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Freya

Ho tanti ricordi della mia infanzia.

Ricordo le mattine in cui Rhysand veniva a svegliarmi con un bacio sulla guancia, e intrecciava le nostre mani per accompagnarmi al piano di sotto a fare colazione. Ricordo la colazione, cucinata da un Kolder troppo piccolo e impreparato. Ricordo che quando cadevo e mi graffiavo le ginocchia, Cyrus si inginocchiava davanti a me con del cotone e disinfettante. Ricordo quando Arwen voleva imparare a pettinare i capelli, e mi usava come cavia. Ricordo Kyler, che allungava le mani verso di me per permettermi di sfogare il mio bisogno di disegnare.

Ricordo ogni piccolo e grande gesto che i miei fratelli maggiori hanno fatto per me, ogni cosa che hanno fatto per aiutarmi a crescere e trasformarmi in una persona buona e forte. Ricordo anche le litigate, le urla tra Rhysand e Cyrus, i tanti rimproveri di Kolder, ma anche gli abbracci notturni e i gesti che significavano mi dispiace, perdonami.

Non ho mai dimenticato neanche mio padre, che per quanto sia stato assente e impegnato con il lavoro, per quindici  anni mi è stato vicino. Non c'era sempre, anzi, non c'era quasi mai, ma quando Noah Warner era a casa con i suoi figli non era l'imprenditore duro e gelido che tutti conoscevano. In casa, Noah era un padre. Un buon padre.

In ventidue anni, ho accumulato tanti bei ricordi con la mia famiglia. E in ognuno di essi, non c'è mia madre. Lei c'è solo in quelli brutti. Mai un gesto affettuoso, mai un regalo, mai degli auguri per il compleanno, mai una cena divertente. In compenso, rammento piuttosto bene le mattinate in cui si presentava strafatta o ubriaca. Le sere in cui veniva a casa, chiedendo soldi e un letto in cui dormire.

Sinceramente? Non credo che mia madre voglia bene a qualcuno dei suoi figli. Forse Emerson e Cameron sono le uniche persone con le quali ha un rapporto un po' più forte.

Io ho provato per tanto tempo a trovare qualcosa di buono in lei, per starle vicino. Ma dopo quella sera a Las Vegas, ho capito che a Madison interessa solo una cosa: il denaro.

Il resto è un insignificante contorno.

Strappo una pellicina dal dito e sussulto, colta alla sprovvista dalla mano di Colin che mi afferra il polso con una delicatezza che invidio. Posa le nostre mani sulle mie gambe e il mio cuore fa un balzo selvaggio.

«Ti consumerai le dita, se continui a mangiarti le pellicine».

Lo guardo, mordendomi il labbro. Da quando gli ho detto che mia madre è tornata in California, non ha più aperto bocca. Neanch'io l'ho fatto, in realtà.

Immagino non ci sia niente da dire.

Mi sento in colpa, per averlo obbligato a lasciare la sua famiglia e accompagnarmi dalla mia. Abbasso lo sguardo sulle nostre mani ancora strette tra loro. Le vene gonfie spiccano nelle sue grandi mani. Mando giù un po' di paura e, con lentezza, accarezzo le nocche di Colin con due dita. Lo sento irrigidirsi sul mio grembo, ma non si scansa.

«Mi dispiace» sussurro.

«Per cosa, ti dispiace?» chiede lui, in un sussurro ancora più basso.

«Per avere rovinato la cena con la tua famiglia, obbligandoti ad accompagnarmi. Non avrei voluto farlo».

«Non hai rovinato niente. Ti avrei seguita anche se non me lo avessi chiesto, Raggio di Sole».

Trattengo il fiato quando la sua mano sfugge dalle mie carezze per intrecciarsi con la mia, in un gesto fin troppo spontaneo. Le nostre dita collidono l'una con l'altra, diventando una cosa sola capace di farmi scoppiare il cuore come una mina.

«Ora, fai un po' di silenzio» dice, abbozzando un sorrisetto che io ricambio. Passiamo il resto del tragitto in macchina così, in silenzio e con le mani intrecciate. La mia mano diventa un po' sudaticcia e sono sicura che Colin lo senta, tuttavia non lascia la presa.

Menzogna - Freya // Saga Warner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora