Amnesia

238 15 1
                                    

Erano le 11 di mattina quando mi risvegliai ancora stordita nel mio letto, stesa sulle lenzuole bianche e profumate che coprivano disordinatamente il mio materasso. Avevo ancora addosso il vestito e le scarpe, ma quando mi alzai frastornata e barcollante e mi diressi in bagno, il mio riflesso allo specchio era orribile: il trucco era sbavato tutt' attorno all'occhio, evidenziando due grosse occhiaie nerastre, e i capelli erano disordinati e spettinati.
Non riuscivo a capire come ero potuta arrivare ad essere così orribile, e cominciai a fare mente locale ripensando a quello che era successo la notte precedente alla festa, ma non riuscivo comunque a capacitarmi del mio stato penoso.
Ma ad un tratto un pensiero attraversò la mia mente come un razzo, e non riuscii a fissarlo bene in testa. Cercai di concentrarmi, e lo sforzo mi provocò una tremenda fitta alla testa. Quel pensiero tornò e stavolta riuscii a metterlo a fuoco, ma non servii affatto a rassicurarmi. Anzi. Mi spaventai seriamente. In quel momento fui scossa da un conato di vomito, e corsi al water per rigettare una schifosa sostanza giallastra.

I ricordi riguardanti quella sera mi vennero in mente poco a poco, attraversandomi la mente e riempiendola di immagini che saettavano una dopo l'altra senza che riuscissi a collocarle in ordine in un filo logico e cronologico, cercando di ricostruire gli accadimenti della festa.
L'immagine di me che mi stacco da Marie e vado verso il bar. Me che mi siedo. Me che ordino un drink. Me che afferro un bicchiere e lo bevo in un sorso. Me che bevo altri drink. Me che mi giro verso qualcuno seduto accanto a me. E... o mio Dio...
Me che mi bacio con qualcuno. Me che vengo portata in una stanza e continuo a baciarmi con un ragazzo...
-Non è possibile.... - sussurrai a mezza voce. Era ovvio che mi ero ubriacata la sera precedente, ma il pensiero che in quello stato mi ero baciata con qualcuno e chissà cos'altro mi disgustava, oltre il fatto che mi terrorizzava non riuscire a ricordare chi. Chi era quel tipo? Lo conoscevo? Oppure... oppure lo avevo solo visto li e sbronza com'ero...
Cercai di tranquillizzarmi, respirando a fondo, e decisi di chiamare Marie, che magari mi avrebbe aiutata a ricordare. La chiamai una decina di volte ma mi dava sempre la segreteria telefonica, così non potei far altro che aspettare di parlarne con Alicia il giorno dopo a scuola.
Mi distesi sul letto, ed ecco che un' altra immagine mi atteaversa la mente. Il ragazzo...
-No. Non può... non può essere-

-No!! Non può essere!!- quasi urlò Alicia quando il giorno dopo le raccontai tutto quello di cui mi ero ricordata. Cercai di zittirla, ma era impossibile perché era più scioccata di me. Ebbene sì, avevo ricordato chi era quel tipo con cui mi stavo sbaciucchiando in discoteca. -Tu non puoi... averlo fatto con... con il barista!!!!!!- urlò di nuovo. E nel momento in cui lo disse, di nuovo mi tornò in testa il modo in cui avevo flertato con quel ragazzo per tutta la serata, e ovviamente doveva essere lui il ragazzo con cui lo avevo fatto.
Tappai la bocca alla mia amica ma in quell'istante ci ritrovammo dietro Jessica.
Jessica era la ragazza più antipatica e stronza che io avessi mai conosciuto. Ed era la stessa con cui avevo visto baciarsi Luke: bionda finta, gambe da giraffa anoressica, corpo da sballo e una terza ben piazzata. Già, la tipa giusta per uno come lui. Ed era anche la direttrice del giornalino della scuola.
-Cosa cosa cosa? Ho sentito bene? Tuuu lo hai fatto con il barista di una discoteca? ?- disse con una fastidiosissima voce petulante da ochetta. Avrei voluto strozzarla con le mie mani. E lo feci. Persi davvero le staffe e in un impeto di rabbia le saltai addosso sbattendola contro gli armadietti e portando le mani ai suoi capelli cominciai a tirarglieli, come se volessi strapparglieli tutti. Jessica presa alla sprovvista prese a strillare e a spintonarmi, e subito un capannello di gente si radunò attorno a noi. Poi qualcuno intervení: io fui spinta da una parte, facendomi sbattere violentemente contro il muro, mentre Jessica fu afferata per un braccio e tirata fuori dalle mie grinfie. Alzai il volto e mi venne quasi da ridere alla vista dei suoi capelli arruffati e della sua espressione scandalizzata. Ma quando spostai lo sguardo sul ragazzo accanto a lei, il sorriso che mi era era inconsapevolmente spuntato in faccia mi morì in un secondo. Era Luke.
-Che cazzo fate? Siete impazzite o cosa?- urlò, per poi rivolgersi alla sua ragazza, la quale stava cercando di riassettarsi i capelli: -Stai bene? Si può sapere che cazzo è successo?- disse per poi voltarsi verso di me, accasciata contro il muro. E non so perché, la sua espressione mutò lentamente: sbiancó leggermente e serró la mascella, fissandomi negli occhi.
-È stata lei a cominciare! Perché...- cominciò Jessica, e io mi voltai di scatto a guardarla quando un lampo d'astuzia e cattiveria le attraversò il volto. -Bhe, perché l'ho beccata a dire alla sua amica che...-
-No! Sta zitta- dissi io interrompendola, con un tono di voce smorzato e una nota di disperazione. Ma lei non mi stette a sentire e continuò imperterrita: -che si è scopata il barista di una discoteca, ad una festa. E chi sa chi altro!- concluse sorridendo.
Rimasi pietrificata e cominciai a respirare affannosamente, guardandomi intorno e notando le espressioni di stupore e di scherno. Mi soffermai sul volto di Calum, qualche passo dietro a Luke, che mi fissavano con un mezzo sorriso.
Vidi Luke guardarmi con il viso contratto in un'espressione di disgusto, la mascella chiusa con forza. Ma poi assunse un cipiglio diverto, come faceva sempre per mascherare ogni altro tipo di emozione, e disse: -abbiamo una bella troietta allora.-
Come si permetteva di darmi della troia? Davanti a quella puttana della sua fidanzata di turno? E con tutte le altre troie che si faceva lui? Sentii i suoi occhi gelidi bruciarmi addosso e non riuscii a sostenere lo sguardo, così abbassai la testa piena di vergogna. Non sapevo che dire, non sapevo come difendermi. Tutta la gente intorno cominciò a ridere e borbottare qualcosa che non capii, così afferrai il mio zaino e scappai via da lì, facendomi largo a spintoni mentre tentavo disperatamente di trattenere le lacrime.
Corsi per un tempo che mi parve infinito fino a che mi scontrai contro qualcuno. Alzai gli occhi annebbiati dalle lacrime: riconobbi quel viso, e senza pensarci troppi mi buttai contro il suo petto. Ashton.
Mi strinsi tra le sue braccia e cominciai a singhiozzare. Lui fu colto di sprovvista da quel mio gesto impulsivo e rimase indeciso, poggiando alla fine le mani attorno al mio esile corpo.
-Hey- disse solo, spostando poi una mano sulla mia vita. Era la seconda volta che Ashton mi consolava mentre io ero in quelle condizioni, e come se mi avesse letto nel pensiero disse: -possibile che tutte le volte che ti vedo sei in lacrime?- e avrei potuto giurare che in quel momento stesse ridendo, contagiando in un piccolo sorriso pure me.
-Scusa, io...- balbettai, rendendomi conto di cosa avevo appena fatto e allontanandomi da Ashton. -Non preoccuparti; è ok- rise lui. Era sempre sorridente, con quelle due fossette ai lati della bocca che lo facevano sembrare molto tenero, specie in quel momento. -Ho sentito quello che è successo...- disse -non farci caso, Jessica è una stronza-
-Già... lo so- abozzai un sorriso e tirai su con il naso. Aahton rise: -sembri una bambina! - e io gli tirai un pugno amichevole sulla spalla. Senza accorgercene avevamo preso a camminare per un corridoio che non avevo mai fatto prima, ignorando la campanella.
-E tu dov'eri? Prima non ti ho visto con... gli altri- gli chiesi io ricordandomi di non averlo notato tra la folla di persone radunate attorno a mw e Jessica. -Ehm... ero a fare una telefonata- tagliò lui, e mi parve di avvertire un filo di tensione nei suoi occhi.

Per il resto delle lezioni non mi concentrai per niente, come al solito ultimamente. L'allegria momentanea che avevo provato poco prima stando con Ash si era dileguata, come lui del resto, che aveva finto un improvviso interesse per la lezione. Eravamo entrati nell'aula di fisica con venti minuti di ritardo, attirando l'attenzione dei miei compagni e l'ira della prof, che ci aveva rimproverati per altri dieci minuti e fatto svolgere un esercio alla lavagna di cui io non avevo capito un emerito niente. Ma anche Ash non sapeva che fare, così ha preso a disegnare segni e smile a caso facendomi scoppiare a ridere davanti a tutti. E così la prof mi aveva sgridato ancora di più e alla fine mi aveva mandata fuori dalla porta. Tanto meglio, non avevo proprio voglia di stare un secondo di più in classe. Mi allontanai dalla porta ma mi immobillizai quando vidi Luke appoggiato di spalle al suo armadietto mentre fumava una sigaretta e sistemava dei soldi nel portafogli. Accidenti quanti soldi! Decisi di svignarmela prima che mi vedesse, ma quando mi giarai lo stesso fece lui e mi vide.
-Ehy Soph! Dove scappi?-
Avrei voluto morire. Non vevo assolutamente parlare con lui. Feci finta di niente e cominciai a camminare nella direzione opposta alla sua, ma lui mi corse dietro e mi afferrò per una spalla, facendomi voltare verso di lui. -Aspetta!- disse, e rimasi sorpresa dal suo tono di voce.

Cure || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora