» Rispose. 
-Shimi: «Beh… in questo caso la userò» Affermai. 
-Arnalel: «Dimmi, se l’avessi avuta, quelle frecce ti avrebbero colpita ugualmente?» Domandò. 
-Shimi: «Qualcuna me la sarei evitata, sì, ma credo che una o due mi avrebbero presa ugualmente» Risposi.

Poi, all’improvviso, un suono di corno ci mise in allerta. Legai velocemente la Yami no Tenshi al cinto e iniziammo a correre verso le mura.

-Arnalel: «Stai bene?» Domandò. 
-Shimi: «Sì, l’effetto del veleno è passato» Risposi.

Arrivammo alle mura e subito notammo Selene al di sopra che ci dava il segnale di raggiungerla. Salimmo il più velocemente possibile e, una volta che voltai la testa alla mia sinistra, notai l’esercito della Capitale avvicinarsi.

"È il momento della mia vendetta" Pensai.

Mi avvicinai al bordo e guardai fra le montagne: c’erano tantissimi soldati, persone pronte a morire solo per porre fine alla mia vita. Armature pessime, sporche e a prima vista poco resistenti, forse forgiate con metalli di bassa lega; erano sacrificabili per la Capitale, l’avevo già capito. Dalle loro facce, sapevano che non sarebbe stata una lotta facile, sapevano che non ero così debole e probabilmente in qualche modo era già giunta voce della mia seconda coda. C’erano diversi sguardi: spenti, spaventati e ansiosi; solo alcuni sembravano avere uno sguardo deciso e concentrato, un po’ mi dispiaceva che dovessero morire così. Mi affacciai al bordo delle mura ed estrassi la Yami no Tenshi, innalzandola verso il cielo.

La Kitsune di Fuoco [Hi No Kitsune]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora