IL VORTICE DELL'IMMAGINARIO

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In una giornata calda e afosa, tra uno shampoo e l'altro, sciacquo i capelli bagnati sotto la doccia. Il rumore dell'acqua che scorre e della spugna che assorbe il bagnoschiuma si intrecciano fino a formare un suono quasi gradevole, una musica. Così, ascolto la melodia e la simulo canticchiando. Chiudo gli occhi e immagino di essere al microfono accompagnata da un'orchestra sinfonica. La musica è quella blues, come piace a me. Indosso una camicia in raso nera, messa dentro ad una gonna nera a vita alta che arriva fino al ginocchio. Mentre canto e mi muovo, la gonna ruota a ritmo ed i miei tacchi rossi ballano un tip tap rendendosi i protagonisti del palcoscenico. Ma qualcosa rovina il mio sogno facendomi tornare alla realtà. Come quando vedi un pianista pigiare le note giuste, armoniche e rilassanti, ma che d'un tratto preme sulla nota dolente, perché mi accorgo di non essere da sola e il suono è proprio quello di un classico film horror. Non riesco a visualizzare il suo volto, perché ho gli occhi colmi d'acqua, ma so perfettamente che non è un viso gradito. Piano a piano si avvicina a me, io sono immobilizzata dal terrore che questo possa essere il mio ultimo giorno da viva. L'ombra nera adesso è vivida, non in faccia, ma nei suoi gesti: tiene un coltello grande e affilato in una mano, lo agita e lo conficca in ogni parte del mio corpo. Urlo a squarciagola, ma nessuno mi sente. La mia voce non emette un suono, sembra che io non abbia le corde vocali. Ansia, terrore, nausea e svenimento: la mia mano si intorpidisce e scivola lungo il box doccia fino a trovarmi stesa sul pavimento. Respiro faticosamente fino a non sentire più il mio cuore battere. Il sangue è cosparso in tutta la stanza, ma dell'assassino non c'è più nessuna traccia. L'acqua continua a scorrere lungo il sifone, formando un vortice e riaprendosi nello scenario di una bambina, l'occhio di una bambina, colmo di lacrime. Una bambina che riesce ad urlare un nome: Papà. Ma non c'è: lei è completamente da sola, abbandonata alla tristezza. L'angoscia chiude lo scenario con un altro occhio, il mio, dallo sguardo completamente assente. Il vortice è ritornato alla scena iniziale: l'acqua che scorre, ma non c'è più nessun suono. La pressione del coltello è stata come quella dell'ascia nel film di Shining, quando Jack mostra il suo vero essere cercando di rompere la porta con lo scopo di uccidere la moglie. La ripetizione della frantumazione della porta, il legno che cade in mille pezzi addosso a lei, altro non è che la metafora della frustrazione dell'animo colmo di rabbia e dell'animo colmo di paura. Ma non è questo il punto: l'assenza della vista è determinata, in realtà, dalla consapevolezza di sapere chi è, ma non accettare la sua vera natura. Il mio essere stata uccisa corrisponde alla mia volontà stessa di farmi uccidere. Io ho deciso di restare ferma dinanzi al pericolo, perché la mia frustrazione è ancora più profonda di quello che credevo. Lo specchio riflette l'immagine di un corpo che, indicando il vetro si polverizza. Poi vedo me, mi osservo, ma non ho un volto, né un'identità. Chiudo nuovamente gli occhi ed ecco un altro scenario: una coppia di ballerini che danzano componendo il famoso e celebre cigno nero. La donna ha una maschera, un trucco bianco che copre il viso. Lei ondeggia le braccia per simulare il battito di ali del maestoso cigno. Il pubblico applaude, lei si ferma e riprende fiato. Ma l'istinto che è in lei, la fa continuare a volteggiarsi fino allo sfinimento. Quando il corpo cade a terra si smaterializza. Le ali del cigno nero volano in un altro vortice per trasformarsi in un'altra scena ancora: tanti corpi, uno sopra l'altro che formano una piramide. Poi un click, uno scatto e questi corpi diventano delle fotografie. Tutto quello che immagino non è reale, è questo il trucco per chiudere finalmente il vortice. Ma la vera questione è: che cosa è reale? Com'è possibile che io ancora stia scrivendo in questo blog se sono morta? Il mio corpo lo vedo, è un cadavere putrefatto ormai.  Stregoneria? Non credo, ormai questa teoria è stata sorpassata da diversi secoli. Io credo che voi dobbiate riflettere meglio su questa cosa, penso che ancora non abbiate capito a pieno chi io sia. Ponetevi delle domande: chi è la bambina? Chi è il cadavere che giace sul pavimento del bagno? E' una donna o una fanciulla? Chi è l'assassino? Ma, soprattutto, esiste davvero il vortice contenenti quegli scenari? Io sono morta veramente? Trovate una risposta a tutto ciò e, dopo aver riletto tutti i temi che io ho affrontato durante tutto l'anno in questo sito, cercate di fare un collegamento logico.  


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