You' re pretty

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-Già alcuni filosofi greci, come Platone e Aristotele, posero interrogativi che ancor oggi sono alla base della ricerca psicologica, ma è solo a partire dal Seicento che iniziò un confronto più serrato su questi argomenti. Furono sempre filosofi, come Cartesio, Thomas Hobbes e John Locke, a portare avanti riflessioni e a proporre teorie sulla mente umana.
Cartesio, in particolare, sosteneva l'esistenza di una netta divisione fra mente (res cogitans) e corpo (res extensa), ritenendo che alcune idee fossero innate, cioè presenti nella mente fin dalla nascita. Hobbes e Locke, al contrario, affermavano il predominio dell'esperienza, vista come l'unico processo in grado di sviluppare e organizzare la mente umana, oltre a criticare la divisione di mente e corpo proposta da Cartesio...-
Il professore Hock stava parlando ininterrottamente da più di quindici minuti, ma io non stavo ascoltando una parola di quanto blaterava. Ci provavo, a stare attenta alla lezione e prendere appunti, ma finivo sempre per distrarmi e perdermi nei miei pensieri, e tutto quello che ero riuscita ad annotare sul mio quaderno era qualche frase sconnessa riguardo la nascita dello studio della psicologia e le teorie di Cartesio, mentre le sue parole mi scivolano addosso come aria.
Mi aveva sempre affascinato quella materia, trovavo interessante capire come funziona la mente umana, e pensavo che capendo i meccanismi della psiche degli altri si potesse capire meglio anche se stessi.
Ma quella mattina non riuscivo proprio a concentrarmi, perché i miei occhi erano fissati su Luke, seduto scompostamente sulla sua sedia in fondo all'aula, con la schiena appoggiata al muro e lo sguardo annoiato fisso sul suo banco. Alicia mi aveva detto che aveva due anni in più di noi, quindi aveva diciotto anni, ma era stato bocciato più volte a causa della sua condotta, così mi ritrovavo ad avere molte ore in comune con lui. Erano di più quelle che passavo nella sua stessa classe che quelle in comune con la mia amica.
In quel momento stavo pensando al discorso origliato in bagno tra lui e Calum, e quello era stato il mio pensiero fisso per tutta la mattina.
I miei pensieri furono interrotti dalla voce del professore:
-Jackson, sa rispondere lei? -
Mi riscossi immediatamente e distolsi lo sguardo da Luke: -Uhm? C-cosa? Non ho capito la... la domanda. .- farfugliai.
Il professore sbuffó, e guardandomi male mi disse: -Sa dirmi qual è la differenza tra amore e innamoramento secondo Hobbes?-
Io diedi uno sguardo ai miei appunti, presa dal panico, ma non avevo scritto niente riguardo a quello che mi aveva appena chiesto il prof.
Che figura, che figura pensai, mentre il mio consueto rossore tornava a colorarmi le guance. Rimasi qualche secondo in silenzio, sperando che chiedesse a qualcun altro, ma il professore rimase in silenzio guardandomi e aspettando una mia risposta. -Io non.. non lo so.- risposi in imbarazzo. Sentii una risatina provenire da dietro di me. Mi girai istintivamente, anche se avrei potuto giurare comunque che quella risata di scherno provenisse da Luke. Il prof lo fulminó con lo sguardo per poi tornare a rivolgermi la parola: -Sophie, lei ha cominciato molto male l'anno scolastico, non è mai attenta alle lezioni.. Mi porti il suo libretto, per favore-
Cosa?? Era ridicolo, ero sempre stata una studentessa modello, facevo i compiti, non avevo mai saltato una lezione ed ero sempre preparata. Era assurdo che mi prendessi una nota alla prima settimana di scuola perché non avevo saputo rispondere ad una domanda. Tentai di protestare, ma alla fine della lezione me ne uscii con una bella comunicazione per i miei genitori.

Sbattei rumorosamente l'armadietto chiudendo con forza il lucchetto, e nella fretta mi caddero un po' di libri dal suo interno. Sbuffai portandomi le mani ai capelli. La giornata non sarebbe potuta andare meglio! Mi abbassai per raccoglierli dal pavimento e in quel momento sentii ancora quella innervosente risatina. Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti due bellissimi occhi blu e un viso dalla carnagione chiara contorniata da un perfetto ciuffo biondo. -A quanto pare qualcuno è nervoso.- disse, e con mia sorpresa si abbassò e cominciò a prendere i libri da terra, prima che potessi farlo io. Rabbrividii quando la sua mano sfiorò la mia, e mi affrettati a rimettermi in piedi cercando di strappargli i miei libri di mano. Lui non oppose resistenza e io li ficcai tutti dentro l'armadietto, trafficando con la serratura per chiuderlo.
Di colpo ero diventata nervosa, e non sapevo perché. -Lascia, faccio io.- mi disse, togliendomi delicatamente ma con decisione le chiavi di mano e chiudendo il lucchetto, per poi pormele di nuovo -Grazie- dissi, poi mi voltai e me ne andai, perché ero ancora profondamente indignata e arrabbiata con lui. Luke mi seguì e si affiancó a me, camminando con le mani ficcate nelle tasche degli skinny jeans, rigorosamente neri. Non ricordavo di averlo mai visto indossare qualcosa di diverso prima.
-Bella giornata- disse appena mettemmo piede sul marciapiede. Non risposi, ma alzai lo sguardo verso il cielo, che non aveva proprio niente di bello perché era grigio e coperto di nuvole come tutti i giorni d'autunno di New York. Ignoraii deliberatamente il suo tentativo di fare conversazione, perdendomi ad osservare il volo irregolare di un piccolo pettirosso. Mi accorsi che Luke mi fissava ma nonostante cercai di far finta di niente, il mio rossore era un avviso lampante del mio imbarazzo, così mi voltai e lo affrontai ostentando quanta più determinazione possibile:-Che hai da guardare?- sbottai.
Lui mi guardò negli occhi per qualche secondo e poi abbassò lo sguardo. -Niente. È che... sei molto carina, sai?- rispose tornando a guardarmi e sfoderando un magnifico sorriso, mentre si teneva tra i denti il percieng nell'angolo sinistro del labbro inferiore. Questa risposta proprio non me l'aspettavo. Aveva...detto che ero carina. Arrossii ancora di più abbassai di colpo la testa. -Che c'è? Sei in imbarazzo?- chiese lui, facendo accrescere ancor di più il mio disagio.
-Piantala- sussurrai, ma mi sentì ugualmente e mi disse: -Di fare cosa?-
-Di fare... quello che stai facendo. Di prendermi in giro, mi dai fastidio, ok?- risposi io bruscamente, perché non sopportavo i ragazzi come lui, e non sopportavo il fatto che solo pochi giorni dopo avermi molestata mi veniva a dire quelle cose. Non lo sopportavo. Evidentemente lui non colse il messaggio perché si rabbuió e si fermò di colpo, tirandomi per un polso e costringendo a fermarmi anche me.
-Che vuol dire? Io non ti sto prendendo in giro.- mi disse. Ma che aveva quel giorno?
-Io credo proprio di sì! E poi lasciami, che devo andare a casa!- mi liberai il polso e mi incamminai più velocemente di prima verso la fermata dell'autobus. Lui riprese a seguirmi e -E come ci arrivi a casa?- mi chiese.
-Non ti interessa, e poi credo che sia abbastanza evidente- gli risposi scorbuticamente fermandomi sotto la pergola della fermata.
Quasi non me ne accorsi. In un secondo vidi Luke muoversi e portarsi davanti a me. Mise le mani sui mie fianchi e abbassò la testa sulla mia, facendo sfiorare le nostre fronti. -Smettila di essere così antipatica, piccola, te l'ho detto che non mi piace.- disse con un mezzo sorriso sulle labbra.
Ecco che il Luke stronzo era tornato, e la mia autostima e determinazione andavano a picco. Arrosii e pensai che in quel solo istante sulle mie guance si susseguirono una dietro l'altra tutte le sfumature possibili comprese tra il rosso e il viola. Indietreggiai e lui mi seguii facendomi scontrare con la schiena sulla parete della pergoletta.
-Ci fosse una cosa che ti piace...- borbottai, ma me ne pentii subito quando il suo sguardo si indurí. Ma fu solo un attimo, perché subito Luke riprese il suo ghigno divertito e mi mise una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio.
-Bhe, vuoi un esempio di qualcosa che mi piace?- sussurrò giocando con i miei capelli e arricciandoseli attorno alle dita. -Tu. Mi. Piaci.- scandii vicino al mio orecchio, tanto da provocarmi btividi lungo tutto il corpo.
-Luke...- dissi, ma la mia voce era talmente debole che lui non si mosse nemmeno di un centimetro. -Ci stanno guardando tutti- continuai, cercando di allontanarlo da me notando che tutte le persone attorno a noi ci fissavano con un'espressione scandalizzata. Mi sentii terribilmente in imbarazzo in quel momento. Luke si staccò da me e si giró di colpo, così come mi si era avvicinato, e percepii di colpo l'assenza del suo corpo caldo e solido vicino al mio. Non lo capivo, prima non mi considerava minimamente e poi mi trattava in quel modo.
-Senti c'è una cosa di cui ti voglio parlare. Prima a scuola, ti ho vista entrare in bagno...-
Oh, certo, mi si era avvicinato solo per parlarmi di quello. Mi sentii una totale idiota a pensare che avesse potuto essere per qualcos'altro. -E... allora?- chiesi io facendo la finta tonta.
-Andiamo, non far finta di scendere dalle nuvole, a me non prendi in giro.- disse. Non lo avevo convinto neanche un po, maledetta me e la mia completa incapacità di dire le bugie. -so che hai sentito me e Calum parlare, e voglio che tu dimentichi tutto quello che ci siamo detti e non lo racconti ad anima viva. Chiaro?-
Avevo già sperimentato cosa si otteneva a mentire a Luke Hemmings, e non volevo ripetere quell'esperienza, così fui costretta ad annuire.
-Brava bambina. Così mi piaci un po di più- mi disse facendomi l'occhiolino. -Ah, e non credere che mi sia dimenticato che tu hai ancora la tua punizione da scontare, e mi prenderò quello che mi devi, Soph-
Dopodiché si voltò e con un -ci vediamo, piccola- si allontanò. Attraversò la strada e corse dall'altra parte del marciapiede, dove una ragazza magra e bionda gli buttò le braccia al collo. Luke ricambió l'abbraccio e poi spinse la ragazza contro un albero, fiondandosi sulle sue labbra.
Io li fissai per qualche secondo, imbabolata come un' idiota.
E il mio autobus mi passò davanti e mi superò, svoltando nella curva in fondo alla strada.

Cure || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora