Stormy eyes

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Era normale che mi sentissi il viso in fiamme, le gambe molli, la pelle d'oca e le farfalle nello stomaco anche tre ore dopo? Che non riuscissi ad afferrare nessuna delle domande dei prof e che mi ero appena beccata un impreparata in Scienze? Non lo sapevo, dato che non mi era mai successo in vita mia una cosa del genere. E la merenda passò talmente veloce che quasi non me ne accorsi.
Solo quando alla fine delle lezioni, dopo più di dieci minuti dal suono della campanella io mi trovavo ancora seduta sul mio banco con lo zaino davanti a me, mi resi finalmente conto che non stavo affatto bene. Ripensai a tutto ciò che era accaduto e non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che avevo baciato Luke. Per davvero! O meglio, Luke aveva baciato me. E questo era ancora più assurdo.
Mi decisi ad alzarmi dalla sedia e mi diressi all'uscita scuotendo la testa. Quando scesi le scale e svoltai l'angolo rimasi pietrificata alla vista di Luke e Calum che dandomi le spalle si scambiavano qualcosa. Io, incuriosita mi avvicinai silenziosamente: inizialmente mi sembrava si stessero scambiando della droga, ed inorridii al pensiero, ma quando fui a pochi possi da loro mi accorsi che non era droga.
Calum aveva in mano un fascio di banconote e se le stava dividendo con Luke. Erano solo soldi, allora. Ma doveva esserci qualcos'altro, altrimenti perché quei due si comportavano in modo così furtivo come due spacciatori.

Ero ad un paio di metri da loro quando Luke si voltò e mi vide. Mi immobilizzai, come un bambino colto con le mani nella marmellata, e desiderai con tutte le mie forze di poter non essere mai arrivata lí, oppure che la terra si aprisse sotto di me e mi divorasse. Vidi Luke infilarsi svelto dei soldi nella tasca del jeans nero e io mi incantai a fissare i suoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio, che mi fissavano a sua volta, e inevitabilmente la mia faccia divenne paonazza. Distolsi lo sguardo e presi a guardarmi distrattamente la punta delle scarpe. Fu Calum a parlare: -Guarda chi si rivede! Ciao Soph!- e fece un passo verso di me. Io indietreggiai istintivamente, al che Calum si fermò e mi guardò con un'espressione da cane bastonato. Cercai di riparare a quel gesto poco carino con un: -Ehm... io sto... stavo andando a casa, quindi ciao..- farfugliato, e feci per sorpassarli, quando Luke mi afferrò per la manica della giacca. -Aspetta, ti accompagno se vuoi-.
Io arrossii di nuovo perché nonostante tutto non potei fare a meno di trovare dolce quella richiesta, ma non volevo fargli credere che lo avessi perdonato per quello che mi aveva fatto. Così gli risposi: -No, grazie, vado da sola.-
Ma non serví a niente la mia obiezione perché lui mi tirò verso di sé e si piegò su di me, premendo le sue labbra sulle mie. In quel momento la mia testa si svuotó: Luke portò le sue mani sui miei fianchi premendoli contro i suoi, e io misi quasi automaticamente le mani dietro al suo collo. Mi irrigidii quando Luke entrò bruscamente con la lingua tra le mie labbra stringendomi più forte a sé. In quel momento Calum tossicchiò, interrompendo quel momento, e solo allora mi ricordai della sua presenza. Mi piegai all'indietro cercando di staccarmi da lui.
Per tutta risposta Luke premette ancora di più le labbra sulle mie mordendomi leggermente il labbro inferiore, per poi aprire gli occhi e allontanarsi. Io per poco non caddi per il violento contraccolpo, ma Luke mi sorresse avvolgendo un braccio attorno al mio bacino e sorridendo maliziosamente. Dio, era il secondo bacio, quello... così non andava affatto bene!
Calum ci guardò, ora me, ora lui, e alla fine disse: -Così ora te la fai, amico?-
-Una specie- rise Luke -ma lei non te la presto- aggiunse stringendomi a sé.
-Ehm, io... sarei qui!- dissi offesa, stavano parlando di me come di un oggetto, e davanti a me! Luke non sembrò darci molto peso, come a tutto quello dicevo d'altronde, e dopo aver salutato Calum mi prese per mano e cominciò a trascinarmi verso la sua auto, mentre io puntavo i piedi come un mulo intestardito. -Ti ho detto che ci vado da sola a casa, Luke! Lasciami!- urlai cercai di liberarmi la mano dalla sua presa. Non volevo stare di nuovo in macchina con lui, e poi non capivo da dove venisse tutta quella confidenza.
Non sapevo se mi dispiacesse o meno, l'unica cosa che sapevo era che mi faceva sentire in un modo mai provato prima quando mi baciava o semplicemente mi toccava la mano, come ora. Ma come potevo sentirmi così a causa sua? Avevo forse dimenticato chi era e quello che mi aveva fatto? In più la conversazione a cui avevo appena assistito mi aveva profondamente offesa e fatto capire che per Luke le ragazze erano solo un gioco, una cosa di poco conto da cambiare come una delle sue sigarette.
Lui non mi ascoltò, e sembrava che i pugni che gli tiravo sul braccio non gli facessero alcun effetto. La gente ci guardava male, probabilmente visto da fuori doveva sembrare una specie di buffa scenetta di sequestro...
In poco tempo fummo davanti alla sua bellissima macchina color argento. Luke finalmente mi lasciò e aprii la portiera del passeggero: -Sali- disse solo, senza guardarmi.
-No- mi impuntai io. Non volevo fare sempre tutto quello che diceva in quel modo dispotico e arrogante.
-Sali, Soph, smettila di fare la bambina- mi ripeté. A quel punto non ci vidi più e mi incazzai. Spalancai gli occhi, portandoli su di lui, che mi guardava impassibile. Presi a urlargli contro un sacco di cose, e mi arrabbiai ancora di più accorgendomi che quello che gli dicevo non gli faceva né caldo né freddo.
Quando mi fermai paonazza per prendere fiato lui mi guardò divertito inarcando un sopracciglio: -Hai finito?- mi chiese. E mi resi conto che anche se quella risposta da parte sua avrebbe dovuto farmi incazzare di nuovo, non ne avevo proprio voglia. Anzi, mi veniva quasi da ridere. Ma non lo feci. Gli risposi solo un: -Sì- a bassa voce. E lui disse: -Bene. Allora muoviti e sali in macchina, che ti porto a casa-

Luke si fermó davanti casa mia sgommando sull'asfalto, e io per poco non sbattei la testa contro il finestrino, provocando una sua risatina. Scesi dall'auto e mi incamminai verso casa con l'intenzione di no degnarlo dici un saluto, con Luke dietro di me, ma in quel momento vidi la porta spalancarsi e mia madre fissarci dal pianerottolo. Feci appena in tempo ad alzare la testa e vederla recarsi come una furia verso il cancello, e un brivido di paura mi scosse.
Mia madre non era affatto in sé. Mi girai verso di Luke: -Vatene, Luke...- gli dissi a bassa voce, cercando di essere convincente, ma lui mi guardava senza capire.
Poi con uno strattone fui girata verso mia madre, che mi urlò contro: -Perché ultimamente sei sempre in ritardo! E chi cazzo è questo ragazzo! Eh?!-
Ero a dir poco terrorizzata. Quella non era mia madre. Cercai di giustificarmi balbettando qualcosa, e a quel punto intervanne Luke: -Stia calma, ho solo riaccompagnato sua figlia a casa-
Ma mia madre lo interruppe, fissandolo con occhi di fuoco: -E tu chi saresti? Tu non dici di stare calma a me, hai capito ragazzino? E non ti azzardare mai più a toccare o ad accompagnare mia figlia, intesi!?- sbraitó.
Luke era davvero confuso, e mi guardò preoccupato, mentre io stavo dietro di lei impaurita ed imbarazzata senza sapere che fare o dire. L'ultima cosa che mi uscì fu: -Luke, ti prego, vattene ora- mentre mia madre si era girata e mi spingeva dentro casa.
Chiuse la porta dietro di sé e davanti a me non c'erano più gli occhi profondi e azzurri di Luke come l'oceano, ma quelli scuri e rabbiosi di mia madre, come una tempesta.

-Chi era quello?- gridò aferrandomi violentemente per la spalla. -Era solo un... mio compagno di classe!- mi giustificai, che poi era anche la verità più o meno: io e Luke non eravamo neppure amici, e dovevo ancora capacitarmi di quanto il nostro rapporto stesse cambiando in quei giorni.
-Sei una bugiarda!- urlò tirandomi una sberla in pieno viso e facendomi bruciare la guancia. Di sicuro era rimasto il segno. -Brutta bugiarda, lui è il tuo ragazzo, non è così? E ci avrai pure già scopato, immagino!- Rimasi scandalizzata e schifata da quelle accuse. Non potevo crederci che stesse davvero succedendo a me, a me che ero sempre stata una brava ragazza e figlia! Come poteva mia madre pensare quelle cose su di me. Stavo cercando di giustifucarmi trattenendo le lacrime, ma mia madre non mi lasciò parlare e mi arrivò un altro sonoro ceffone senza che neanche lo vidi. -Sei una puttana! Una lurida troia del cazzo!-
Le parole che mi urlò contro mia madre erano terribili ed irripetibili, se si supponeva che la persona a cui le stava rivolgendo era sua figlia.
Facevano quasi più male degli schiaffi che mi tirò con violenza sul viso, e mentre correvo su in camera mia piangendo scorsi le due bottiglie di vino mezze vuote posate sul tavolo della cucina e mia mamma che ne afferava una e deglutiva rumorosamente guardandomi con astio.

Cure || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora