Luke Hemmings New York
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Erano le 22.00 e io ero seduta a gambe incrociate sul mio letto con il computer sulle ginocchia a cercare su internet Luke Hemmings. Mi era venuta la curiosità di vedere se avesse per caso ask, o facebook, o instagam, insomma qualcosa per scoprire meglio chi era.
Fintanto che il computer caricava io ripensai ancora una volta a quanto era accaduto quella sera e allo spavento che avevo preso, ai bellissimi occhi di Luke e a quanto era stato carino con me. Ma nonostante tutto, speravo davvero di non doverlo incontrare mai più, perché era stato anche un grande maleducato a prendermi in giro in quel modo. E poi non sopportavo il fatto che si era preso così tanta confidenza chiamandomi bambolina, piccola... insomma, ma come si permettava? Parlava così a tutte le ragazze che gli capitavano per strada?
In quel momento sul mio pc si aprì una pagina con i primi tre siti dedicati a tre diversi Luke Hemmings su ask. Non so perché ma il mio cuore cominciò a battere più forte quando cliccai sul primo sito. Ed era proprio lui!! Si capiva benissimo dalla foto di copertina, che raffigurava lui in primo piano con un bellissimo sorriso e il ciuffo biondo alto sulla fronte, e dietro di lui le facce di un ragazzo e una ragazza che spuntavano. Scorsi un po di domande ma mi soffermai soprattutto sulle foto: in quasi tutte lui era sorridente con i suoi amici e poi ce n'erano alcune in cui aveva una faccia stupida in compagnia di alcune ragazze.. tutte troiette, ovvio! C'era d' aspettarselo che tutte le sue amiche fossero così, tutte bionde con occhi azzurri, magre e bellissime. Io invece avevo ok un bel fisico, perché anche io ero bella magra e alta, ma nulla di che: i miei capelli erano lunghi, mossi e castani, con qualche riflesso biondo, e pure i miei occhi erano di un banale marrone cioccolata. Quanto avrei dato per avere anche io dei bei capelli biondi, o degli occhi azzurri o verdi come molte mie amiche, che seppure non erano bellissime bastavano quei fantastici occhi chiari a imbambolare i ragazzi...
Scacciai quei pensieri e andai ad aprire facebook, cercando Luke Hemmings. Me ne uscì qualcuno, ma riuscii facilmente a trovare il ragazzo che avevo incontrato solo qualche ora prima.
Indugiai sul suo profilo, indecisa se chiedergli o meno l'amicizia. Da una parte pensavo che non ci sarebbe stato nulla di male e che magari se fossi riuscita a conoscerlo meglio avrei potuto cambiare opinione su di lui, ma dall'altra mi chiedevo: perché provare tanto interesse per uno sconosciuto, maleducato e arrogante, che mi aveva seguito con i suoi amici come una specie di stolker? Forse perché era carino? Sì, molto.
Perché nonostante tutto, era stato anche carino con me offrendosi di riaccompagnarmi a casa? Perché era davvero fighissimo e assolutamente bellissimo? Bastavano davvero due occhioni verdi e un sorriso per farmi cadere così in paranoia verso quel ragazzo?
Sì. Sì e, ahimè, ancora sì.
Ma dopotutto non lo conoscevo, e anzi da quel poco che lo conoscevo, da come lui e i suoi amici si erano comportati con me, non mi sembrava affatto un gran bravo ragazzo. Ma forse...
Ad interrompere i miei pensieri tormentati fu un Bip proveniente dal mio computer. Abbassai lo sguardo incuriosita, aprii la casella delle notifiche di Facebook e quasi mi venne un colpo quando lessi: Luke Hemmings ti ha chiesto l'amicizia. O MIO DIO pensai, e ora che faccio? Come aveva fatto a trovarmi su Facebook se non sapeva neanche il mio nome?? Magari era amico di qualcuno che mi conosceva?
Quante domande!! Rimasi per moltissimo tempo davanti a quella richiesta d'amicizia senza avere il coraggio di accettarla, ne tanto meno di rifiutarla, finché mio padre bussò alla porta della mia stanza ed entrò. -Sophie, sei ancora sveglia? Spegni quel computer e vai a dormire che è tardi!-
Sbuffai, scocciata: sempre a rompere, mio padre!
Spensi la luce e mi sdraiai sul letto, ancora idecisa sulla decisione che avrei dovuto prendere. Alla fine chiusi semplicemente il pc così com'era, mi infilai sotto le coperte e mi misi a dormire, cercando di non pensare più a Luke.La mattina dopo mi svegliai abbastanza presto per essere un giorno di vacanza, e andai dritta in cucina per fare colazione. Probabilmente i miei erano già usciti per andare a lavoro così mi riscaldai una scidella di latte con i cereali e mi misi davanti la televisione a fare un po di zapping, cercando qualcosa di interessante. L'occhio mi cadde allora su una busta ancora chiusa appoggiata sul tavolino del salotto, con sopra scritto Sig.ina Sophie Jackson. Ero sedicenne da solo tre settimane, e non mi ero ancora abituata alle conseguenze del fatto che ormai ero adulta in tutto e per tutto, come il fatto di avere delle lettere intestate a me personalmente e non più solo ai miei genitori. L' aprii come una che scarta un pacco di dolci dopo un mese di digiuno, e lessi il suo contenuto:
Gentile signorina Sophie Jackson, siamo lieti di informarla che è stata ufficialmente ammessa all'istituto della New Empire School University di New York. Le ricordiamo perciò che i corsi inizieranno il giorno 15-09 alle 9.00 e le facciamo le nostre più sentite congratulazioni.
Cordiali saluti.
La redazione N.E.S.U.
Divorai con gli occhi la lettera e la rilessi più e più volte in preda al l'entusiasmo: ero stata ammessa!! Ero stata ammessa!! Avrei dovuto chiamare i miei genitori, ma in quel momento l'unica cosa che avevo in testa era correre dalla mia amica Marie e avvertirla della bella notizia. Di sicuro era stata ammessa anche lei! Mollai sul tavolo la tazza di latte e corsi in bagno a lavarmi. Poi mi pettinai alla bell' e meglio i capelli in uno chignon, indossai un leggins nero, una felpa rosa con dotto una t-shirt nera, mi misi le miei inseparabili all-star alte rosse e mi fiondai fuori.
Andavo talmente di fretta che non pensai neppure di prendere il cellulare o la bici, e arrivai a casa di Marie in dieci minuti. Ma arrivata davanti al suo cancello mi bloccai. Marie era fuori che mi dava le spalle, abbracciata ad un ragazzo alto e biondo che le cingeva i fianchi.
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Cure || Luke Hemmings
Aléatoire"Se avessi saputo che quella sera non mi avrebbe raccontato neanche la metà dell'oscura verita in cui lui e gli altri erano coinvolti, e avessi potuto immaginare cosa stava succedendo a casa, in quel preciso momento, non sarei restata. Ma non potevo...