-Carino!
Carino!
Bellissimo!!
O mio Dio, questo è proprio orribile!
E questo... ha qualcosa che non mi convince....-
-Allora si può sapere perché diavolo li hai comprati!??- dissi spazientita alla mia amica, che stava buttando sul letto tutti i vestiti che aveva comprato meno di un'ora fa. Solo io avevo un'amica che nel giro di 40 minuti riusciva a cambiare opinione da un delirante "Fantasticosissimo!!" ad un disgustato "orribile!!"??
-Comunque grazie per oggi... mi serviva proprio una giornata di shopping! - le dissi vedendo che non aveva minimamente calcolato la domanda di prima.
E anche se in realtà non amassi molto fare shopping con lei, che mi trascinava in ogni singolo negozio shick che vedeva, quel pomeriggio mi era servito per rilassarmi un po e distrarmi. Era da tanto tempo che non passavo del tempo con la mia migliore amica.
A quel punto Marie si fermò per un attimo di guardarsi allo specchio e contemporaneamente staccare il cartellino dei prezzi ad ogni vestito ammassato sul materasso del suo letto, e mi prestò un po d'attenzione. Si sedette vicino a me e mi sorrise.
-Comunque quel vestito è proprio bello, il colore ti dona- aggiunsi indicandola. In quel momento aveva indossato un vestitino color porpora lungo fino a metà coscia che le fasciava il seno in un corpetto stretto da una cinta alta nera.
-Bhe, sarebbe ancora più bello se tu decidessi di venire con me a quella festa...-
-No, te l'ho già detto, non ho intenzione di venirci!!- la interruppi subito, roteando gli occhi davanti al suo millesimo tentativo di convicermi.
Era tutto il giorno che insisteva a cercare di farmi cambiare idea riguardo una festa in discoteca a cui lei teneva molto con alcuni suoi amici, che si sarebbe tenuta quel fine settimana, ma io ero irremovibile.
Non ero mai andata a nessuna festa prima d'allora, neanche di quelle organizzate in patronato che duravano al massimo fino alle undici e mezza di sera, e non avevo alcuna intenzione di passare il mio sabato sera in una discoteca.
Si ok, so che era un po ridicolo e che probabilmente sono esageratamente spaventata da tutto, ma sono fatta così. Non mi piacevano quegli ambienti, che di notte si popolavano di un sacco di ragazzi drogati e in cerca di sesso.
In più Marie non era la compagnia più indicata per queste cose, e mi sarei sentita ancora più a disagio con quei suoi misteriosi amici che non conoscevo perché non avevo mai visto.
Più ci pensavo e più mi convincevo che non era proprio il caso che io andassi a quella festa. Marie mi aveva persino proposto di invitare Alicia se questo mi avesse fatto sentire meglio, ma le avevo subito detto di no, anche perché mi sembrava troppo presto per invitarla ad una festa del genere.
Avevo cercato di esporre le mie ragioni a Marie, ma ogni volta lei si imbronciava e tornava all'attacco dopo qualche minuto.
-Uffa ma perché no!! Ci divertiremo, e conoscerai nuova gente!- frignó.
-Te l'ho già detto mille volte, non ho intenzione di venirci e basta!! E poi lo sai che i miei genitori non mi permetterebbero mai di andare in discoteca con ragazzi che nemmeno conosco!-
Già, ora che ci pensavo c'era anche il problema "mamma" e soprattutto "papà iperprotettivo". Problema che in realtà mi consentiva solo di fornire una scusa in più per non andare.
Marie continuò ancora per qualche minuto, ma poi finalmente capí che non avrei mai cambiato idea e dopo un -sei testarda peggio che un mulo- borbottato, lasciò perdere.
Al che io mi alzai e decisi di tornare a casa perché erano le sei passate e aveva cominciato a farsi buio, in più dovevo ancora finire di scrivere una tesi di filosofia per il giorno dopo.
Ma non riuscii affatto a concentrarmi, neppure per un secondo, così alla fine dovetti arrendermi a scrivere qualche cavolata copiata da vari siti internet.
Mi stesi sul letto a pancia in su, senza neppure la voglia di mettermi il pigiama e infilarmi sotto le coperte.
Non avevo sonno e non sapevo che fare.
Quanto era monotona la mia vita, mi ritrovai così a pensare. Certe volte mi succedeva di non sapere che fare e trovarmi a riflettere su quanto poco valesse la mia esistenza.
Non che mi sentissi particolarmente sfigata, non credevo che timidezza fosse necessariamente indice di essere sfigato. Ma alla mia età tutte le mie coetanee avevano già fatto un sacco di esperienze che per me erano tabù. Avevano dato il primo bacio, avuto un fidanzato, fatto sesso. Già, tutte lo avevano già fatto e io è gia tanto se avevo mai avuto una spece di ragazzo all'età di sette anni.
Mi venne da sorridere al pensiero, ma subito dopo mi venne davvero da piangere. Non ero una brutta ragazza, eppure non piacevo a nessuno. Certo, avevo sempre detto che le mie cosce potevano essere più magre e avrei potuto avere qualche curva in più, ma appena lo facevo notare c'erano da una parte le mie amiche (quelle poche che avevo mai avuto) che mi dicevano "Ma che dici, sei bellissima, sei magrissima e hai un fisico da sballo!" e dall'altra c'era mia madre che mi praticamente urlava che avevo solo sedici anni e avevo ancora tempo per cresecere, cambiare, e diventare ancora più bella.Quei ridicoli e deprimenti pensieri furono interrotti da un fischio proveniente dal mio cellulare. Lo cercai tastando con le mani il piumone rosa su cui ero distesa e quando lo trovai, lo afferrai, lo sbloccai e lessi il messaggio.
Il numero non era salvato in rubrica e mi chiesi subito chi fosse.
20.10
Ciao piccola.
Quasi mi venne un colpo quando lessi quelle due semplici parole, e le miei dita tremavano impercettibilmente quanto andai a digitare la risposta.20.11
Chi sei?
Scrissi rapidamente e premetti il tasto invia.
La risposta non tardò ad arrivare.20.11
Credo che tu sappia chi sia.20.11
Credo di no dato che te l'ho chiesto.
Scrissi.20.12
Ci vediamo domani, Soph.Ma che mi aveva scritta a fare, se poi non mi diceva neanche chi era??E poi come diamine aveva avuto il mio numero, chiunque egli fosse? ?
Ero abbastanza sicura che fosse Hemmings, ma dopotutto poteva essere anche uno stupido scherzo di qualcuno altro. Appoggiai il cellulare sul comodino, intenzionata a non scrivergli ancora perché ero sicura che non mi avrebbe risposto.
Mi infilai sotto le coperte e aspettai che il sonno mi cogliesse, tuttavia ci misi ancora un bel po' prima di riuscire ad addormentarmi.
Quella notte, gli incubi tornarono a farmi visita.Non avevo chiuso occhio la scorsa nottata, e le orribili occhiaie che mi ritrovai la mattina quando mi alzai sembravano urlarlo ai quattro venti.
Arrivata a scuola andai dritta nell'aula di matematica, senza neanche aspettare che Alicia mi raggiungesse.
Non ero neppure sicura che avessimo lezione insieme.
Andai a sedermi nell'ultima fila dell'aula, misi lo zaino sul banco a mo di cuscino e ci poggiai la testa sopra, aspettando l'ingresso dei miei compagni e del professore. Stavo cercando di svegliarmi un po dal mio torpore, ma l'effetto che ottenni fu quello di insonnolirmi ancora di più mentre tenevo gli occhi fissi sul mio banco verdastro. Lo stesso triste colore con cui erani state dipinte le aule della scuola.
Non mi accorsi così quando qualcuno spostò la sedia accanto alla mia e ci si sedette sopra.
-Ciao- mi disse una voce proveniente dal banco vicino al mio, al che io alzai lo sguardo di scatto e lo puntai stupita su quelli del mio vicino di banco.
Occhi scuri, capelli castano scuro con un ciuffo dipinto di biondo, carnagione abbronzata.
-Spero non ti dispiaccia se mi siedo qui, gli altri posti sono occupati.- mi rivolse la parola il ragazzo. Il suo tono di voce non era esattamente amichevole, ma la sua espressione erano simpatici e non mi incutevano più di tanta paura.
-Calum- sussurrai a mezza voce, quasi involontariamente, quando riconobbi quel viso. Era uno della "compagnia" di Luke.
-Calum Hood- ripeté lui, sorridendomi.
-Tu sei Sophie, giusto? Quella su cui ha messo gli occhi il mio amico- aggiunse con una mezza risata.
Rimasi interdetta dalle sue parole e dalla confidenza che si stava prendendo. Intanto la lezione era iniziata, ma io non riuscivo a distogliere gli occhi da Calum. Nonostante fosse uno degli amichetti di Luke non mi sembrava come lui.
Anzi, mi pareva quasi simpatico.
Mi costrinsi a distogliere lo sguardo quando anche lui si girò a guardarmi, e dissi: -Perché Luke ce l'ha con me? Nel senso, cosa vuol dire che mi ha messo gli occhi addosso?-
Era un po' imbarazzante chiederglielo ma volevo approfondire una volta per tutta quella questione.
Lui abbassò lo sguardo, come per cercare delle parole adeguate. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi si decise a rispondermi. -Di sicuro avrai già sentito in giro che Luke è un ragazzo un po'... particolare. Sta con le ragazze per divertimento, perché è abituato ad averne un sacco ai suoi piedi. Cambia ragazza ogni due o tre settimane, e poi le scarica e se ne cerca altre.
Anzi, in realtà non è che le scarica perché di fatto Luke non esce con le ragazze, non si può dire che abbia delle vere e proprie fidanzate.-
-Le usa come se fossero dei giocattoli-
Pensai ad alta voce, interrompendolo.
Lui mi guardò e sorrise di nuovo. Sembrava si stesse prendendo gioco di me, e questo mi infastidí, ma ero decisa a non far cadere l'argomento, quindi lo esortai a continuare, facendo finta di non aver pronunciato le mie ultime parole. Calum si fece serio all'improvviso.
-No. Non è come pensi, Sophie, la sua intenzione non è quella di... usare le ragazze per poi spezzarle il cuore. Magari a volte lo fa ma... non devi pensare che lui sia un play boy senza sentimenti. Ce li ha dei sentimenti, solo non ha mai amato nessuna in modo particolare.
Non ama il concetto stesso di amare.-
Ero sempre più confusa. Calum si accorse della mia espressione spaesata e scosse il capo.
-Non so neanche perché ti sto dicendo queste cose. Luke mi ammazzerebbe se lo venisse a sapere.-
-Non lo scoprirà. La mia bocca è cucita- gli assicurai, passando le dita sulle mie labbra a mo di cerniera.
Passarono altri interminabili minuti e poi Calum mi fissò con interesse, come se stesse cercando di indovinare i miei pensieri.
Poi concluse con un mezzo sorriso: -Luke non è cattivo come sembra. Ma se ne hai la possibilità, stagli lontano.
Mentre se ci sei già vicino ascolta quello che ti dice e... non contraddirlo più di tanto.-
Qualcosa mi diceva che io mi trovavo nel secondo caso.

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Cure || Luke Hemmings
De Todo"Se avessi saputo che quella sera non mi avrebbe raccontato neanche la metà dell'oscura verita in cui lui e gli altri erano coinvolti, e avessi potuto immaginare cosa stava succedendo a casa, in quel preciso momento, non sarei restata. Ma non potevo...