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Freya

Mi piace pensare che i miei dipinti siano diversi da tutti gli altri. Non sono la migliore artista dell'universo, e non mi permetterò mai di insinuarlo. Ma voglio credere che ci sia qualcosa di speciale, in ciò che raffiguro. Mi piace disegnare a matita sui fogli, mi piace usare i pennelli colorati sulle tele immacolate, e adoro colorare gli oggetti inanimati che mi ispirano tristezza.

Non so perché di nove fratelli e sorelle, io sia l'unica ad essere affascinata dall'arte. I miei fratelli sono bravi negli affari, altri come Emerson, Amélie e Cameron devono ancora trovare la loro strada, io invece, percorro un tragitto fatto di colori e vivacità sin da quando ero piccola.

Disegnare mi rilassa, mi rende felice. Dipingere mi illumina dentro. È qualcosa di inspiegabile che non si può spiegare a parole. Forse, in realtà, non esistono parole adeguate.

Questa mattina mi sono svegliata molto presto, così da riuscire a passare un po' di ore nella mia galleria d'arte. La ristrutturazione è finita da qualche giorno, oramai. Ho fatto sistemare l'impianto elettrico e cambiato il parquet in delle mattonelle di marmo nero. Le pareti, invece, di un grigio contaminato da schizzi colorati, le ho dipinte personalmente io.

Potrei appendere i miei quadri e aprire ufficialmente la galleria, per vendere i miei dipinti. È tutto finito. Ma non sono ancora pronta. Nessun dipinto mi sembra quello giusto, e voglio aspettare di sentire quella scintilla dentro di me.

Sono nel mio ufficio con la porta aperta, perciò sento immediatamente il leggero bussare sulla porta d'entrata.

Lascio i fogli e la matita sulla scrivania, alzandomi per dare una sbirciatina. Sorrido, sistemandomi i capelli ondulati dietro le orecchie per uscire allo scoperto. Dall'altra parte del vetro, Asher mi aspetta con le braccia conserte e un sorriso raggiante contagioso. Vado da lui, aprendogli la porta.

«Ehi, buongiorno».

«Buongiorno, cosa ci fai qui?».

«Owen ci ha chiesto di raggiungere lui, Colin e Kyler al bar. Così, ho pensato di passare io a prenderti. Vieni con me?».

Fa un cenno di testa verso la sua auto, ferma sul ciglio della strada alle sue spalle. Il piccolo sorriso inciso nella sua bocca, mi fa arrossire. È sempre strano provare imbarazzo davanti alla persona che ci piace, nonostante sia tanto il tempo di conoscenza.

«Va bene. Prendo la borsa, dammi un minuto».

«Ti aspetto in macchina».

Annuisco, correndo nel mio ufficio per fare ciò che gli ho detto. Dopo aver preso la borsa, chiudo la porta dell'ufficio a chiave insieme alla porta di entrata. Sono così felice di passare un po' di tempo con Asher che non mi si cancella il sorriso neppure per un secondo quando mi siedo in macchina.

Mi allaccio la cintura di sicurezza, arrossendo per lo sguardo caldo che Asher mi rivolge. Ha degli occhi scuri che mi ricordano la cioccolata calda, bruciata delicatamente e fumante.

Se mi chiedessero cosa mi ha attratto di Asher, non direi mai il suo sorriso gentile o la sua delicatezza. O il suo fisico allenato. Direi i suoi occhi dolci, sempre buoni e amabili. Gli occhi possono essere difficili da leggere, soprattutto quando sono sfuggenti, ma ci sono degli occhi che ammiri fin dal primo sguardo che si intreccia.

E quelli di Asher, sono fatti per essere ammirati e studiati.

Mi volto a guardarlo, mentre guida concentrato e lancia sguardi allo specchietto. Il suo profilo spigoloso esprime tranquillità con una nota di sicurezza. I capelli scuri svolazzano sulla sua fronte, mossi dal venticello.

Menzogna - Freya // Saga Warner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora