SINDROME DI COTARD

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Un'altra sindrome che reputo molto particolare è quella di Cotard. Avete presente il film "Synecdoche, New York"? Ebbene, tratta di una storia drammatica: la vita di Caden Cotard, dove il suo cognome rappresenta la malattia stessa. Il protagonista crede di essere morto. La moglie Adele lo abbandona portandosi via la loro figlia Olive. Caden Cotard, regista di teatro, dirige uomini e donne che si sostituiscono per mestiere a personaggi fittizi. Ma la sua ossessiva paura della morte lo spinge a concepire un progetto assai più ambizioso, forse terapeutico nei propositi, ma autodistruttivo nell'infinita, inconcludente esecuzione: attori che interpretano persone reali, cioè lui stesso e i suoi cari, nella vita di ogni giorno; e poi attori che interpretano attori che interpretano lui e i suoi cari; e poi attori che interpretano attori che interpretano attori che interpretano... Vediamo Caden scritturare per la parte di sé stesso un uomo, Sammy, che dice di averlo seguito per vent'anni. Poi vediamo Sammy interpretare Caden mentre dirige un attore, Sammy, nel ruolo di Caden. Il principio di identità è un infinito e sfibrante processo di sostituzione. E quest'ossessione interpretativa, nel tentativo di capire sé stessi e il proprio dolore attraverso qualcun altro e qualcos'altro, naufraga in un delirio narcisistico soffocante.  Crolla lungo vie geometrie cervellotiche senza uscita dove sono presenti malattie inspiegabili, sfaldamenti di ogni tipo di relazione, disfacimento della famiglia, decesso di persone care, vecchiaia, morte, solitudine e sensi di colpa. Il film si lascia morire proprio come l'impossibile creazione di Caden e lui stesso. La spinta drammatica s'avvolge su sé stessa e degrada, la risoluzione è infinitamente rimandata con energie sempre più flebili e la morte è l'unica risposta pensabile contro ogni forza drammaturgica. Questo capolavoro rappresenta a pieno tutte le sensazioni e le emozioni che la persona malata prova e ne soffre talmente tanto da crearsi un'altra vita, che non è reale, solo per sentirsi momentaneamente appagato per poi cadere nuovamente nel buco nero. Questa sindrome è conosciuta anche come delirio nichilista o di negazione. L'espressione "essere morti in vita" descrive quelle persone che perdono la speranza, che si sentono incapaci di esplorare nuovi orizzonti e di trovare nuovi motivi per vivere. Si tratta di percepire sé stessi come soggetti inesistenti, separati dalla realtà o persino morti. Quando una persona affetta da sindrome di Cotard osserva sé stessa, si percepisce come un corpo estraneo, alienato o in stato di decomposizione. Inoltre, pensa che la propria mente e il proprio corpo si trovino su piani esistenziali totalmente diversi: mentre il corpo si frantuma in mille pezzi, il cervello è attivo e dimora in una dimensione distinta. Per cui, il comportamento del soggetto in questione risulta strano e incostante. La malattia fu descritta per la prima volta dal neurologo francese Jules Cotard, il quale aveva una donna in cura convinta di trovarsi in una dimensione a metà tra il paradiso e l'inferno. Non si conoscono tutt'oggi le cause specifiche, ma si sa che sono legate al funzionamento cerebrale, ovvero al mondo in cui il cervello elabora le informazioni e le emozioni. Il soggetto affetto da questa sindrome è in grado di elaborare i dati che riceve dall'ambiente circostante in modo corretto, ma la risposta emotiva che genera non ha per lui né senso né significato. Per quanto riguarda la sintomatologia più tipica, spicca la negazione dell'esistenza, ma possono anche presentarsi allucinazioni, ansia, depressione, deliri e incapacità a relazionarsi con gli altri. I deliri più comuni sono la convinzione di essere immortali, di essere rimasti senza sangue o di sentire vermi sottopelle, perché convinti di trovarsi in stato di putrefazione. A volte, il soggetto prende decisioni come smettere di mangiare e bere. 

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