MOMENTO DI RIFLESSIONE

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Adesso bisogna riflettere su quale sia la differenza tra i vari disturbi del comportamento.
Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è per natura meno grave del Disturbo di Condotta e non comprende l'aggressione a persone o animali, la distruzione di proprietà, di furti e di frode. Ma comprende problemi di umore collerico e irritabile che non sono compresi nel DC.
Il Disturbo da Deficit dell'Attenzione e Iperattività (ADHD) manifesta spesso un comportamento, appunto iperattivo e impulsivo che può essere dirompente, ma a differenza del DC non prevede la violazione di norme sociali o dei diritti altrui.
Il Disturbo Depressivo e Bipolare comprende irritabilità, aggressività e problemi di condotta e possono verificarsi in bambini o adolescenti con Disturbo dell'Umore. Ma le persone con DC presentano significativi problemi di comportamento, aggressivo o non, anche in periodi in cui non vi è un'alterazione dell'umore.
Il Disturbo Esplosivo Intermittente (DEI) presenta, come nel DC, un'elevata percentuale di aggressioni che sono impulsive, non premeditate e non finalizzate al conseguimento di un obiettivo tangibile (denaro, potere o intimidazione). Tuttavia, nel Disturbo di Condotta le stesse cose possono avvenire anche senza aggressività.
Il Disturbo dell'Adattamento è un misto tra l'alterazione della condotta e dell'emotività e viene preso in considerazione solo se i problemi sono clinicamente significativi e non si sviluppano in risposta a un fattore psicosociale stressante.

Dopo aver analizzato le varie diagnosi, è importante sottolineare cosa sia l'educazione: è un processo attraverso il quale vengono trasmessi ai bambini gli abiti culturali di un gruppo della società. Quest'ultima è costituita da istituti sociali naturali quali la famiglia, la tribù, il clan, la nazione ecc..., e da istituti appositamente creati quali le scuole, i collegi, i centri educativi ecc... La riflessione sui problemi e i fenomeni educativi prende il nome di pedagogia. Si definiscono, invece, scienze dell'educazione quelle discipline empiriche che si occupano dei fenomeni, atti e comportamenti educativi (la psicologia, la sociologia, la statistica pedagogica ecc.). Sulla natura e sulle finalità tipiche dell'educazione rientrano gli orientamenti filosofici e culturali, dove l'accento cade sui valori etici, sui contenuti del sapere da imparare e da trasmettere e sulla necessità di promuovere la formazione del soggetto, (la sua autonomia e libertà) attraverso l'integrazione nella società. L'età infantile occupa un posto primario: l'educazione impartita dai genitori forma il bambino e il suo sviluppo ed è, di conseguenza, sollecitata dalle strutture (asili nido) perché prevedono la prima fase di socializzazione prescolastica. Il completamento dello sviluppo educativo del bambino avviene poi nelle scuole, attraverso l'istruzione, la quale impartisce tutte le materie necessarie ad una conoscenza ampia della cultura generale, ma anche e soprattutto a sviluppare degli hobby. Ad oggi, viene spiegato che non si finisce mai di imparare qualcosa e, di fatto, l'educazione continua nell'età adulta nel mondo del lavoro. Inoltre, l'educazione può essere: ambientale, artistica, civica, fisica, all'immagine, musicale, alla salute, sessuale, stradale e tecnica.
L'educazione ambientale consente di suscitare una coscienza delle questioni ecologiche ed etiche, così come dei valori e delle attitudini compatibili allo sviluppo dell'ambiente. È indirizzata allo studio di ambienti naturali nella loro struttura fisica e nella loro funzione, di agenti chimici, fisici e biologici e ai fattori umani, sociali, economici e produttivi che hanno effetti negli ecosistemi e sugli esseri viventi.
L'educazione artistica è concepita come stimolazione dei momenti intuitivi, immaginativi e creativi del bambino e del preadolescente che, attraverso l'uso delle diverse tecniche e dei linguaggi visivi e uditivi (attività pittoriche, grafiche, plastiche e musicali), giungono ad una maturazione completa della personalità.
L'educazione civica prevede la formazione dell'uomo come soggetto responsabile in quanto membro di una comunità. Si fa coincidere con la conoscenza dell'ordinamento politico e giuridico di una determinata comunità, a cui l'allievo viene progressivamente introdotto al fine di poter svolgere una funzione attiva e responsabile nel contesto della vita civile e sociale. Dunque, raccomanda la pratica diretta delle regole della convivenza civile, a cominciare dalla partecipazione degli allievi alla gestione stessa delle attività scolastiche.
L'educazione fisica, intesa come miglioramento e disciplina del proprio strumento corporeo, concerne il potenziamento fisiologico, l'affinamento e l'integrazione degli schemi motori, il consolidamento del carattere, lo sviluppo della socialità e del senso civico e, infine, la conoscenza e la pratica delle attività sportive.
L'educazione all'immagine si pone due direttive principali: l'una è volta a riconoscere e a padroneggiare i linguaggi delle immagini al fine di indirizzare l'attività immaginativa in senso creativo o produttivo; l'altra è diretta a promuovere un controllo culturale e critico sui messaggi visivi veicolati dai mezzi di comunicazione di massa e a tentare una loro selezione e integrazione.
L'educazione musicale è la disciplina che, attraverso l'ascolto e la produzione degli eventi fonici, organizzati e disaggregati, concorre alla formazione psico-affettiva dei ragazzi.
L'educazione alla salute è un'attività volta a far conoscere le condizioni che preservano e favoriscono il benessere funzionale, fisico e mentale, dell'individuo nell'ambiente materiale e sociale di vita.
L'educazione sessuale si è imposta all'attenzione dell'opinione pubblica, sia nelle scuole che nell'ambito sociale di qualsiasi tipo, per sollecitare i ragazzi a imparare a prevenire le malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze indesiderate, attraverso l'uso dei contraccettivi.
L'educazione stradale è indirizzata a far conoscere il comportamento corretto nell'uso dei mezzi di trasporto per evitare effetti negativi quali gli incidenti, l'inquinamento, la congestione del traffico, il consumo eccessivo di carburante e via dicendo. Per ridurre il numero di tali effetti negativi, già da tempo ci si è orientati verso interventi volti a rendere più sicure le strade e i veicoli che su di esse transitano; questi interventi non sono tuttavia sufficienti a risolvere i problemi, in specie quello della sicurezza: mezzi e strade più sicuri possono dare infatti al conducente una percezione di sicurezza tale da indurre comportamenti di guida oggettivamente a rischio (soprattutto l'aumento della velocità). Perciò, è importante insegnare il codice stradale anche nelle scuole da parte degli insegnanti di ed. fisica.
Infine, abbiamo l'educazione tecnica, una materia d'insegnamento obbligatoria nella scuola media, con il compito di valorizzare il lavoro «come esercizio di operatività», oltre alle conoscenze tecniche e tecnologiche. L' istruzione tecnica è intesa alla formazione di periti e tecnici dei diversi settori: commerciale, industriale, agrario, nautico, aeronautico ecc...

È importante però delineare come molto spesso, soprattutto in età adolescenziale, si tende a sovrastare l'educazione imposta dai genitori per puro scopo di apparire autonomi e autorevoli. Ma, soprattutto, per credere di possedere una libertà personale solo se ci si scosta dal forte legame con i genitori. In sostanza, si tende a pensare che l'adulto voglia controllare qualsiasi mossa del figlio perché lo crede troppo piccolo per vivere determinate esperienze e, di conseguenza, disobbedendo ai genitori si ritiene di essere nel giusto. Questo comporta, spesse volte, a snodare il rapporto precedentemente creato con la figura genitoriale e a seguire o a farsi influenzare dal gruppo di coetanei con cui ci si frequenta in maniera negativa.
Ad esempio si inizia a provare la prima sigaretta, poi la prima canna, in casi estremi anche la prima droga, oppure più semplicemente a effettuare atti di bullismo verso i coetanei con un carattere più sensibile e, quindi, a coloro che suppongono di essere nel difetto solo perché si sentono esclusi dagli altri. Il bullismo si può definire come una forma di violenza verbale, fisica e psicologica, ripetuta nel tempo e perpetuata in modo intenzionale da una o più persone (i bulli) nei confronti di una sola (la vittima), al fine di arrecare danno a quest'ultima. Esistono 4 forme di bullismo: diretto, indiretto, cyberbullismo e bullismo psicologico. Si può manifestare in qualsiasi tipo di ambiente pubblico che, dunque, consente di socializzare, come ad esempio nelle scuole, nelle palestre, nei mezzi di trasporto, nei locali. Le motivazioni alla base del bullismo sono diverse, ma molto spesso sono difficili da individuare perché hanno motivazioni di origine profonda. È fondamentale ricordare che la causa di tale comportamento è un sentimento di inadeguatezza percepito proprio dall'autore di certi gesti. Il bullo, infatti, è spesso un soggetto fragile, sofferente e mette in atto tale comportamento come riflesso di questo. I ragazzi lo possono fare per sentirsi potenti e avere un controllo di dominio, per affrontare sentimenti di rabbia o paura repressi, perché hanno pochi amici e li ottengono solo se li hanno dalla propria parte, per affrontare problemi di autostima o di fiducia, infine anche perché possono essere stati essi stessi vittime di bullismo o di violenza. Mentre i ragazzi sono più coinvolti in aggressioni dirette e fisiche, le ragazze feriscono gli altri attraverso la prevaricazione e la violenza psicologica, colpendo così la sfera più intima della persona: diffondendo false voci su qualcuno, rompendo legami di amicizia o promuovendo l'esclusione sociale. I segnali che indicano che un bambino potrebbe essere vittima di bullismo possono essere legati alla presenza di maggiore stress o ansia, come: agitazione, insonnia, disattenzione e scatti d'ira. È possibile, inoltre, che si manifesti il disagio attraverso le somatizzazioni, ossia dei veri e propri sintomi fisici, quali: cefalea, vomito e mal di pancia. A scuola, invece, si può assistere ad un calo improvviso del rendimento ed un impoverimento delle relazioni con i compagni. Essere vittima di bullismo porta con sé delle ripercussioni e dei vissuti psicologici profondi: sono tantissimi infatti i bambini che soffrono in silenzio, stanno male, vivono delusioni o violenze e si tengono tutto dentro, perché non trovano il  coraggio di denunciare l'accaduto per paura o per vergogna. Per contrastare  il bullismo, un primo ruolo chiave può essere quello svolto della famiglia e degli educatori: devono allenare le abilità sociali e relazionali, permettere ai bambini di sviluppare fiducia nelle proprie capacità, rinforzando le loro qualità e aiutandoli ad accettare le loro insicurezze come fatti normali, e condividere un sistema di valori basato sull'ascolto, sul rispetto dell'altro e delle differenze.
Le conseguenze del bullismo psicologico sono gravi: perdita dell'autostima, perdita di fiducia negli altri, isolamento sociale. La vittima ha un vero e proprio terrore di andare a scuola o frequentare luoghi pubblici e può iniziare a manifestare cali dell'umore o addirittura episodi di depressione e disturbi dell'alimentazione. Se non è ben identificata, la sofferenza può condurre la fragile vittima a desiderare di non voler esistere più e porre fine alla sua stessa vita.

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