- Capitolo 9 -

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Erica varcò la soglia del salone, accompagnata dalla guardia, e immediatamente il suo sguardo si spinse verso il centro della stanza. Ciò che vide la lasciò senza fiato. Su un lato, legata e apparentemente in difficoltà, c'era Esmeralda, mentre al centro della scena, in piedi con un sorriso beffardo, c'era suo padre. La sua presenza, imponente e severa, faceva sentire l'aria irrespirabile. Non appena vide Erica, il sorriso sul suo volto si fece più largo, ma l'espressione era tutt'altro che amichevole.

Il cuore di Erica si strinse nel petto. "Padre, che state facendo?! Liberatela subito!" urlò, avanzando di qualche passo verso il suo genitore.

"Stavo facendo quattro chiacchere con Esmeralda," rispose il re, fissando la ragazza con uno sguardo gelido. "Purtroppo, non ha voluto rivelarmi nulla di ciò che sapeva."

Le parole del padre risuonarono come una condanna, e la giovane principessa, pur mantenendo una calma apparente, sentì il panico che le saliva in gola. "P-perché dovrebbe sapere qualcosa? Scusatemi, ma è una semplice cameriera. Cosa dovrebbe sapere?" tentò di giustificarsi, cercando di mascherare il timore con una domanda innocente.

Il sorriso del re svanì immediatamente. Con un movimento lento e minaccioso, avanzò verso di lei, il suo sguardo impassibile. "Dovrebbe sapere qualcosa, visto che siete state viste uscire dal regno insieme."

Erica deglutì rumorosamente, cercando di non far trasparire il panico che la stava sopraffacendo. Il suo cuore batteva forte, eppure riuscì a mantenere una facciata tranquilla.

"Ebbene? Dove siete andate, voi due? Penso che non sarà un problema rivelarlo, no?" chiese l'uomo con tono provocatorio.

"semplicemente siamo andate a fare una passeggiata, nulla di più, nulla di meno" rispose la ragazza cercando di mantenere la calma.

" chi mi dice che voi non stiate aiutando i demoni?" domandò con tono sospettoso l'uomo guardando la figlia.

La principessa angelica deglutì rumorosamente e guardò l'uomo. "padre questa accusa è veramente la cosa peggiore che avreste potuto mai dire su vostra figlia e su una delle vostre più fidate cameriere. Ammettetelo che non riuscite ad accettare di aver sbagliato e per questo state cercando un capro espiatorio per la vostra negligenza. Gli attacchi gli abbiamo subiti per colpa vostra e niente altro. La vostra teoria non ha nessuna prova a sostegno se non quella delle guardie che ci hanno visto tornare da nemmeno loro sanno dove, oltretutto io a mala pena so tenere l'arco in mano vi pare che vada a dire tattiche o cose così non sapendo nemmeno di quello che sto parlando?"

L'uomo alle parole della ragazza fece sparire il suo sorrisetto beffardo e strinse i pugni iniziando ad alterarsi.

"E ora con questo linguaggio non verbale mi state semplicemente dimostrando che effettivamente io ho ragione sulla cosa, quindi, per favore, evitiamo queste scenate assurde e liberate la mia cameriera"

"tsk, ma sappiate che non ve la caverete così facilmente la prossima volta"

Disse mentre le guardie liberavano Esmeralda e la lasciarono uscire dal salone con la ragazza. Le due si diressero in camera insieme e la mora si sedette sul letto di Erica per poi fare un lungo sospiro.

"Principessa dovete stare più attenta abbiamo rischiato molto grosso oggi, se vi succedesse qualcosa io non me lo perdonerei mai."

"Stai tranquilla," rispose Erica, tentando di tranquillizzarla. "Ho messo due pulci nell'orecchio del demone."

"In che senso?" chiese Esmeralda, sollevando un sopracciglio. "Per questo è uscita così di corsa stamattina?"

"Sì," confermò la principessa, "sono scesa di nuovo giù e gli ho parlato chiaramente. Gli ho detto che, se non mi avessero sentito o visto nei prossimi giorni, sarebbe stato un segno che ero in pericolo. Inoltre, l'ho avvertito che il re sicuramente vorrà attaccarli a breve."

"E cosa succederà se davvero non vi faceste vedere?" chiese Esmeralda, preoccupata per le possibili conseguenze.

"Non ne ho idea," rispose Erica, stringendo le mani sul letto. "Ma sicuramente, se accadrà, ci andranno giù pesante nei prossimi attacchi. Saranno peggio, se dovranno intervenire per salvare qualcuno."

Esmeralda la guardò, preoccupata. "Pensate davvero che Haru sarà disposto a fare una cosa del genere?"

"Lo so con certezza," disse Erica, con uno sguardo serio. "Sono la chiave per la loro vittoria nella guerra. Sono particolarmente sicura di quello che ti sto dicendo."

Esmeralda si alzò e si diresse verso il bagno. "Va bene, vostra signoria. Ora vi preparo un bagno caldo, e poi torno alle mie mansioni."

"Grazie," rispose la principessa, un filo di stanchezza nella voce. "Mi ci vuole proprio un bagno." Disse la bionda mentre Esmeralda si era già alzata e si stava avviando verso il bagno.

Nel frattempo Haru si era messo a lavorare sul prossimo attacco ripensando alle parole di Erica che gli andavano avanti e indietro per la testa.

"A che pensi fratellone?" chiese Yukio guardando il maggiore notando quanto fosse pensieroso.

"penso a quello che ha detto Erica" rispose il moro con tono serio mentre leggeva con poca attenzione alcuni documenti

"riguardo al fatto che possa essere in pericolo?"

"esattamente fratellino"

"beh penso che se la caverebbe comunque non credi?" disse il piccolo, tentando di sollevare un po' l'umore del fratello.

"Non lo so, Yuyu," ammise Haru, il suo tono grave. "Temo che il suo pericolo potrebbe causare problemi anche a noi."

"Vai tranquillo, fratellone, l'hai detto tu, no?" replicò Yukio, con il suo tipico sorriso. "Si risolverà."

"Mai dire mai, piccolo," rispose Haru, le sue parole cariche di una preoccupazione che non riusciva a nascondere.

"Capisco, fratellone, ma c'è sempre speranza." Disse sedendosi sulle sue gambe per poi abbracciarlo mentre il ragazzo riprendeva a lavorare sui piani di guerra facendo così scorrere le ore fino alla serata che anticipò una giornata molto lunga per il regno demoniaco.

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