Two in once

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Luke accostó la macchina sul bordo strada imprecando a bassa voce quando un poliziotto scese dalla macchina dietro di noi. Non capii che cosa stava succedendo finché un uomo in divisa, con due grossi occhiali neri e due baffetti grigi sotto il naso si avvicinó e fece abbassare il finestrino a Luke.
Lui lo fece, sospirando. Pensai che era solo un controllo di routine, ma qualcosa mi faceva sospettare che non fosse così: il polizziotto, dopo aver letto i documenti di Luke, chiamò un altro agente. Questo qui era più basso con capelli neri a spazzola, e masticava una cicca. Confabuló qualcosa con il primo e poi disse a Luke di scendere dall'auto.
Vidi Luke guardarmi preoccupato prima di scendere, ma la sua espressione divenne subito strafottente quando guardò i due poliziotti davanti a lui.
-Luke Hemmings?- chiese uno dei due, e lui annuì con un sospiro.
Successe tutto talmente velocemente che non riuscii a realizzare sul momento quello che accadde: dopo aver scrutato a lungo delle carte su un taccuino, il poliziotto fece voltare Luke, che lo fece senza opporre resistenza, e lo ammanettarono dicendo: -dovrebbe seguirci in commissariato, Hemmings- . Nessuno diede una minima spiegazione di quel che mi stava avvenendo davanti agli occhi, mentre ancora ero seduta in macchina e guardavo a bocca aperta la scena. Cercai di fare delle domande ma non sapevo che dire: Luke sembrava cercasse di evitare il mio sguardo e fissava un punto indefinito dietro di me.
-Luke... Luke, che succede??- chiesi disperata mentre si allontava sispinto dai due agenti verso la volante. -Tornatene a casa, Soph- mi disse lui, senza rispondere alla mia domanda. Sembrava tranquillo, ma c'era qualcosa nel suo sguardo spento e sacrificato che mi faceva pensare che in fondo non lo era affatto. Mi alzai uscendo dalla macchina e feci qualche passo verso di lui, ma sapevo che non mi avrebbe detto altro.
-Luke..- sussurrai, ma non mi sentí nemmeno. Rimasi ferma accanto alla macchina, senza sapere cosa fare, mentre lui mi superava senza degnarmi di uno sguardo, nemmeno quando fu entrato nella macchina della polizia. Non mi accorsi neppure di quando la sua macchina fu portata via da un agente, ero troppo sconvolta da quello che era appena successo. Sentii gli occhi pizzicare ma non mi preoccupai di nascondere le lacrime che presero a rigarmi le guance.
Mi ero ritrovata sola in mezzo alla strada, a centinaia di metri da casa mia, senza sapere come tornare a casa e dove mi trovassi. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che Luke fosse stato appena portato via dalla polizia e mi aveva abbandonata lì.
-Tornatene a casa, Soph.- Quella frase continuava a risonarmi nella testa. E come avrei dovuto fare, maledizione? In quel momento avrei solo voluto rimanere lì ferma, a riflettere su cosa mai potesse essere successo.
Mi costrinsi a muovermi da lì dopo un tempo che mi sembró un'eternità, la mente incapace di formulare qualsiasi pensiero, completamente svuotata, il cuore anche.

In teoria non avrei dovuto sentirmi così male, in fondo Luke non mi aveva mai ispirato tanta fiducia, ma ultimamente mi era sembrato più vicino di quanto non lo era solo qualche giorno prima e pensavo avremmo potuto essere qualcosa come... amici? Mi resi conto dell'assurditá della cosa appena la pensai. Io non potevo essere amica di Luke Hemmings, per il semplice fatto che lui era lui e io... io ero solo io. Sfigata per i suoi standard.
E poi Luke Hemmings non aveva amiche. Solo troie scopamiche, certo, e io non lo sarei mai stata. Rabbrividii al solo pensiero. Però sarebbe stato bello essere una sorta di amica di Luke. Ripensai a quei due baci che ci eravamo dati, il modo in cui mi ero sentita, viva ed eccitata. Ogni suo tocco mi mandava in tilt il cervello e non riuscivo a resistere al suo fascino. Questo era preoccupante perché mi rendevo conto che sentimenti del genere no li avevo mai provato per nessun ragazzo. Ma non era possibile che mi stessi innamorando di lui.
Era così sbagliato. Luke era il solito stronzo che si fa tutte senza alcuna emozione vera, non sapeva neppure cosa era l'amore. Non mi meritava affatto, non era giusto per me, neanche un po, e quello che era accaduto quel giorno ne era la prova. Mi venne un nodo allo stomaco al solo ripensarci.

Alla fine, dopo un bel po, ero riuscita a trovare un autobus con cui tornare a casa, ma non ero ancora a riuscita a trovare un motivo del suo arresto. Con quei pensieri in testa scesi dal bus, a qualche isolato da casa, e fui sorpresa dal buio che mi avvolse quando poggiai i piedi sul marciapiede. Guardai l'ora sul cellulare e, accidenti, erano già quasi le sette. Come si era fatto così tardi?? Se mia madre era già a casa mi avrebbe di sicuro uccisa, anche se sarebbe dovuta tornare tardi oggi.
In ogni caso mi affrettai verso casa, quando sentii qualcuno chiamarmi da lontano.
-Soph, ehy, Soph!!-
Il mio cuore perse mille battiti. All'inizio pensai subito a Luke, ma poi riconobbi quella voce calda e leggermente roca...
Mi voltai e vidi una figura alta e scura stagliarsi nella penombra corrermi incontro.
Non era possibile... no, non poteva essere...
-Papà?-

-Papà? -
Sussurrai. -Papà! -
Lo zaino mi scivolò dalla spalla e atterró sul marciapiede. Come poteva essere vero?
Mi si avvicinò, rallentando progressivamente e fermandosi a pochi passi da me. Jeans neri, scarponcini dello stesso colore un po consumati.
Da quella distanza vidi il suo volto. Carnagione scura e capelli castano scuro, leggermente in disordine...
-Calum?- domandai con voce tremante. Calum. Era solo lui. Come avevo potuto confenderlo con mio padre. Mio padre era morto! Portai instintivamete una mano al petto, perché sentivo che lì dentro il mio cuore stava davvero male.
Sentivo salirmi di nuovo le lacrime salirmi agli occhi, ma non avrei pianto di nuovo, e non ora, per mio padre.
-Calum... che ci fai qui?- domandai con voce sofferente.
-Sophie, ho bisogno del tuo aiuto!-
Aveva bisogno del mio aiuto? L'unica che aveva bisogno d'aiuto lì ero io. Ma non importava a nessuno.
-Si tratta di Luke...- continuò. A quel nome spalancai gli occhi. Che c'entrava Luke? -Luke è...-
-È stato arrestato.- conclusi per lui.
Lo vidi accigliarsi leggermente e spalancare gli occhi a sua volta per la sorpresa, ma poi annuì. -Ti prego, devi aiutarmi.- sembrava disperato. A quel punto cominciavo a spaventarmi.
Mi feci convincere da Calum a sederci ad un piccolo bar lì vicino, per farmi raccontare di cosa aveva bisogno, anche se non avevo ancora accettato di aiutarlo. Dopotutto quasi non lo conoscevo.
Neanche Luke lo conosci bene, oppure potresti essertene innamorata. Mi ricordó il mio subconscio, ma allontanai quel pensiero e cercai di concentrarmi su quello che mi stava dicendo Calum.
Se avessi saputo che quella sera non mi avrebbe raccontato neanche la metà dell'oscura verità in cui lui e gli altri erano coinvolti, e avessi potuto immaginare cosa stava succedendo a casa, in quel preciso momento, non sarei restata.
Ma non potevo immaginarlo, non potevo sapere. Non potevo sapere tante cose, allora, e ancora mi chiedo cosa avrei fatto se invece le avessi sapute. Forse le cose non sarebbero andate così catastroficamente da poco più tardi in poi.

Non capii molto delle cose confuse che mi disse Calum, ero troppo provata per concentrarmi bene sulle sue parole. In sostanza mi disse che Luke aveva un problema con i documenti, niente di serio ovviamente, e che Ash e Michael erano andati in commissariato ad aiutarlo ad uscire da lì quanto prima. Fui leggermente sollevata al sapere che Luke non era nei guai come credevo.
Poi Calum mi disse che per quella notte non poteva assolutamente tornare a casa sua e mi scongiuró di farlo dormire da me. Rimasi esterrefatta da una richiesta del genere, e non mi parve affatto una buona idea, ma alla fine decisi di accettare a patto che non si fosse fatto scoprire da mia madre.
-Dio, Soph, non sai quanto ti voglio bene in questo momento- esclamò attirandomi in un abbraccio da orso.
Arrossi immediatamente perché non me l'aspettavo proprio, ma poi sorrisi trovandomi sorprendentemente bene al caldo tra le sue braccia. Quando mi lasciò il rossore tornò sulle mie guance.
Calum sorrise e disse ironicamente (almeno credo)
-Dovvrebbero abbracciarti più spesso, Soph. Sembri una morta di coccole-
Lo guardai storto, ma sorrisi davanti al suo faccino da cucciolo. Era tenero in fondo.
-Se non la smetti ti faccio dormire fuori!- dissi per recuperare un po di buon senso, alzandomi e uscendo dal locale con lui che mi seguiva ridacchiando. Sembrava essere molto più sereno di solo qualche minuto prima. Ero talmente stanca che mi dimenticai persino di chiedergli perché mai non potesse dormire a casa sua. E no, non mi faceva impazzire l'idea di farlo dormire sotto il mio stesso tetto, ma aveva insistito così tanto che non avevo potuto rifiutare di accoglierlo.
Arrivammo a casa mia in pochi minuti. Feci entare Calum in giardino e andai ad aprire la porta lentamente, giusto per assicurarmi che mamma non ci fosse. Accesi la luce del salotto, ma quello che mi ritrovai davanti fu uno spettacolo raccapricciante.

Cure || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora