CAPITOLO XXXVII

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SCLERATE CON ME PER IL SELFIE LARRY CIAO

Harry's pov

Scendemmo a fare colazione mano nella mano, come se fosse tutto normale.

Una normale coppia.

Con un normale rapporto.

E una normale 'felicità'.

Ma niente era fottutamente normale.

"A che pensi Har?"

"Non ho fame."

E come se ce l'avevo, mi sarei mangiato anche un pezzo di legno.

"Non fare il coglione. Non sei grasso."

"Fino a ieri la pensavi in un altro modo."

"Non lo penso davvero. Mangia."

"Non ho intenzione di mangiare Louis."

"Ti devo per caso imboccare? Come i ragazzini capricciosi bimbo?"

Era arrabbiato, lo si capiva dal tono sarcastico e ironico.

"Okok mangio, dannazione come sei difficile."

"Lo so honey, lo so"

Almeno lo sa.

Un piatto di uova bacon si presentò davanti a me.

Mangiai un pezzo di bacon e un po' di pane.

"Non ho più fame."

"Harry, per favore, fallo per me okay?"

E penso che ormai voi abbiate capito che tipo di persona sono io e che tipo di persona è il mio ragazzo.

Ha chiesto per favore e io 'no' non l'ho mai detto dopo una frase del genere pronunciata da quel maleducato che mi ritrovo come compagno.

Dopo 20 minuti avevo finito tutto ciò che c'era nel mio piatto e Louis come me.

"Oggi torniamo a casa."

Quanta incoerenza?

La sera precedente mi avrebbe ammazzato e adesso se ne esce così.

"Ti faccio pena? Non è vero?"

"No Harry. Non mi fai pena. "

Eccome se gli facevo pena.

"Voglio restare."

"Io no. Vai a farti le valige."

Mi alzai e mi avviai, da solo, in camera.

Iniziai a lacrimare come se fosse successo chissà cosa.

Tornavo a casa, come ho voluto dall'inzio, e stavo piangendo.

Mi sentivo in colpa, lui è ovvio che l'ha fatto per me.

Almeno spero.

Mi morsi il labbro e senza farlo apposta davanti ai miei occhi ci stava il telefono di Louis, privo di codice, in carica.

Magari torna a Londra per qualche problema di lavoro.

Sbloccai il suo iphone e andai direttamente sulle email, non trovai nulla di strano perciò guardai tra i messaggi.

Da Nick:

Ti aspetto al nostro solito posto dopodomani alle 5.30, non fare tardi. N.xx

Sbiancai leggendo quel messaggio e mi morsi forte la lingua.

Appena sentii bussare alla porta bloccai il telefono e andai ad aprire.

Ero tentato di picchiarlo a sangue ma poi magari mi avrebbe lasciato qui.

Seguii un altro piano ovvero feci finta di nulla e poi arrivati in aeroporto a Londra lo avrei lasciato lì scappando da lui.

Gli sorrisi quando entrò in camera e lui mi sorrise di ritorno.

Brutto pezzo di merda.

Preparai in silenzio la mia valigia e gli lasciai le sue cose in disordine come erano disposte dall'inizio della vacanza.

"Harry le mie cose sono ancora fuori?"

"Sono tua madre?"

Lui rise e si fece la valigia da solo.

Ecco bravo coglione.

Dopo qualche oretta eravamo già sull'aereo pronti per tornare a casa.

Per tutte le 7 ore e 52 minuti rimasi zitto.

Mi limitai ad annuire o a sorridere.

Louis era visibilmente alterato, ma cosa pensa di me? Sono davvero solo la puttana di scorta?

Anzi che non gli ho spaccato la testa.

Atterrati a Londra, sempre in silenzio, ci avviammo al posto dove si ritirano i bagagli (non mi ricordo come si chiama ahaha).

"Lou vado al bagno."

"Credevo fossi diventato muto tutto d'un botto."

Risi, per finta ovviamente, e lui capì che c'era qualcosa di strano in me.

"Che succede Harry?"

"Niente."

Gli sorrisi e sentivo le lacrime pronte a scendere.

"Perché sei triste?"

"Non lo sono."

Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo incapace di reggere il suo.

"Vai al bagno, tranquillo aspetto io le valige."

Mi girai e quasi corsi per arrivare all'uscita dell'aeroporto.

Le lacrime ormai scendevano senza sosta.

Non mi importava nemmeno della valigia.

Chiamai piangendo Niall che preoccupato mi disse che sarebbe venuto a prendermi.

Ma purtroppo mi trovavo a un'ora da casa del mio amico perciò dovetti 'nascondermi' in un posto in cui Louis non sarebbe passato. Ma comunque vicino all'uscita.

Dopo 10 minuti mi arrivò una chiamata da 'daddy' seguita subito dopo da un'altra.

Quando arrivò Niall avevo il telefono impallato dai suoi messaggi e dalle sue chiamate.

Montai in macchina e mi misi la cintura senza nemmeno salutarlo, l'avrei fatto dopo.

Lontano da Louis.

Guardavo fuori il finestrino e lui era lì.

Davanti all'uscita dell'aeroporto con la mia valigia al suo fianco e una rosa poggiata su essa.

Il suo sguardo era vuoto e una lacrima scese dal suo occhio destro.

"Harry, amico, forse dovresti andare a parargli."

"Parti Niall e non fermarti nemmeno se ti prego."

E così fece.

Lontano da Louis.

Lontano dalla mia distruzione.

Lontano dalla mia felicità.

Note autrice: Vai sono pronta per gli insulti.. Prossimo capitolo appena posso promise.

Sorry dad.[LS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora