Non avevo mai riflettuto molto sull' effettivo colore di quel piccolo fiore a forma di campana, che spuntava da una fessura del muretto in mattoni ricoperto qua e là da tratti di muschio e erba, che contorniava la piazzetta. In effetti non era semplicemente viola, era qualcosa di più, racchiudeva in se mille sfumature di rosa differente, impossibili da catturare all' occhio distratto della gente, che ormai andava sempre di fretta, aveva sempre cose più importanti da fare che soffermarsi a riflettere sul colore della corolla di uno stupido fiore. Anch'io però facevo parte di quella gente, di tutta quella massa di uomini tutti uguali tra loro nella loro giacca di lavoro, di ragazzi scapestrati e indefferenti che se ne andavano in giro con le loro ragazze per mano. Fidanzate, o amiche, ormai non ci vedevo più tanta differenza. Erano sempre le solite sgualdrinelle che non avevano il minimo rammarico a sbavare dietro un ragazzo per ricevere un'ora o poco più di piacere fisico in cambio. D'altra parte, bastava indossare una gonna un po corta, una maglietta un po' scollata... ed ecco raggiunto lo scopo. Che problema c'era?
Per me non era così. Non era solo questione di apparire bella e invitante davanti ad uno qualsiasi, come una succulenta portata servito su un piatto d'argento. Non m'interessavano i giochetti da "una storiella da una notte", "una botta e via", "solo sesso e niente sentimenti". Per me i sentimenti erano importanti. Più del meschino e falso piacere provato durante una scopata con chissà chi, che tanto dopo non vi incontrerete mai più: lui andrà a farsi un'altra ragazza e tu, dopo esserti riordinata i capelli, andrai a caccia di qualche altro bocconcini da abbindolare. No, mi dispiace, atteggiamenti del genere mi davano proprio fastidio, e non li avrei mai avuti. Per nessuno. Forse era un comportamento ingenuo e un po infantile per i miei freschi 16 anni, ma io ero così. Forse era per questo che non avevo mai avuto un ragazzo, e nemmeno volevo averlo. Mentre tutte le mie compagne avevano ogni anno un fidanzato diverso, con i quali si baciavano e facevano sesso... io restavo io. Semplicemente così com'ero. Crescevo ma non cambiavo. Forse perché non era ancora arrivato nessuno nella mia vita per cui valesse la pena cambiare.
È a questo che mi ritrovai a pensare malinconicamente seduta sul bordo del muretto in mattoni, mentre osservavo il fiorellino che cominciava a sbiadire e a seccarsi a causa del tempo ostile di inizio autunno, in quella grigia giornata di metà settembre. Tra poco sarebbe iniziata la scuola. Una nuova scuola. Un nuovo posto. Ma da posto a posto, le compagnie non cambiavano, le persone erano sempre uguali anche se non le stesse. E sarei andata alla New Eastern School University con la mia amica Marie. Che eccitazione! Già, fino a dieci minuti prima, quando avevo corso fino a casa di Marie per darle la notizia della mia ammissione, lo ero eccome. Na tutta quell'eccitazione era scomparsa esattamente nel momento in cui l'avevo vista abbracciata con quello. Con Luke.
E adesso che ci ripensavo mi chiedevo... perché? Perché mi ero sentita così frustrata quando li avevo visti insieme? Cosa mi aveva spinto a mollare la busta per terra e scappare via fin lì? Probabilmente perché mi dava terribilmente fastidio il fatto che anche Marie avesse così tanta scioltezza con i ragazzi... che cosa egoistica, egoistica e stupida, mi dissi, ma dovevo ammettere che il motivo era quello. Quale altro sarebbe potuto essere? E del resto lei era così carina... "Così giusta per essere la preda di uno come Luke" pensai. Ma poi perché quei due si conoscevano??
Ma cosa m' importava a me? Luke era di quelle parti, normale che una ragazza popolare e socievole come Marie potesse conoscerlo. Magari conosceva anche gli altri suoi amici. Perché farsi tante stupide domande? Perché ce l'avevo tanto con quel ragazzo?
Saltai giù dal muretto, infastidita dai miei stessi pensieri. Presi la borsa e feci per andarmene, quando alzando la testa vidi una figura incappucciata davanti a me che mi osservava.-Marie! Che ci fai qui?-
-Hey Soph! Ma che ci fai tu qui, non vedi che sta piovendo a dirotto??-
Ribatté la mia amica, calcandosi di più il cappuccio della felpa sulla testa.
Io alzai gli occhi al cielo e mi accorsi che effettivamente grosse gocce di pioggia mi stavano atterrando addosso, come meteori sul mio viso piccolo e delicato. -Accidenti... è vero. Maledetta qiesta pioggia- borbottai, frugando nella borsa alla ricerca di un ombrellino. Trovai solo un fulard, che mi avvolsi attorno alla testa. Non era molto carino, ma non aveva importanza. Non me ne poteva fregar di meno del mio aspetto, lì e in quel momento davanti ad una mia almeno quanto me fradicia migliore amica.
-Ti ho cercata- mi disse -è da mezz'ora che ti cerco, veramente-
-Bhe, e ora mi hai trovata.- risposi, forse con troppo astio nella voce di quanto avrei voluto.
-Bhe... volevo darti questa. Ti è... caduta vicino casa mia- disse porgendomi una busta bagnata e accartocciata dall'umidità. La mia lettera d'ammissione. -e poi mi sono preoccupata quando ti ho visto scappare via in quel modo... Perché lo hai fatto!? Volevi dirmi qualcosa, che ti è preso? - Alzò la voce vedendo che la fissavo con espressione indifferente, senza saperle dare una risposta. Aveva ragione ad essere alterata, perché di fatto il mio era stato davvero un comportamento insensato. Ma la verità era che non potevo risponderle, perché io stessa non sapevo davvero cosa dirle.
Mi ero fatta così tante domande negli ultimi minuti, ma di nessuna sapevo le risposte.-Non ci posso credere, non ci posso credere!!!!!!!-
Marie rilesse per la centesima volta la sua lettera d'ammissione, che avevamo trovato nella fessura per la posta quando eravamo arrivate a casa sua, quasi più inzuppate di quanto lo eravamo il giorno prima. Arrivate davanti al suo cancello, avevo proposto di tornare a casa mia, che tanto era poco più avanti, ma lei aveva insistito perché restassi per bere una cioccolata, e io non mi ero opposta più di tanto. Non riuscivo ad oppormi a nessuno, figuriamoci ad una richiesta tanto invitante della mia migliore amica. E così eccoci lì ad esultare elettrizzate con le nostre due lettere in mano. La malinconia passeggera di poco prima era completamente svanita.
Però non è come pensate, cioè non è come pensavamo: quando vedemmo la busta davanti alla porta di Marie credevamo che si trattasse della stessa mia lettera, invece non si trattava di quello: la sua richiesta d'ammissione era stata rifiutata. Ma era comunque una bella notizia, perché quella era l'ammissione alla International New York Accademy, una delle scuole più prestigiose della città.
-Sicura che non ti sentirai troppo sola senza di me?- mi chiese ancora Marie quando l'euforia sbollí.
Mi sembrava una sorta di sorella maggiore in quei momenti: sapeva della mia difficoltà a relazionarmi da sola con le persone nei posti nuovi, ed era seriamente preoccupata per me. -Certo! Non ti preoccupare, non sarò affatto sola. Riuscirò... a farmi dei nuovi amici. Finora nessuno si è mai accorto del mio orribile carattere perciò...-
-Smettila!- mi ordinò, interrompendomi.-Smettila di dire così, tu sei un tesoro e per questo sono sicura che ti farai un sacco di nuovi amici! - aggiunse.
Preferii lasciar perdere. Non mi andava di parlare di questo. -Così... conosci Luke- azzardai, per poi affogare subito la faccia nella mia tazza di cioccolata. Era un'abitudine: lo facevo sempre, per nascondere il rossore che mi spuntava sulle guance ogni volta cominciassi io una discussione. Faceva parte della mia indole timida e sottomessa.
-Sì- rispose Marie senza farci troppo caso -l' ho conosciuto qualche mese fa... è simpatico. Veramente ha un carattere un po strano ma... credo che non sia un cattivo ragazzo. -
Sembrava un po incerta nel descriverlo. Poi aggiunse scherzando -Ma non va bene per te!-
-Perché? - chiesi, cercando di far passare il mio sincero interesse per una risposta alla sua battuta.
-Bhe... diciamo che non va bene...per chi si lascia mettere i piedi in testa, ecco. Lui non si lascia prendere in giro. -concluse ridacchiando. Oh. Ok. Allora no, non era davvero per me.

STAI LEGGENDO
Cure || Luke Hemmings
De Todo"Se avessi saputo che quella sera non mi avrebbe raccontato neanche la metà dell'oscura verita in cui lui e gli altri erano coinvolti, e avessi potuto immaginare cosa stava succedendo a casa, in quel preciso momento, non sarei restata. Ma non potevo...