Trapped

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Rimasi molto interdetta dal discorso di Calum perché non riuscivo a capire cosa intendesse davvero. Mi rendevo conto che Luke non era come gli altri ragazzi, eppure non riuscivo ad afferrare l'essenza della sua diversità, il perché di quel suo atteggiamento. In più Calum mi aveva lanciatao un avvertimento: non si doveva disobbedire a Luke, non che io ne avessi comunque avuto la forza o il coraggio; o al massimo bisognava stare lontano da quel ragazzo.
Rivalutai la mia posizione: Luke mi aveva bloccata per "parlarmi" un paio di volte. E mi aveva scritto, probabilmente, la sera prima, riuscendo ad avere non si sa come il mio numero.
Forse la possibilità di riuscire a stargli lontano ed evitare di finire nei casini con lui e i suoi amici esisteva ancora.
Forse non era ancora troppo tardi per cercare di evitarlo e non farsi notare.
Il mio piccolo barlume di speranza però si spense nel momento in cui si accese nella mia mente, quando vidi tre ragazzi avanzare lentamente verso di me: Ashton, Michael e Luke. Strano, Calum non c'era. Pensai che c'entrava qualcosa con il discorso che mi aveva fatto l'ora prima, che magari Luke lo avesse scoperto e si fosse arrabbiato con lui, e sperai vivamente che non fosse così.
Chiusi l' anta del mio armadietto e mi voltai, camminando il più velocemente possibile verso la mia aula.
Ma pochi passi dopo una mano mi afferrò rudemente il polso e mi tirò indietro. Fu girata di colpo, con una mezza volta su me stessa che mi fece sbattere con la schiena contro gli armadietti. Mi ritrovai due occhi color del ghiaccio a fissarmi sprezzante, Luke mi stava ancora stringendo il polso e non staccava gli occhi dai miei, mentre Michael e Ashton restavano dietro di lui a qualche passo di distanza con indifferenza, come se quella a cui stavano assistendo fosse una scena del tutto normale.
-Che vuoi? Lasciami!- gridai contro Luke, che mi stringeva sempre più il braccio facendomi gemere di dolore.
-Ho saputo che oggi hai fatto la cattiva bambina- sibiló lui, con un tono di voce che mi fece spaventare a morte.
-Di... di cosa stai parlando? - chiesi tentando di sviare il discorso.
-So che hai chiesto a Calum cose che non ti riguardano - rispose lui -... e credo proprio che dovrò punirti per questo. Non mi piacciono i ficcanaso- concluse.
-Io non ho chiesto proprio un bel niente a Calum e...- iniziai, ma mi interruppi quando vidi un altro ragazzo avvicinarsi lentamente a noi e unirsi a Michael e Ashton con un sorriso. Perché sorrideva così? Luke si girò per un momento verso di lui e i due si sorrisero con fare complice.
Mi bastò poco per fare due più due, e capire che Calum aveva raccontato tutto a Luke, convincendolo in qualche modo che la "colpa" fosse solo mia. Chissà, forse gli aveva anche detto che lui non mi aveva raccontato niente su di lui o qualcosa del genere...
Non ci potevo credere, era stato davvero un falso con me. E ora Luke chissà cosa mi avrebbe fatto.

-Vieni- mi disse, prima di tirarmi per il braccio e condurmi nell'aula di educazione artistica, al momento vuota e isolata dal resto delle classi perché si trovava in fondo ad un piccolo corridoio vicino alla palestra.
Entrammo lì e Michael chiuse a chiave la porta dietro di sé.
Solo Ashton rimase fuori a fare il palo. Calum e Michael andarono in fondo all' aula e si misero in piedi contro il muro. Luke mi spinse giù constringendomi a sedere su una sedia e lui si appoggiò sul banco davanti a me.
Deglutii impaurita, e questo non fece che accresecere il divertimento di quegli stronzi. Che volevano farmi?
-Piccola Soph, non aver paura- mi disse Luke abbassandosi con il busto per intravedere il mio sguardo, ma io girai la testa dalla parte opposta ostentando un'aria dignitosa.
-Non devi averne- continuò, e il suo tono si addolcí. Allora ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, e chiedergli cosa avevano intenzione di farmi.
-Noi niente, credimi. Se tu che farai qualcosa a noi- mi rispose lui, riscuotendo risatine d' assenso da parte dei suoi due amici.
-Che... che vuol dire?- Mi agitai, sperando con tutte le mie forze che non intendesse quello che pensavo.
-È semplice. Visto che non ti sei comportata bene, ora tu dovrai farmi godere un po, piccolina. E visto che tu mi piaci molto, ho deciso che puoi scegliere cosa farmi: sei più abile con le mani o con la bocca?-
A quelle parole arrosii di colpo e quasi non mi sembrava possibile. Pensai di trovarmi in un orribile incubo, come quelli che da un paio di notti non mi lasciavano dormire. Non poteva davvero... non poteva costringermi a fare una cosa del genere!
-Tu sei pazzo, sei completamente pazzo se credi che farò una cosa così! -
Al che lui sorrise maliziosamente -Su, non dire così, credo che tu l'abbia fatto altre volte!- Arrosii ancora di più e distolsi lo sguardo: no, non avevo mai fatto una sega a qualcuno, tantomeno un bocchino!! E non lo avrei di certo fatto a quel disgustoso ragazzo che mi era davanti in quel momento.
Lui parve capire il mio silenzio e il suo sorriso si allargó ancora di più. -Non dirmi che sarebbe la tua prima volta! -
-Non lo farò mai, capito?? Mi fai schifo!- urlai alzandomi dalla sedia e cercando di dirigermi verso la porta, ma lui si raddrizzó e mi bloccò subito, prendendomi per entrambi i polsi e facendomi indietreggiare fino a farmi toccare con la schiena il muro.
-Ragazzina, te l'ho già detto, dai, non avere paura. Ti insegno io come si fa- mi soffió sul viso. Respirai il suo profumo, e per un istante ne fui inebriata. -Guarda che è una cosa piacevole. Quindi ora inizia, verginella.- mi derise.
Sentii le guance andarmi a fuoco e gli occhi pizzicare terribilmente mentre Luke prese la mia mano e cominciò a guidarla verso il basso, dentro i suo jeans... a contatto con i suoi boxer riuscii a percepire la sua notevole erezione. Mi resi conto che non potevo fare altro che obbedire.
Con lo sguardo basso e le dita tremanti cominciai a sbottonare il bottone dei suoi pantaloni, e con l'altra mano a tirare giù la cerniera.
A quel punto mi fermai, incapace di andare oltre, ma Luke prese di nuovo le mie mani e le portò verso i suoi boxer neri.
Non avevo idea di come si facesse una cosa del genere, e quando Luke mise una mano sulla mia nuca e mi spinse verso il basso sentii le lacrime spingere insistentemente dietro le palpebre, sul punto di uscire fuori. Ma resistetti stringendo gli occhi: non volevo dimostrarmi più debole di quanto non lo fossi in quel momento.
Ma proprio quando stavo per abbassare l'orlo dei boxer, qualcuno bussò freneticamente alla porta e urlò qualcosa da fuori.
-Ragazzi! Ragazzi, arriva il prof!!-
Luke si allontanò di scatto, girandosi verso la porta, mentre Calum correva ad aprirla.
Ne entrò Ashton, che continuava a ripetere che stava arrivando qualcuno.
Accadde tutto in un secondo: Luke, dopo essersi di nuovo abbottonato i pantaloni corse alla porta, seguito da Calum e poi da Michael, e tutti e tre scapparono via prima che il professore potesse entrare e vederli.
Io rimasi invece ferma lì, immobile, come traumatizzata da quelli che era appena successo.
O quello che sarebbe successo.
Di colpo sentii i passi frettolosi di qualcuno che si stava avvicinando.
Era Ashton, che era tornato indietro per me.
Lo sentii imprecare quando si rese conto che il prof stava per entrare nell'aula, poi mi afferrò e mi trascinò con lui in uno stanzino in fondo alla classe, chiudendosi a chiave la porta alle spalle. Era successo tutto questo così velocemente.
Il mio cervello era ancora come bloccato, e mi ci volle qualche secondo per riprendersi e realizzare gli avvenimenti degli ultimi minuti. Luke e gli altri ragazzi mi avevano trascinata lì perché avevo chiesto troppo su di lui a Calum, anche se in realtà non avevo capito niente e non avevo scoperto un bel nulla.
Ah, e Calum mi aveva imbrogliata. Così mi ero ritrovata sul punto di fare un bocchino a Luke.
La realizzazione di ciò e la consapevolezza di quello che quel ragazzo era arrivato ad impormi mi fece definitivamente scoppiare in lacrime.
Le barriere che avevo tenuto serrate prima, ora si spalancarono, per far sgorgare tutte le lacrime che non avevo versato fin a quel momento.
Non mi resi neanche conto di ritrovarmi seduta per terra affianco a Ashton, non mi resi neanche conto di essere scoppiata a piangere.
Perché non era un pianto di quelli liberatori, ma era un pianto fatto in silenzio, fatto di lacrime invisibili ma che scivolavano veloci sulle mie guance sbavandomi il trucco e bagnandomi il mento.
Chiusi gli occhi, per cercare di scacciare tutto quello che era successo, e mi ritrovai immersa nel buio.

Cure || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora