Fin da piccola, ho sempre avuto il vizio di pensare facendo avanti e indietro intorno ad un oggetto o dentro una stanza. Non so per quale motivo specifico, ma muovermi mi aiuta a pensare meglio, ad assimilare più in fretta delle notizie, a concentrarmi.
Ricordo ancora quando investirono papà. Lo hanno portato in ospedale per cercare di salvarlo, mentre io, mamma e Luca eravamo in sala d'aspetto. Muovevo la gamba su e giù velocemente, altro vizio che ho, e quando un dottore venne a darci la brutta notizia, io scoppiai a piangere, poi, mentre Luca stringeva nostra madre per darle coraggio, io iniziai a fare avanti e indietro per il corridoio con le lacrime mentre cercavo di calmarmi e di assimilare la notizia.
Ed è ciò che sto facendo adesso, lacrime escluse.
Sento Jessica sbuffare per l'ennemisa volta, mentre io continuo a fare avanti e indietro davanti a lei, passandomi le dita tra i capelli e sul viso ripetutamente.
"Sono morta. Sono morta e sono tornata in vita. Sono morta e sono tornata in vita e poi ho bevuto sangue umano. Sono morta e sono tornata in vita e poi ho bevuto sangue umano e ora sono un vampiro." Ripeto ancora e ancora, cercando di realizzare la cosa.
È da venti minuti che sto andando avanti così, ma continuo a non capacitarmi di come i vampiri possano esistere. Certo, sono sicura che esistano le streghe, ma ancora non riesco a capire come io sia potuta diventare un vampiro.
Mi blocco al centro della stanza, girandomi verso la proprietaria della casa, la quale sospira sollevata.
"Perché?" Domando semplicememte, sapendo che capirà a cosa mi riferisco.
"Semplice. Mi stavi facendo girare gli occhi muovendoti cosi e mi avresti pure consumato il pavimento. Ovvio che poi sono sollevata se ti fermi." Spiega ovvia.
No, non ha capito.
"Intendo, perché mi hai trasformata? Perché non mi hai lasciata morire?" Chiedo confusa e ancora scioccata, mettendomi in ginocchio sul pavimento e poi mi siedo definitivamente su di esso.
"Non volevo lasciarti morire." Alza le spalle e noto che il suo occhio destro si strizza velocemente, come se fosse stato un gesto involontario, e lo capisco, capisco che c'è qualcosa che non va.
"Hai detto che tu hai cento anni. Ho visto molti film sui vampiri, dai più idioti ai più credibili, e in ognuno di essi, tranne quelli per bambini, ogni vampiro aveva ucciso almeno una persona nella sua non-vita. Sapendo della tua indole violenta, dubito che tu non abbia mai ucciso, senza offesa, quindi... perché non mi hai lasciata morire?" Chiedo ancora, e la vedo sorridere lievemente.
"Sei perspicace." Commenta, fissandomi con ancora quel piccolo sorriso. "È vero, in un secolo ho ucciso parecchie persone, mio malgrado, e ne ho trasformate veramente poche. Tu sei la terza." Risponde, ma io la guardo storta.
"Non cambiare argomento Jess, non hai risposto alla domanda." Dico dura, pretendendo una risposta.
"Uh-uh, da quando mi chiami Jess?" Prova ancora, ma dopo una mia occhiataccia alza gli occhi al cielo per poi puntarli di nuovo su di me. "Non volevo aggiungerti alla lunga lista delle mie vittime. Al contrario delle altre, sarebbe stato un po' difficile mascherare la tua morte, e di certo non mi andava di essere arrestata per omicidio involontario." Alza nuovamente le spalle, ma noto che il suo occhio si strizza di nuovo.
Interessante.
"E senti Jessica, quante volte sei stata bocciata alla London High?" Tre. Io so che la risposta è tre volte, ma so anche che lei ha sempre sostenuto di essere stata bocciata solo due volte e che la terza volta è stata lei a ritirarsi, cosa non vera.
"Due volte ed un anno mi sono ritirata io." Il suo occhio si strizza ancora, ed io la guardo intensamente.
"Ma quel comodino è nero o blu notte?" Le chiedo, fingendomi curiosa.
"È blu notte, mi rilassa." Dice confusa, e sta volta il suo occhio non fa nulla.
Lo sapevo!
"Cristo Jess, perché mi stai mentendo?" Mi trattengo dall'urlare, ma dalla sua espressione capisco che non ha capito che intendo.
"Non ti sto mentendo, quel comodino è blu notte."
Infatti.
"Non intendo quello! Perché non mi dici la verità sul motivo per il quale mi hai trasformata?" Urlo, e lei prima si immobilizza, poi chiude gli occhi e sembra si stia maledicendo.
"Maledetto occhio." Mormora sotto voce.
"Dimmi il motivo per il quale mi hai tenuta in vita." Intimai.
"Mi hanno costretta, d'accordo?" Quasi urla, spazientita, ma poi si rende effettivamente conto di ciò che ha detto e si porta una mano sulle labbra.
"Chi?" Chiesi confusa, non capendo proprio chi potesse essere.
"Uhm.. una persona." Risponde vaga e io mi sbatto una mano in fronte.
"Pensavo ti avesse costretta una formica." Ironizzai, iniziando ad incazzarmi seriamente.
"Cerca di tranquillizzarti, il vampirismo amplifica ogni tipo di emozione, che sia rabba, amore, gioia o tristezza." Mi spiega.
"Non mi interessa nulla delle emozioni amplificate, anzi, questo spiega solo la grande rabbia che mi sta crescendo dentro, quindi ti conviene iniziare subito a dirmi chi ti ha costretta o non risponderò delle mie azioni." So che una novellina non incute mai tanto timore, ma Jessica alza gli occhi al cielo e mi guarda dritta negli occhi.
"Non mi crederai, non subito almeno, e so che la tristezza ti distruggerà, ma se tanto insisti." Premette e io la fisso per incoraggiarla a parlare. "È stato Alaric Gilbert."
Fisso la ragazza impassibile, non dando mostra del mio stupore. L'unica cosa che può far capire il dolore che sto provando in questo momento è un leggero tremolio dell'occhio destro.
"Impossibile." Sibilo dura, guardando male la ragazza di fronte a me.
"Ti avevo detto che non mi avresti creduta, ma invece è cosi." Dice senza guardarmi, ed io vado a sedermi sul letto. "Quella sera, uno dei medici che lo hanno trasportato in ospedale gli ha fatto bere del sangue di vampiro, poco prima che morisse. È riuscito a salvarlo pochi attimi prima della sua morte, ed è stato trasformato. Tuo padre è un vampiro, Alessia." Spiega cauta, dando un peso ad ogni parola che usciva dalla sua bocca.
"È questo cosa c'entra con te?" Chiedo con un filo di voce.
"C'è un locale in mezzo ai boschi, un locale si cui ne sono a conoscenza solo i vampiri. È una specie di ritrovo per quelli della nostra razza. Io ero li con un gruppo di amici e stavo raccontando loro che sarei andata al liceo per due anni altri, poi sarei stata costretta ad andare via da Londra, visto che il mio aspetto da ddiciassettenne avrebbe suscitato qualche sospetto a lungo andare, visto che non sarei cresciuta. Alaric deve aver sentito e mi ha detto di tenerti d'occhio, di far di tutto per tenerti in vita, ed io accettai. Non presi in considerazione, però, la rabbia che avrebbe potuto assalirmi. Il mio primo intento era quello di provare a diventare tua amica, di relazionarmi a te in modo amichevole, ma ovviamente fallì. Ti dimostravi solare, davi l'apparenza di avere una vita grandiosa, eri dolce, gentile ed aggraziata, e nonostante la perdita di tuo padre non eri mai scontrosa o arrabbiata. E questa cosa mi ha irritata tantissimo, perché anche io volevo essere cosi, dolce e gentile, amata da molti e odiata da pochi, ma non ci ero mai riuscita. Così non sono riuscita ad esserti amica e l'unico modo che ho trovato per esserti vicina è stato quello di sfogare la mia rabbia su di te, dandoti come motivazione la prima cosa che mi passava per la mente. Mi dispiace tanto per tutto quello che fatto, ma mentirei se dicessi che non mi ha fatto sentire meglio." Parla a ruota libera, senza mai fermarsi, ma ormai io l'ascolto in lacrime e lei non ci aveva ancora fatto caso.
Non riuscivo a credere che tutto ciò fosse vero.
"Il mio compito era uno, dovevo solo proteggerti da ogni male, ma il tuo male più grande sono stata io." Mormora a bassa voce, e solo ora alza lo sguardo su di me. "Perché piangi?"
"Non riesco a credere che lui sia vivo, o quasi. Ci ha abbandonate. So che dovrei essere felice di sapere che lui in qualche modo è vivo, ma non riesco ad esserlo del tutto se penso a cosa ha lasciato. Ha lasciato me, mio fratello e mia madre. Ha lasciato la sua famiglia. Lui non lo sa, ma mia madre è incinta, deve diventare madre per la terza volta senza suo marito accanto. Io mi sono chiusa in camera per un mese evitando la mia famiglia e chiunque altro, dandomi la colpa di tutto. Io e mio fratello siamo entrambi vittime di bullismo e lui non mi parla più. Avevamo un bellissimo rapporto ma ora lui mi incolpa di tutto. E mio padre, in tutto questo, era dentro un locale a passare il tempo." Dico tra le lacrime, cercando di smettere di piangere.
"Oh, approposito di tuo fratello, anche lui viene picchiato per lo stesso motivo. Tuo padre ha incaricato un mio amico della sua protezione, ma anche lui ha forti attacchi di rabbia, anche se più controllati rispetto ai miei." Riesco a smettere di piangere e alzo gli occhi al cielo.
"Se le sceglie bene le guardie del corpo." Mormoro a bassa voce, ma a quanto pare Jessica mi sente comunque, credo sia un vantaggio dei vampiri, e abbassa la testa. "Scusami, ma purtroppo ho ragione." Le dico e lei annuisce.
"Se vuoi ti posso portare da lui." Propone e subito mi alzo in piedi, annuendo.
Non so che reazione avrò vedendolo, ma di sicuro non correrò tra le sue braccia.🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕🐼🍕
Salve a tutte e a tutti! Ecco il quinto capitolo, dove veniamo a conoscenza di un fattore importante. Alaric, il padre creduto morto di Alessia e Luca, è in realtà vivo e vegeto... cioè, avete capito.
Qui si può capire anche il perché Alessia e Luca venivano picchiati, poiché la motivazione della perdita del padre sembrava un po' una minchiata, cosa intenzionale.Spero che il capitolo vi sia piaciuto, votate e commentate se volete. Scusate per eventuali errori e... al prossimo capitolo!
Dio Benedica La Pizza!🍕🌹❤
_I_am_a_Pandacorn_
Revisionato 30/09/18
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Vampire.||Niall Horan. [In Revisione]
Fanfiction«Non sempre siamo chi pensiamo di essere. A volte crediamo di essere una cosa, poi scopriamo di esserne un'altra.» Alessia era una ragazza semplice, con una madre, un fratello, due migliore amiche e ottimi voti a scuola. Purtroppo, dopo la perdita d...