Cap. 1- Radura

969 29 0
                                    

Aprii gli occhi, non sapevo dove mi trovavo. Attorno a me c'era solo il buio. Avevo paura, tremavo, non sapevo dove stavo andando. Solo di una cosa ero abbastanza certa, mi stavo muovendo verso l'alto. Pensavo di essere dentro una specie di ascensore ma non sapevo dove mi stava portando.
Con le ultime forze che avevo mi costrinsi ad alzarmi, avevo poco equilibrio dovuto al movimento veloce e metallico dell'ascensore.
Trovai una scatola, all'interno c'erano delle provviste, cibo, vestiti e utensili da lavoro. Continuai a cercare tra questi ultimi sperando di trovare qualcosa con cui difendermi in caso di pericolo, e infatti trovai un coltellino, era sottile e piccolo, con quello non avrei di sicuro ucciso qualcuno ma bastava per difendersi. Lo misi nella tasca del mio pantalone, vecchio e rovinato.
Vidi una piccola luce provenire dall'alto, guardai sopra di me e all'improvviso l'ascensore si fermò. Non essendo aggrappata a niente l'impatto mi fece perdere l'equilibrio e caddi all'indietro sbattendo la testa contro la scatola delle provviste. Persi i sensi ma prima di svenire del tutto riuscii a sentire delle voci maschili, gridavano, non riuscivo a capire cosa si dicevano e poi buio.

Quando mi risvegliai ero sdraiata su un lettino, il materasso era sottile e scomodo, sopra c'erano delle macchie di sporco. Ero dentro una capanna fatta in legno. Sentendo provenire delle voci dall'esterno, mi sdraiai di nuovo sul lettino facendo finta di stare ancora dormendo.
Entrarono due ragazzi. Uno si avvicinò a me per vedere se stessi bene, e io ne approfittai per puntare il coltellino, che avevo in tasca, alla sua gola. Vidi il ragazzo immobilizzato dalla paura.
<<Aspetta, non ti vogliamo fare del male. Ti prego metti giù il coltello>> Disse il ragazzo dietro di noi. Era magro, abbastanza alto con il capelli biondi e gli occhi marroni. Mentre il ragazzo vicino a me, a cui stavo puntando il coltello, era alto e più muscoloso. Aveva gli occhi chiari e i capelli biondi e corti.
Decisi di lasciarlo andare ma continuare a tenere puntato il coltello verso di loro
<<Chi siete e cosa volete?>> Domandai io ad alta voce.
<<Abbassa il coltello e ti diremo tutto>> Disse uno dei ragazzi. Avevo molta paura ma non sapevo cosa fare quindi mi arresi abbassando l'arma.
<<Mi chiamo Newt e lui è Gally. Te ti ricordi il tuo nome?>> Chiese il ragazzo più magro. Pensai per dei secondi, sforzandomi di ricordare qualcosa ma ogni sforzo era vano.
<<Io non ne ho idea>> Confessai io sperando di non risultare strana o pazza.
<<Tranquilla capita a tutti. Ora Gally ti spiegherà tutto, io devo andare al lavoro>> Detto questo vidi Newt uscire dalla capanna. Avevo paura a stare da sola con lui quindi ripresi, per sicurezza, il coltellino da dove l'avevo lasciato in precedenza. Lui lo notò ma non disse nulla.
<<Perché non mi ricordo niente, neanche il mio nome?>> Ripresi il discorso ancora spaventata.
<<È capitato a tutti noi, tra un giorno o due ti ricorderai il tuo nome. È l'unica cosa che ci lasciano>> disse lui.
<<Lasciano, chi? Chi ci lascia?>> Questa risposta aveva fatto tutto il contrario di tranquillizzarmi, mi aveva solo confusa.
<<Dove siamo?>> Chiesi dopo aver notato che il ragazzo non stava rispondendo alle altre domande.
<<Tranquilla, ti faccio vedere>> Aprì la porta, io uscii e girandomi attorno notai che eravamo in un ampio spazio con altre capanne, un orto, un boschetto e un muro. Il muro era altissimo e girava tutto intorno, ricoperto di muschio ed edera. Non c'èra via d'uscita tranne per una porta che non riuscivo a capire dove portava perché troppo lontana.
<<Questa è la radura, noi viviamo qui, tutto quello che ci serve per sopravvivere è nella scatola>> Spiegò Gally indicando l'ascensore in cui mi trovavo poco fa.
<<L'ascensore?>>
<<Si, l'ascensore. Ogni mese ci portano delle provviste e una nuova recluta, questo mese è toccato a te>> Smisi momentaneamente di fare domande per provare a capire tutto quello che mi era appena stato detto.
<<Ci sono solo tre regole, la prima è che devi fare la tua parte, domani ti faremo fare dei lavori e tu deciderai qual è il migliore per te. Seconda regola, non fare del male agli altri. E la terza, la più importante, mai superare quei muri>> Continuò il suo discorso.
<<Perché cosa c'è dietro ai muri?>> Chiesi io incuriosita
<<Fai troppe domande, pivella>> Disse lui con tono scontroso.
<<Si ti faccio tante domande perché non sto capendo nulla. Perché sono qui? Cosa volete da me?>> Prima che lui potesse rispondere, notai che tre ragazzi erano appena usciti dalle mura.
<<Mi hai appena detto che non si poteva passare, mi dici di fidarmi e poi mi racconti stronzate>>
<<Pivella non devi oltrepassare il muro, è l'unica cosa che devi sapere.>> Potevo notare dal tono della sua voce che si stava arrabbiando si stava arrabbiando.
<<Perché loro possono?>> Domandai, cercando di fermare la confusione nella mia testa.
<<Basta fare domande>> Alzò notevolmente il tono della voce. Vidi un ragazzo arrivare e stoppare la discussione con Gally.
<<Devi essere la nuova pivella, una ragazza, non era mai successo. Io sono Alby il capo della radura>> allungò la mano nella mia direzione e io gliela strinsi un po' esitante. Alby se ne andò e rimasi di nuovo sola con Gally. Nessuno dei due parlava, ci guardavano solo negli occhi con aria di sfida ma poi interruppe il silenzio
<<Per oggi abbiamo finito, se vuoi andarti a riposare puoi farlo. Ogni mese, per l'arrivo del nuovo pivello facciamo una festa, è dopo cena>> Disse lui ancora visibilmente infastidito. Non risposi, mi allontanai, l'unico problema è che non sapevo dove andare.

Un ragazzino si avvicinò a me, era piccolo, paffuto e aveva dei capelli ricci stupendi
<<ciao, io sono Chuck, sono il più piccolo della radura, mi volevo presentare>> disse con la voce tremolante, era in imbarazzo.
<<ciao, io non mi ricordo come mi chiamo>> dissi
<<tranquilla, stai già andando meglio di me, io me la sono fatta addosso tre volte prima che mi liberassero>> quell'affermazione mi fece sorridere.
Non sapendo dove andare restai con Chuck, gli feci molte domande e lui rispose a quasi tutte. Sono stata fortunata a incontrarlo, almeno mi aveva chiarito qualcosa nella testa, restava solo una domanda da fargli:
<<Perché ho visto dei ragazzi uscire dalle mura, anche se Gally mi ha detto che non si può entrare>> chiesi sperando che almeno lui mi desse una risposta
<<Loro sono i velocisti, conoscono il labirinto, sanno come muoversi>> disse
<<Labirinto, hai detto labirinto?>>
<<Io? no>> cercò di rimediare all'errore appena commesso, ma ormai era troppo tardi. Avevo capito benissimo, la dentro c'era un labirinto. Non potendo più chiedere niente a Chuck perché decise che non mi avrebbe più risposto, lasciai perdere.
<<Almeno mi sai dire dove dormirò questa sera?>>
Lui mi portò in una zona con solo amache
<<Dovrai dormire qui insieme a tutti noi>> Ero un po' scocciata, non sapevo cosa dire. Probabilmente quella sera avrei tenuto con me il mio coltellino, non li conoscevo ancora tutti e non sapevo le loro intenzioni. Cercai di non pensarci e arrivò sera.

GALLY- maze runnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora