Arrivammo davanti la casa Hemmings che mi sembrava fossero passati solo pochi minuti. Per tutto il viaggio mi ero ripetuta mentalmente che sarebbe andato tutto bene e che Luke non mi avrebbe fatto niente. Mi sarei tenuta ad una distanza di sicurezza di due metri come minimo e al massimo sarei scappata in bagno se le cose avessero cominciato a prendere la piega sbagliata.
Stavo giusto riflettendo sul fatto che il bagno non era affatto un buon posto in cui rifugiarmi che Luke venne ad aprirmi la portiera. -Siamo arrivati, nel caso non te ne fossi accorta-.
Avvampai e alzai di scatto la testa verso di lui come se fosse stato capace di capire le stupide e sconvenienti cose che stavo pensando in quel momento. Afferrai saldamente tra le dita lo zaino di scuola e scesi dalla macchina, mentre lui andava ad aprire la porta di casa.
-Continuo a pensare che non sia affatto una buona idea- borbottai come entrammo nell'ampio soggiorno. -Cosa pensi che non sia una buona idea?- rispose lui fermandosi dietro di me. E non so perché il tono di voce che usó, unito alla situazione e all'assoluto silenzio che seguí il rumore della serratura della porta che scattava, mi risuonó abbastanza sinistro.
-Q- questo- risposi balbettando -il fatto che mi hai portato a casa tua..-
Lo sentii sbuffare, dopodiché mi superò e si recò in cucina. Io lo seguii titubante, appoggiando lo zaino accanto alla porta ma ricordandomi di infilarmi il cellulare in tasca. Luke afferrò una mela e la addentó, appoggiandosi all'isola della cucina, mentre io rimasi appoggiata all'uscio a guardarlo.
I suoi denti bianchi produssero uno scrocchio piacevole affondando nella mela, e non potei non notare quanto fosse carino e sexy anche in quel momento semplicemente mangiando un frutto. Rimasi a guardarlo per non so quanto tempo e non mi accorsi che mi stavo mordendo il labbro inferiore con i denti. Luke se ne accorse e quando finí di masticare mi disse: -È me che stai guardando in quel modo da circa mezz'ora o è la mia mela?-
Io mi riscossi dai miei pensieri avvampando per la vergogna e provocai una risatina maliziosa da parte sua.
-Vuoi?- chiese allora.
-Cosa... cosa?- domandai a mia volta. La verità era che quella situazione mi confondeva e imbarazzava molto. -Ti ho chiesto se vuoi una mela.- ripeté sorridendo compiaciuto, come se il mio disagio lo divertisse. -Non mi piacciono le mele- risposi di getto senza pensare che potessi sembrare maleducata. Ma era vero. Le avevo sempre odiate con quel loro gusto dolce ma asprognolo allo stesso tempo, erano in assoluto i frutti che odiavo di più.
Luke mi guardò stranito, ma si riprese chiedendomi se volessi qualcos'altro.
-No. In verità non ho molta fame-
-Ok - rispose, senza fare una piega e dopo aver buttato il torsolo nel cestino della spazzatura tornò in salotto e si sedette sul divano. Io rimasi un po in piedi a guardarmi intorno, insicura se sedermi accanto a lui o no. Fu lui a spezzare il silenzio: -non ti preoccupare, comunque, ti porto a casa presto.- riferendosi alla mia affermazione di prima. -Sì, bhe, penso che...-
Non potei finire la frase che lui mi interruppe: -perché non la smetti di pensare e ti rilassi invece? Non succede niente, tua madre non lo verrà neanche a sapere-. Rimasi di stucco. Come potevo rilassarmi in una situazione simile? Rimasi in silenzio e mi decisi a sedermi sulla poltrona accanto al divano.
Se dovevo passare del tempo con Luke allora volevo sapere qualcosa su di lui e non rimanere tutto il tempo in silenzio, e gli avrei dimostrato che la sua presenza non m' innervosiva affatto.
-Qual'è il tuo colore preferito? -
Lui mi guardó divertito e stranito.
-Perché t'interessa il mio colore preferito? - rise.
-Dai, è... solo una domanda. Allora, qual'è? -
Luke si allungò sul divano come se si stesse stiracchiando. Parve rifletterci un po su e poi mi rispose: -il nero.-
-Anche il mio!- esclamai, forse un po troppo velocemente.
-Il nero?- ripeté lui. -Credevo qualcosa più sul... femminile-
-Il nero è anche femminile sai- dissi marcando su quella parola.
-Io invece lo avevo indovinato- continuai guardandomi intorno -ti vesti sempre di nero. Cioè, i jeans, le t-shirt, tutto nero. Anche le scarpe. Insomma, ero ovvio che ti piacesse quel colore. Però ci stai bene. Perché hai i capelli biondi e gli occhi azzurri e quindi sei comunque bel...- mi fermai di colpo quando mi resi conto di quello che stavo dicendo. Stavo parlando troppo come al solito. A conferma di ciò vidi che Luke si era tirato su a sedere, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, e mi stava guardando con interesse con un mezzo sorriso sulla faccia. -Dicevi? Tranquilla, continua, stavi dicendo che ti piace come mi vesto e che sono...-
-Be- bhe no... Nonononono io non ho detto questo, non ho detto niente di... niente- farfugliai coprendomi la bocca con la mano.
-Ehi, non c'è niente di male nel dire che sono bello, piccola.- rispose, aumentando il mio imbarazzo. Fortunatamente in quel momento mi arrivò un messaggio sul cellulare da parte di mia madre, che mi affrettai a leggere: Soph oggi torno tardi da lavoro, non mi aspettare per cena, lessi a fior di labbra.
-Problemi? - mi chiese Luke.
-Uff, no... mia madre torna tardi stasera quindi..-
-Quindi resti ancora un po.- disse lui sprridenso come un bambino senza neanche lasciarmi finire di parlare. Certo, come se avessi altre opzioni pensai alzando gli occhi al cielo senza farmi vedere e riponendo il cellulare in tasca.
Continuai a guardarmi intorno e mi venne in mente che né quel giorno né la volta prima che ero stata a casa sua avevo incontrato i genitori di Luke. -I tuoi non ci sono?- chiesi cercando di superare la mia timidezza e fare conversazione.
-Non vivo con i miei genitori da un bel po- fu la sua risposta. Non capivo. Cosa voleva dire, che viveva da solo?
-Come, non vivi con i tuoi genitori? - domandai incuriosita.
-Bhe, i miei gestiscono un'importante impresa che ha sede a Los Angeles, e sono sempre in viaggio anche all'estero. Adesso sono a Londra per degli affari e capita di rado che tornino a New York. Per lo più vivono in California dove possiedono una casa, quindi io vivo da solo qui- mi spiegò. Io rimasi di stucco, perché non conoscevo nessuno che già viveva da solo a quell'età, anche se in effetti Luke era maggiorenne.
-Non dev'essere male vuvere in questa casa... da solo- commentai guardandomi attorno. Ora che la guardavo bene mi resi conto che la casa doveva essere davvero grande e mi chiesi come sarà stato il piano di sopra.
-Sì, il vantaggio è che posso fare tutto quello che mi pare- rispose sorridendo come al pensiero di qualcosa di divertente, e poi i suoi occhi si spostarono su di me. Ci misi un po ad accorgermene, impegnata com'era ad esplorare la casa con gli occhi. Ma quando mi voltai lo vidi che mi squadrava senza neanche provare a nascondere il fatto che mi stava fissando. Arrossii all'istante e chiesi la prima cosa che mi venne in mente per distrarlo: -E... che... tipo di cose fai tu?-
Forse non era la cosa più intelligente che avrei potuto chiedere perché il suo volto si illuminò impercettibilmente e sempre fissandomi mi rispose: -Tante cose... posso fartele vedere se vuoi- e le sue labbra si piegarono in un sorrisino malizioso e sghembo. Non potevo credere che quelle labbra si fossero posate sulle mie per ben due volte. Quando lo vidi alzarsi e venire verso di me mi irrigidii e mi resi conto di quello che aveva appena detto. -Ehm.. ehm no g-grazie- balbettai.
Lui rise sommessamente e si morse il percieng. Poi si sedette sulla poltrona accanto a me e cominciò a giocare con l'orlo della mia maglia. Io cercai di farmi il più piccola possibile nell'angolo della poltrona, ma in quello spazio ristretto non era facile provare a mantenere le distanze da lui. -Un giorno te lo mostrerò- disse e suonò molto come un'ambigua promessa.
-Sai anche io sono sempre da sola a casa- dissi abbassando lo sguardo sulle mie mani dopo un lungo silenzio. Lui non disse niente incitandomi a continuare.
-I miei sono sempre a lavoro fino a sera tardi. Cioè, erano. Nel senso, mia madre lo è, anche se ieri era a casa. È piuttosto scossa da quello... che è successo a mio padre, credo. Beve come mai prima d'ora, non fa altro, ma oggi è tornata a lavoro fortunatamente.- Mi fermai e alzai la testa su Luke per vedere la sua espressione e mi chiesi se lui sapesse della morte di mio padre. A risposta della mia domanda inespressa lui mi disse: -ho saputo che tuo padre è morto qualche giorno fa- con tono monocorde e inespressivo. Io annuii solamente, incapace di dire altro.
Sembrava fosse di ghiaccio, non lasciava trasparire nessuna emozione. Era molto diverso da Ash, pensai di colpo, e per cambiare discorso gli chiesi: -Anche Ash ha la tua età?-
Lui mi guardò di colpo sgranando gli occhi per questa domanda inaspettata, ma mi rispose subito dopo: -Sì. Abbiamo tutti la stessa età, tranne Michael che è un anno più grande. Ma io e Ash siamo stati bocciati un paio di volte quindi siamo ancora al primo anno.-
Annuii di nuovo. Quindi anche Ash aveva 18 anni, ma mi era sembrato più piccolo. Sarà stato per quei suoi simpatici ricci chiari, le sue adorabili fossette e la sua espressione sempre allegra.
-Ti piace?- mi chiese ad un tratto Luke.
-Chi?-
-Ashton-
Io ci riflettei un po. In effetti in quei giorni mi era stato spesso accanto e forse potevo considerarlo quasi.. mio amico?
-Bhe... sì... è molto carino. Cioè e simpatico. È trasparente e sincero con me- risposi. Luke a quelle ultime parole indurí la mascella e strinse i denti come se avessi detto qualcosa di sbagliato. Mi spaventai quando sentii le sue dita stringersi attorno al bordo della mia felpa. Di colpo si alzò e mi disse: -vieni. Ti faccio vedere una cosa-
Io mi alzai titubante. -Ehm... io dovrei andare a casa, Luke- ma come al solito non mi ascoltó.
-Muoviti.- mi ordinò. Quando mi fui alzata mi afferrò rudemente la mano e mi portò fuori casa passando per una porta sul retro della cucina.
-Luke! Dove stiamo andando? - strillai spaventata.
-Se non la pianti di strillare mi fai incazzare! Ti porto in un posto.-
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Cure || Luke Hemmings
Разное"Se avessi saputo che quella sera non mi avrebbe raccontato neanche la metà dell'oscura verita in cui lui e gli altri erano coinvolti, e avessi potuto immaginare cosa stava succedendo a casa, in quel preciso momento, non sarei restata. Ma non potevo...