20

49 8 0
                                    

Colin

«Ultimo anno di liceo, festa di San Valentino a casa di Howard Johnson. Una ragazza è venuta da me, chiedendomi se avessi davvero pianto e chiesto aiuto a mia madre per fare i compiti di matematica» dico a Freya, continuando a raccontarci a vicenda i momenti in cui ci siamo infastiditi a vicenda da adolescenti.

Freya annuisce con un sorrisetto divertito, «Ho sparso io quella voce in giro per la scuola. Sapevo quanto odiassi la matematica e soprattutto che le altre persone ti vedessero in difficoltà. Non posso credere che te lo ricordi ancora!».

«Come non potrei? Mi ha fatto un pompino sul letto dei genitori di Johnson, e poi abbiamo fatto sesso».

Lei sgrana gli occhi e alza la testa dal mio petto, «Cosa, dici davvero?»

Scrollo le spalle e mi infilo in bocca un pezzo del biscotto al cioccolato che ho rubato dalla cucina di Eleanor.

«Mi disse che solo un ragazzo buono e sensibile ha il coraggio di mostrare le proprie emozioni e chiedere aiuto», prendo il bicchiere con il succo di frutta e ne mando giù un lungo sorso. «In realtà credo non gliene fregasse un bel niente di me, voleva soltanto stare con qualcuno e non passare la serata degli innamorati da sola».

Freya scuote la testa e prende una manciata di cereali dalla ciotola.

«Io volevo farti rimanere solo a San Valentino, e invece ti ho rimediato una ragazza con cui passare la serata. Non ci posso credere».

Rido e le passo il bicchiere con il succo da cui ne beve un piccolo sorso, si rigira il bicchiere tra le mani e io mi incanto a guardarla.

Dopo quel fantastico sesso, di cui sono sicurissimo al cento per cento che è stato un apice di piacere e soddisfazione che si prova solamente una volta nella vita, ci siamo fatti una doccia insieme e ho scoperto che mi piace insaponare i capelli di Freya.

Ha riso tutto il tempo, anche quando mi ha quasi accecato con lo shampoo.

Io ho rischiato di morire, e lei rideva. Ma ehi, almeno era felice.

Nel frattempo che si metteva addosso dei vestiti, sono sgattaiolato furtivamente in cucina per prendere qualcosa da mangiare e da bere.

Prima di tornare in stanza però mi sono premurato di cospargere un po' di panna nella mano di Owen, addormentato sul divano insieme a Theo. Avrei voluto farlo anche a Kyler, ma lo stronzo si è chiuso a chiave in camera sua.

Ora io e Freya stiamo facendo colazione ancora seduti nel letto, e non so come abbiamo cominciato, ma ci stiamo raccontando delle cose del nostro passato.

Per esempio la storia di San Valentino, di cui avevo la certezza fosse stata lei a mettere in giro quella voce. O di quando ho convinto un ragazzo a non chiederle di uscire, raccontandogli che per avere un appuntamento con Freya avrebbe prima dovuto chiedere il permesso ai suoi tre fratelli maggiori Kolder, Rhysand e Cyrus.

È bastato mostrargli una foto di tutti e tre i Warner per farlo spaventare e rinunciare all'appuntamento.

Freya si mette seduta sul letto, incrociando le gambe sopra le mie. Si lecca le labbra con aria pensierosa.

«Al compleanno di Eleanor, quando abbiamo discusso, hai detto una cosa che mi è rimasta impressa».

Si incastra una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio e lascia il bicchiere con il succo sul comodino.

«Hai detto: se prima del ballo mi avessi chiamato per dirmelo, avrei capito. Cosa avrei dovuto dirti?».

Il biscotto nella mia bocca diventa cemento, sbriciolo l'ultimo pezzo nella mia mano e deglutisco a malapena, leggermente nauseato.

Menzogna - Freya // Saga Warner Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora